La censura in nome della democrazia, di A. Terrenzio
Che la sinistra italiana fosse entrata in un vicolo cieco, che fosse l’ideologia mainstream ostile a qualsiasi discorso contrastante la narrazione dominante, era cosa ormai nota da tempo e l’abbiamo descritta in tutte le salse, ma e’ da qualche tempo in atto una deriva repressiva di ogni forma di dissenso che sta calpestando i basilari principi costituzionali, fondativi di uno Stato di diritto.
Curiosita’: esattamente come si urla al pericolo della deriva nazista prima di qualsiasi appuntamento elettorale, aumentano repressione del dissenso e disprezzo della volonta’ del corpo elettorale, ad ogni batosta ricevuta dalle forze di sinistra. Ed in tal senso appunto, va letta l’iniziativa della comissione contro l’odio.
Non ultime, le elezioni in Umbria hanno certificato la morte clinica del governo “giallo-fucsia”, dove la coalzione di centro- destra, guidata da Matteo Salvini, ha praticamente asfaltato la candidata del centro-sinistra con 22% di scarto, in una regione dove la sinistra comandava da cinquant’anni.
La batosta elettorale umbra e’ l’”allarme rosso” che ha disposto nuove misure coercitive e restringenti la liberta’ di opinione, capzisiosamente scambiata per “hate speech.” Ovviamente, la condanna dell’odio e della violenza, non valgono se queste sono rivolte alla leader di FdI, vittima di una aggressione verbale senza precedenti, da parte di griffati giornalisti di “Repubblica”, dove l’editorialista Francesco Merlo ha dato il meglio di se’, definendo Giorgia Meloni con sostantivi che vanno dal piu’ leggero “coattina” al piu esplicito “Kapo Laziale”, per tacere degli insulti sessisti sul suo aspetto fisico.
E’ ormai sempre piu’ evidente che i padroni del discorso giornalistico e televisivo, abbiano tutto l’interesse ad alzare il livello della provocazione per crimininalizzare le prevedibili reazioni dell’altra parte.
Anche FB, il principale “social network” usato da un italiano su tre, e operante in regime di monopolio, ha appena censurato la pagina del quotidiano “Il Primato Nazionale” e bannato decine di migliaia di profili collegabili all’area sovranista.
Queste iniziative di repressione della liberta’ di espressione, sono elementi inquivocabili della criminalizzazione del dissenso e il fenomeno, come abbiamo accennato, diventa tanto piu’ pervarsivo, quanto aumenta la spaccatura tra popolo e palazzo.
Con l’avvento dell’arrabbacchio governativo, l’alleanza “monstre” PD-M5S, sta mettendo in atto provvedimenti in materia di lotta all’evasione fiscale, come l’utilizzo obbligatorio del Pos anche per I piccoli commercianti, l’eliminazione del contante e pene severissime per gli avasori oltre i 100 mila Euro, fino a 7-8 anni di cacere. Praticamente chi evade il fisco viene paragonato ad uno stupratore.
Inoltre la nuova manovra economica, prevede un aumento della tassazione su prodotti come merendine e bibite gassate, senza ovviamente sfiorare di striscio, grandi gruppi bancari o multinazionali come Amazon e come appunto Facebook, libere pero’ di applicare la censura a chi non si adegua al verbo dell’ideologia globalista.
Il vero nemico resta quello “interno”
Se il regime di sorveglianza panoptica si fa gradualmente piu’ stringente, non possiamo esimerci dal commentare dei dati che ormai solo conduttori televisivi degni di una Gruber o di un Corrado Formigli possono minimizzare.
La Sinistra italiana, non esiste piu’, o se esiste, e’ parte di un mondo marginale e totalmente scollegato dalla realta’.
Le elezioni in Umbria sono state probabilmente un test che ha avuto il merito di fotografare una realta’ replicabile su scala nazionale: da una parte una classe distante dal paese reale, minoritaria, spesso corrotta ed attaccata alla poltrona, dall’altra, la maggioranza dei cittadini che si riconosce ormai nel semplice “normalismo” (altro che estresmismo!) di una nuova “destra- centro, che perora quello che in ogni Paese non appestato dalla retorica “progre”, sarebbe considereato il minimo sindacale: sicurezza, stop all’immigrazione, abbassamento di un regime di tassazione diventato insostenibile e soprattutto lavoro e dignita’. Ovvio che tale destra “sovranista” abbia facilita’ nell’intercettare lo stato di esasperazione della gente, se ha di fronte la sinistra piu’ stupida e degenerata di sempre.
Dopo il suicidio dei pentastellati ed il probabile tramonto politico di Di Maio, appare abbastanza evidente che a restare in campo sara’ solo il Partito Democratico, che per quanto decimato, rimane una forza politica stabile nel nostro Paese, in grado di condizionare decisioni politiche vitali per la nostra sopravvivenza come Nazione. Proprio in questi giorni si parla di una possibile cessione dell’Eni alla Total e di una fusione del gruppo Fiat con Peugeot, coi francesi al comando. E’ ormai una certezza consolidata che tale partito sia il piu’ nefasto della storia repubblicana e che il suo perdurare al potere sara’ garanzia di svendita a prezzo di saldo dei pochi gioielli che ci rimangono. A proposito di svendite, l’ex Presidente dell’IRI Romano Prodi, in una intervista di qualche giorno fa, ha dichiarato senza un briciolo di vergogna di essere stato costretto da Ciampi a fare le privatizzazioni quale prezzo per entrare nell’UE. Cose di cui noi eravamo gia’ a conoscenza, ma che adesso trovano conferma nello stesso protagonista di quell’ignobile stagione.
Il M5S, dicevamo, e’ ormai un partito in agonia, e contrariamente a cio’ che chi scrive si aspettava, verra’ cannibalizzato sia da Salvini che dal PD, riproponendo la vecchia diade destra-sinistra, seppur declinata nella formula globalisti vs sovranisti.
Per quanto inadeguata ed insufficiente possa essere la proposta sovranista, soprattutto in campo politico-internazionale, rimane necessario sbarazzarsi dei nemici interni. Tali nemici occupano i gangli pricipali del sistema di potere nazionale, a cominciare dal Presidente della Repubblica, legato mani e piedi al Partito dell’antinazione. Il Quirinale resta l’ago della bilancia in grado di equilibrare ogni manovra politica che determini un cambiamento reale nelle scelte politiche del Paese, soprattutto per quanto riguarda il nostro collocamento nell’Ue e nella Alleanza atlantica. Possiamo stare piuttosto certi che tale legislatura durera’ almeno fino alla prossima elezione del PdR, presumibilmente Mario Draghi o Romano Prodi, cosi’ da garantire continuita’ con le politiche di asservimento all’establishemnt europeista.
Non e’ affatto un caso che Giorgia Meloni, subito dopo l’esito delle elezioni regionali, abbia espresso l’urgenza di procedere alle elezione dirette del PdR.
Oltretutto, riprendendo un pensiero espresso da Adriano Scianca, la “destra”, non ha mai saputo bene distiguere il “Governo” dal “Potere”, quest’ultimo spesso coincidente con gli apparati, le lobby, tv pubblica, alta amministrazione di Stato, il cosiddetto “Deep State”, che a partire dalla Sec. Rep., e’ sempre stato saldamente nelle mani dei post-comunisti, occhettiani allora, renziani oggi.
I “sovranisti” devono necessariamente operare un cambiamento nello “Stato profondo” italiano, se vorranno imprimere una svolta alla propria futura azione di governo. Non si potra’ di certo battagliare contro i vari Moscovici e Lagarde, se non si neutralizza’ l’azione di ostruzionismo che tali apparati operano per sabotare ogni cambiamento.
Si annunciano tempi bui per i critici dell’ordine domaniante. Possiamo stare certi che “commissioni” spunteranno come funghi, come quella istituita dalla Cirinna’ col pretesto della “lotta all’omofobia”, ma che in realta’, come quella della Segre, serviranno a spaventare ed indimidire ogni forma di critica alla dittatura del politicamente corretto.