La Cina è vicina 2, di GLG

gianfranco

http://www.ilgiornale.it/redirect/mondo/l-accordo-cina-e-italia-scatena-l-ira-degli-stati-uniti-1668038.html

gli “occhi della guerra” sembravano un po’ diversi dal resto del “Giornale”. Probabilmente lo restano, ma questo articolo sembra scritto da un uno che vuole i “buoni rapporti” con gli USA, cioè in definitiva il sostanziale schieramento a loro favore. Non credo affatto che l’accordo con la Cina modifichi in qualche modo il sistema delle alleanze italiane da quando siamo stati occupati dagli Stati Uniti nel 1945. Apparteniamo pur sempre alla loro sfera d’influenza. Non è l’economia che sposta gli equilibri. Quanto ai servizi spionistici, poche balle per favore: siamo totalmente dipendenti da oltre atlantico. Ma ancor più contano le “teste di ponte” politiche e anche culturali che un paese predominante ha nei paesi che ad esso sono di fatto subordinati. Del resto, pure dal punto di vista economico (e tecnologico) non si venga a raccontare che la Cina ha riequilibrato la nostra dipendenza dagli USA in modo significativo. Semplicemente, l’attuale Amministrazione (trumpiana), che ha il fiato sul collo dell’“altra America”, vorrebbe poter contare pienamente sui cosiddetti “populisti” (e finti “sovranisti”), fra i quali la Lega ha un suo peso specifico. Tale partito infatti è contrario agli accordi con i cinesi, ma deve ancora “abbozzare” per non far cadere adesso il governo, cosa che non gli converrebbe affatto. E non so se basterà attendere le elezioni europee. Il momento più significativo per capire come andrà l’attuale scontro tra schieramenti vari (un po’ in tutto l’“occidente”) è quello delle elezioni presidenziali statunitensi; ma manca un anno e mezzo e sarà pesante per i due schieramenti governativi italiani guardarsi in cagnesco e intanto continuare a “sorridersi”. Una bella scorpacciata di “fiele”; vedremo se resisteranno perché credo che il decisivo momento della verità vi sarà soltanto allora e fino ad allora converrebbe loro tirare avanti. A meno che non appaia sufficientemente chiaro, ancor prima del novembre 2020, se Trump verrà rieletto (grande respiro per i “populisti”) o invece bocciato (occorrerà una rapida riconversione di tale schieramento politico, ma mica facile da attuarsi con qualche successo).