LA "BELLEZZA DELLA RAGIONE"
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Ho chiesto di inserire un paio di editoriali scritti da Bellone su Le Scienze (il secondo si intitola “La bellezza della ragione”). Ho letto molto in vita mia di scienze, in particolare di fisica, ma non esito a definirmi un ignorante in materia. Non mi metto quindi a dare giudizi in merito a quanto dice l’editorialista. Tuttavia, ritengo l’Italia un paese ancora pregno di cupo spirito antiscientifico. Non è mia intenzione discutere se ciò è retaggio del predominio crociano (e gentiliano) nella nostra cultura. Non mi interessa. Nutro semplicemente la convinzione, e da sempre, che siamo molto in arretrato per quanto concerne la scienza. Quindi, secondo me, il blog deve, quando può, andare controcorrente: comunque e sempre. Probabilmente, non controllando questa materia, cadremo a volte in errori o ingenuità; preferisco simile rischio piuttosto che tollerare le sbrodolature contro la sedicente “tecnoscienza”, contro lo “scientismo”, ecc. Ritengo indegno, tanto per fare un esempio, qualsiasi cedimento a chiacchieroni sull’Etica contrapposta alla scienza.
Non voglio nemmeno cadere nell’ingenuità, e anche arroganza, di coloro che credono, brandendo l’arma della scienza, di combattere magari contro la fede religiosa; mi sembra patetico un certo ateismo “militante” e, molto spesso, anche il semplice spirito detto laico. Non è con questo spirito che ritengo doveroso battersi per un rinvigorimento dell’atteggiamento filo-scientifico; questa battaglia è necessaria soprattutto in Italia proprio perché è un paese arretrato in tal senso, e solo perché è così arretrato. Se invece esistesse la situazione esattamente contraria, sarei per smorzare certi eccessivi entusiasmi filo-scientifici.
Le considerazioni di Bellone, nell’insieme, mi sembrano equilibrate. Tuttavia, in merito a quanto egli ci riferisce nell’ultima parte del secondo editoriale sulla “fine” della Cosmologia, a me pare che, se “questo è l’esito prevedibile delle nostre attuali conoscenze sull’evoluzione della materia su grande scala”, è certo lecito nutrire un qualche orgoglio per le capacità della nostra ragione, la quale però ci indica anche chiaramente i suoi limiti, l’orizzonte oltre il quale non riuscirà ad andare. E mi sembra, da profano, che non si tratti di bazzecole se veramente sparirà ogni traccia del big bang (ma allora, giacché non credo sia assodato e certo che ci sia stato, ciò significa che non si potrà mai più sapere, e nemmeno supporre in base a “prove indiziarie”, se c’è stato oppure no). Inoltre, se “fra qualche miliardo di anni” – non penso che esisteremo ancora a quell’epoca, ma in effetti tale fatto non è decisivo dato che si tratta di questione indecidibile e che comunque non inficia la semplice previsione (se poi si avvererà o meno è “nelle mani di Dio”) – non si “riuscirà più a scorgere le galassie esterne alla nostra in quanto esse si troveranno oltre l’orizzonte degli eventi” (per l’accelerazione del movimento di allontanamento delle galassie fra loro) e dunque si sarà solo “in grado di contemplare un solo raggruppamento di stelle statico entro un immenso spazio vuoto”, non mi sembra francamente che la prospettiva sia esaltante e consolante.
Naturalmente, per il momento posso ben accontentarmi della compagnia di mia moglie, degli amici e dei gatti e tartarughe, e non preoccuparmi troppo della solitudine negli “infiniti spazi”. Certamente, non metto in dubbio che tutto quanto sta facendo la scienza è comunque un successo della ragione applicata in tale settore; ed è infatti per questo che sono favorevole allo spirito scientifico e contrario ai chiacchieroni a vuoto che sparano
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c…..te immani sulla “tecnoscienza” e i suoi dannosi effetti. Tuttavia, non mi esalterei di fronte alla “bellezza della ragione”; anzi non la trovo nemmeno particolarmente bella. Non voglio nemmeno finire nella “scommessa di Pascal”, pur se essa è del tutto comprensibile (e ancor più lo diventa proprio in base a quanto ci suggerisce la fisica odierna, stando alle parole di Bellone).
Semplicemente ritengo che si debba accettare quanto ci dice la ragione scientifica – e sono favorevole a che la si incrementi sempre più invece di rifugiarsi nelle fantasie e nelle false consolazioni di certi vaniloqui detti “filosofici” – con lo stesso spirito del comandante di un esercito che, vedendo avanzare forze nemiche preponderanti che gli hanno ormai tagliato ogni possibilità di scampo, accetta la battaglia invece di arrendersi strisciando per terra e piagnucolando pietà. Gli antiscientisti, i critici della “tecnoscienza”, sono esattamente questi piagnucolosi; e andrebbero messi alla gogna. Tuttavia, non mi sembra proprio il caso di esaltarsi alla “bellezza della ragione”; semmai accettiamo “virilmente” (si può ancora usare tale termine o è politicamente scorretto?) la nostra disperata condizione di “sperduti nello spazio” che, per di più, hanno la ragione per rendersi ben bene conto di questo loro tragico destino.
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