L´INDECENZA DILAGA
Sono ovviamente lieto che siano stati liberati cinque talebani; e non mi interessa il loro grado e importanza nella guerra (o guerriglia) di liberazione nazionale che conducono. Così come spero che tale movimento mantenga la sua promessa di scatenare l´offensiva di primavera contro le truppe occupanti, e che sia efficace. Anche perché non starei tranquillo di fronte alle voci di imminente attacco (aereo) degli USA, da soli o con Israele, contro l´Iran; tenuto conto che Russia e Cina, in quanto ancora largamente funzionanti nel ruolo di subpotenze su “scala regionale”, non mi sembra siano intenzionate a dare più che un aiuto (molto) sotterraneo e, pubblicamente, di mera facciata e propaganda. L´operazione potrebbe risolversi piuttosto male per gli USA, ma anche finire invece per mettere in ginocchio l´Iran, provocare fenomeni di scollamento interno, adesso non facilmente prevedibili, mettendo in difficoltà l´intero fronte di resistenza agli autentici “Stati canaglia” che agiscono in Medioriente: i due suddetti aggressori appunto. Comunque, questo è un discorso che non può essere qui affrontato perché richiede ragionamenti più complessi.
Mi interessava invece porre in luce alcuni sconcertanti aspetti della vicenda relativa alla liberazione del giornalista di Repubblica. Intanto, il dilettantismo dimostrato dal nostro Governo e dal nostro Ministro degli Esteri, di cui si continuano a dire, da certe parti, meraviglie, mentre è – come già dimostrato all´epoca dell´aggressione alla Jugoslavia – un arrogante meschino; al massimo, il classico “orbo che è Re nella terra dei ciechi”. Sono contento che si siano creati dissapori tra Usa e Italia; nulla di meglio per incrinare il fronte degli aggressori in Afghanistan. Tuttavia il nostro paese, governato dalla “sinistra” (ivi compresa la più “estrema”), non dà alcun affidamento per una reale opposizione a quella aggressione da parte di una Nato asservita al paese dominante. Per ben due volte, fonti ministeriali spagnole hanno rivelato che loro truppe assieme alle nostre operavano militarmente nel sud dell´Afghanistan, subito smentite dal nostro Governo. Anche la sinistra, dopo il Governo della destra, tenta di accreditare che noi siamo laggiù in missione umanitaria, di pace. C´è bisogno di truppe, di armi, ecc. per compiere tali missioni? A meno che non ci si riferisca alla “pace eterna” degli afgani uccisi.
La realtà è che gli italiani partecipano alla guerra – così come, durante l´aggressione alla Jugoslavia, partecipavano a pieno titolo ai bombardamenti (dichiarazioni del nostro comandante dell´aviazione dell´epoca) mentre D´Alema, con linguaggio orwelliano (1984), parlava di “difesa integrata” – ma non hanno equipaggiamento e “regole d´ingaggio” adatte all´uopo, per non dare troppo nell´occhio, visti gli equilibri interni alla maggioranza governativa. Ormai, è risaputo che all´estero – quello che “ci guardava sempre” per le corbellerie di Berlusconi – si rinverdisce il ricordo del monarchicobadogliano “8 settembre” (1943). Ri-gira la ben nota barzelletta. Un alto generale della Wehrmacht, dopo aver ricevuto notizia dell´entrata in guerra dell´Italia, afferma preoccupato che ciò potrebbe costare alla Germania una decina di divisioni (da dirottare sul nostro fronte). Gli fanno notare che ha capito male, che l´Italia partecipa alla guerra in qualità di alleata; il generale, sconsolato: “allora ce ne costerà almeno cinquanta”.
Gli italiani “brava gente” – in realtà fra i più turpi massacratori dei popoli, presso i quali vanno sempre in missioni umanitarie o almeno “di civiltà” e “diffusione della cultura” (in segreto, posso confidare che i cinque talebani sono stato liberati per concordare una tournée di Benigni a leggere “La Divina Commedia”) – sono fatti così: non sanno rifiutarsi al vassallaggio verso il Signore feudale di turno, ma poi confondono gli scudi con i coperchi delle pentole e gli elmi con gli scolapasta. Che la guerra – anche quando la si fa dalla parte totalmente sbagliata – sia una cosa terribilmente seria, da lasciar fare alle persone serie, di questo chi ci governa non vuol convincersi.
In questo caso, c´è stata poca serietà e poca umanità, unite come gemelli siamesi secondo la nostra più spiccata abitudine. Gli Usa manifestano il loro disappunto per come è andata la trattativa; diplomaticamente, come sempre in questi casi onde non accentuare lo scontro, fanno fare questa dichiarazione ad una “fonte anonima”. Spettava al nostro Ministro degli Esteri, secondo il copione di questa recita, rispondere che non si possono accettare critiche da fonte anonima; e tutto moriva lì. Ma il “furbacchione”, che non è così intelligente come lo si vuol far passare, e soprattutto è fatuo e vanesio peggio di un playboy – per cui ha accreditato per mesi la favola di un rapporto privilegiato e quasi “affettuoso” tra lui e la Rice (“bye-bye Condy”) – ha voluto strafare, affermando che tra lui e il “secondo uomo”, quanto a potere, dell´Amministrazione Bush non vi era stato alcun malinteso durante l´incontro del giorno (o due) precedente; anzi si era manifestato pieno accordo.
A questo punto, ogni regola diplomatica viene violata, e la fonte anonima diventa la Rice in persona che lo smentisce, sostenendo con durezza che durante il colloquio non era stata minimamente messa al corrente delle modalità della trattativa (cioè della liberazione di cinque “pericolosi terroristi”). Mente spudoratamente, perché nessuna persona, con un encefalogramma normale, crederà mai alla favola di un Governo fantoccio, come quello afgano, che fa un piacere al vassallo senza che il Signore lo sappia. E´ tutto da ridere. Tuttavia, al nostro “playboy” toccherà incassare, dimostrare sorpresa e disappunto, guardandosi però bene dal dire che gli USA sapevano tutto e hanno chiuso un occhio, salvo riaprirli tutti e due a faccenda conclusa. E ha dovuto ingoiare dagli USA, come un bambino sgridato dalla mamma, un “che non accada mai più!”. L´”affettuosa” Rice gli ha insegnato chi è il padrone e chi il servo e con quali modalità il secondo deve utilizzare la diplomazia senza “turbare” il primo. Volete il vostro giornalista libero a tutti i costi per i vostri bisogni interni di maggioranza divisa e traballante? Allora accettate questa “recita”: noi chiudiamo un occhio e poi vi picchiamo sulle mani e vi sconfessiamo, sperando – magari, fra le altre cose – che questo vi spinga ad un maggior impegno futuro in Afghanistan, convincendo i vostri recalcitranti “sinistri estremisti” (o sostituendoli con l´UDC che smania per avere l´occasione di seguire Follini).
Qui va però fatto anche il discorso umanitario. Mi dispiace, ma fa schifo vedere la sola gioia (sacrosanta) per la liberazione del giornalista, senza una parola di compianto per l´autista ucciso e l´interprete non rilasciato. Anche il “mitico” Strada, almeno nel servizio mostrato in TV, abbracciava tutto felice Mastrogiacomo e continuava a dire “bravo, bravo” (bravo in che cosa?). Comunque, lecita la felicità per lo scampato
pericolo, che deve essere stato indubbiamente terribile. E´ tutto più che comprensibile e “umano”. Però un po´ di amarezza per i due “non uomini bianchi occidentali” trattati assai diversamente, si poteva “umanamente” manifestare (perfino per semplice furbizia; con magari un pizzico di pudore). Questa sinistra fa finta di essere per i diseredati, per i diversi, per gli extracomunitari; vuol dare loro il voto (per puri motivi di “bottega”, evidentemente). Poi, al momento opportuno, dimostra che due afgani sono niente mentre uno dei “nostri” è “merce pregiata” da salvare comunque. Nemmeno ci si attiva per recuperare anche soltanto il cadavere dell´ucciso onde consegnarlo ai parenti; dell´interprete si dice che la sua liberazione era negli accordi e che questi sono stati violati, ma poi l´ebbrezza del successo conseguito nel liberare solo il nostro supera ogni altro aspetto di decenza. Non è un bello spettacolo, proprio no. Questa non è una “civiltà superiore”, è una umanità scesa ormai agli inferi del disprezzo per una effettiva eguaglianza tra tutti gli individui, senza creare la serie A e quella B (e anche la C e via via in giù). Si predica l´eguaglianza, ma è semplice ipocrisia, pari solo alla vigliaccheria.
Passiamo oltre, ma con un bel po´ di nausea. Non conviene a nessuno fare l´”uomo di mondo”, il cinico da strapazzo. Si deve essere lucidi anche nell´indignazione, ragionare anche quando si insulta (perché un ceto politico e giornalistico come quello oggi esistente non si può non insultare). Mi fanno ridere i filosofi dell´Uomo, non capisco mai se siano sinceri o manifestino semplicemente il desiderio di scrivere letteratura “commovente”. L´uomo è la più bassa delle forme animali; non credo siano mai trascorse 24 ore, in tutta la storia dell´umanità, senza una qualche “allegra uccisione” di masse, più o meno numerose, di questi “strani” animali, che impiegano il 10% del loro tempo (a voler essere ottimisti) a dare il meglio di sé, e il tempo restante a dare il peggio del peggio. Tuttavia, non dobbiamo essere cinici, alzare le spalle e dire “tanto il mondo va così”. Dobbiamo essere cattivi, cattivissimi, questo si, disprezzando i “buonisti” che fingono gli “afflati umani” come i “baciapile” fingono di essere religiosi.
Non mi unisco quindi al coro degli entusiasti e felici per la liberazione di Mastrogiacomo; non desideravo fosse ucciso e sono certo soddisfatto che si sia salvato, ma nulla più che soddisfatto, e senza manifestare nei suoi confronti alcuna stima particolare, perché mi aspettavo, almeno per decoro, una parola di amarezza per i meno fortunati, per quelli per i quali ci si è ben guardati dal trattare seriamente; nemmeno, lo ripeto, per farsi tornare il cadavere di un afgano da rendere a chi voleva semplicemente onorarne le spoglie. Una vicenda squallida, che è il paradigma di un´intera classe dirigente (perché certo il giornalista è più scusabile, dati i momenti tremendi, da incubo, che ha passato). Quello che impressiona, infatti – anche con riguardo alla ben nota “vallettopoli”, agli “infortuni” di Lapo, e via dicendo – è l´immagine di un ceto politico, economico, massmediologico, ecc. assolutamente indecente, volgare, senza alcun riserbo e dignità. Solo ipocrita, ma “impunito”, composto o di “paraculi” o di “padroni” incapaci e indegni di comandare. Eppure siamo “sotto” questi senza tanto protestare; che stiano al Governo o alla opposizione. Un destino veramente infame, ma anche per noi assai poco dignitoso! Siamo tutti “paraculi”?
23 marzo