LA CASTA CI COSTA E CI STROZZA
La casta ci costa, è vero. Ma quel che spendiamo sarebbe tollerabile se essa svolgesse i propri compiti, ottenendo risultati per il bene di tutti. Le autoblu, i voli di Stato, i biglietti dello stadio, le tessere del cinema e le altre esclusive prerogative di lorsignori del Parlamento diventano insopportabili allorché allo stravizio istituzionale si accompagna l’indolenza politica, il menefreghismo di Stato, la presa per i fondelli collettiva ed il tradimento nazionale. Qui siamo messi male, gli italiani annaspano tra le onde della crisi, perdono la voglia di reagire e di rimboccarsi le maniche, vengono schiaffeggiati dalla finanza internazionale, presi a calci nel sedere dagli alleati mondiali, derisi dalle organizzazioni sovranazionali, calpestati dagli organismi comunitari, scippati dei loro affari all’estero mentre i politicanti nostrani non muovono un dito, e se lo muovono è solo per mettercelo negli occhi, onde impedire questo strazio. Tutto ciò rende odiosi i loro immeritati privilegi, perché non sono i benefici in sé a creare malcontento ma il fatto che si abusi della pazienza di un popolo senza contraccambiare con un minimo di impegno e di pragmatismo. Noi pretendiamo che essi sudino sette camicie per tutelare gli interessi della nazione prima di smutandarsi nel bagno turco, reclamiamo che mettano le mani nel fango delle situazioni prima di accomodarsi dalla manicure, che si spezzino le ossa per i nostri bisogni strategici e geopolitici prima di passare dalle massaggiatrici. Per una volta sono d’accordo con l’editoriale di Ferrara, apparso domenica su Il Giornale, non si tratta di moralizzare la politica ma di politicizzare la morale che deve se non combaciare almeno adattarsi agli scopi e alle esigenze della fase. Può o meno piacere, sarà cinico, ma lo richiede la vita (intesa come svolgimento dell’esistenza nell’ambito di una formazione umana organizzata) in questo mondo, il quale funziona secondo dure leggi storiche e sociali, e non secondo i pii desideri dei cattivi preti e profeti affollanti le aule romane. Del resto, proprio quest’ultimi sono i peggiori spergiuri della morale pubblica e privata, salmodianti poco credibili e sempre pronti ad accusare gli altri per nascondere le proprie debolezze, nefandezze e connivenze con i nemici dello Stivale. Dice Ferrara sul punto: “Bisogna realizzare opere pubbliche navigando tra gli appalti, gestire in modo efficiente e competitivo aziende pubbliche assumendosi la responsabilità di nomine e scelte strategiche e pratiche…organizzare forza e consenso nelle istituzioni per stabilire e raggiungere traguardi difficili ma irrinunciabili dando forma a quell’ordine delle cose, a quell’energia della politica, a quella capacità di promuovere idee, persone, competenze, gruppi che si chiama governo di una società complessa. Non basta tenere alta la guardia della legalità e dell’etica, come invocano teppisti e tribuni del circo mediatico-giudiziario. Quelli a sinistra, come a destra, che hanno le mani pulite, non hanno le mani. Sono buoni a nulla che sanno solo inveire contro la “casta”…seguono il trend più becero dell’antipolitica qualunquista, e invece di rimproverare ai partiti di non saper fare più il loro mestiere, di non sapere dare una rotta all’Italia, li dannano se e quando il loro mestiere lo facciano. Per evitare riforme che spazzino via lo spreco dell’acqua pubblica, i guru della decrescita inventano la filosofia dei beni comuni e referendareggiano a vanvera ma con discreto successo demagogico. Per evitare di pagare il doppio dei nostri concorrenti l’energia, che è la ragione non ultima del mancato sviluppo della nostra economia e dunque dell’incapacità di dare un futuro all’esercito dei precari e di risolvere la questione del debito pubblico, non hanno soluzione alcuna: ma vorrebbero l’Eni e l’Enel e Finmeccanica in galera per principio, sono antinuclearisti fondamentalisti alla Greepeace, pensano che il petrolio sia una cosa sporca mentre premono l’acceleratore del Suv sulla strada del week end, o peggio, fanno passerella in bicicletta alla ricerca di un uovo fresco a kilometro zero.” Come dargli torto. E’ facile individuare gli artefici e i sottoscrittori di questo manifesto antipolitico e anti-italiano delineato da Ferrara. Sappiamo chi sono, sappiamo da dove provengono e sappiamo anche che vorrebbero farci affondare. Liberarsi di loro è un dovere, persino civico, per far rinascere la speranza nel Bel Paese. Senza di loro potremo rifondare tutto, dalla morale alla politica, tornando finalmente ad essere quella gente, forte e creativa, che merita un proprio spazio autonomo nella geografia europea e planetaria.