La disoccupazione giovanile nell’Unione Europea
[Traduzione di Conflitti&Strategie da: Youth Unemployment in the European Union | Stratfor]
Sommario
Il problema di affrontare la disoccupazione giovanile si sta facendo strada nell’Unione Europea. Germania e Francia hanno recentemente annunciato piani per contrastare il problema, che colpisce attualmente circa un quarto del blocco della forza lavoro attiva sotto i 24 anni. Le politiche in discussione comprendono le linee guida di riforma previste da Bruxelles e condizioni di credito più convenienti per le piccole e medie imprese nella periferia dell’eurozona.
La messa in atto sarà una sfida chiave per l’Unione Europea se implementerà le linee guida di riforma, e il successo delle linee di credito più convenienti dipende dalle condizioni ad esse connesse. Mentre l’Unione Europea probabilmente impegnerà più risorse per combattere la disoccupazione giovanile, queste politiche avranno un basso impatto, senza riforme strutturali a livello nazionale.
Analisi
Il 28 maggio, il presidente francese Francois Hollande ha annunciato una serie di politiche volte a contrastare la disoccupazione giovanile che saranno discusse durante il prossimo euro-vertice del 27-28 Giugno. Secondo Hollande, l’Unione europea dovrebbe impegnare 6 miliardi di euro (circa 7,7 miliardi di dollari) tra il 2014 e il 2020 per i programmi predisposti a creare posti di lavoro per i giovani – una proposta che è stata prima discussa nel corso di una riunione di febbraio del Consiglio europeo.
Hollande ha parlato anche delle Raccomandazioni di Garanzia per i Giovani, una serie di linee guida dell’UE per assicurare che le persone sotto i 25 anni ricevano una proposta di lavoro, una formazione continua o un apprendistato entro quattro mesi dalla fine degli studi o dalla disoccupazione. Secondo il piano (che i leader dell’UE hanno discusso in aprile), gli Stati membri potranno sostenere la maggior parte del peso finanziario di queste riforme, ma alcuni fondi saranno messi a disposizione attraverso il Fondo Sociale Europeo, del sindacato. Il presidente francese ha inoltre annunciato un ampliamento del programma Erasmus (attraverso il quale gli studenti universitari europei possono studiare all’estero), tra cui più borse di studio per studenti, tirocinanti e docenti.
Il discorso di Hollande è giunto una settimana dopo che i funzionari tedeschi e spagnoli avevano annunciato un piano speciale che inserirebbe 5.000 giovani spagnoli all’anno in apprendistato in Germania o in altri lavori a basso livello. Nel 2012, Madrid e Berlino hanno istituito una task force congiunta che sta studiando come la Spagna possa sviluppare un sistema di formazione professionale simile a quello della Germania. E a metà maggio funzionari tedeschi e portoghesi hanno discusso l’assistenza tecnica della Germania nella creazione di un istituto finanziario progettato per aiutare la crescita economica e la creazione di posti di lavoro in Portogallo.
Il 25 maggio, la stampa tedesca ha fatto trapelare un piano da parte di Berlino per aumentare il credito per le piccole e medie imprese nella periferia della zona euro. Secondo la rivista Der Spiegel, la banca di sviluppo statale tedesca concederebbe prestiti a istituti equivalenti in Spagna, Portogallo e probabilmente Grecia. Mentre l’esatto ammontare dei prestiti non è stato comunicato, i media tedeschi credono che sarà tra 1 e 10 miliardi di euro. Il denaro sarà probabilmente prestato a tassi di interesse bassi per le piccole e medie imprese che lottano per la liquidità al fine di attenuare uno dei principali problemi che le affliggono e di fornire loro – i principali datori di lavoro in Europa – più risorse per la creazione di posti di lavoro.
Il piano evidenzia i tentativi di Berlino di apparire come se stesse compiendo maggiori sforzi per aiutare i paesi in difficoltà, oltre che per migliorare l’immagine della Germania, per contrastare la crescente opposizione alla sua strategia di austerità. E’ anche l’indicazione che Berlino è disponibile a ricorrere ad accordi bilaterali con alcuni paesi della periferia, bypassando il farraginoso processo decisionale a Bruxelles. Il successo del piano, se approvato, sarà legato alle condizioni legate ai prestiti, dal momento che la Germania può chiedere riforme economiche in cambio di credito a basso costo.
La crescente disoccupazione giovanile
L’aumento della disoccupazione giovanile è una delle più rilevanti conseguenze della crisi economica europea. Nel primo trimestre del 2013, secondo Eurostat, sette membri della UE (Irlanda, Grecia, Spagna, Cipro, Portogallo, Italia e Slovacchia) avevano tassi di disoccupazione giovanile sopra il 30 per cento nella fascia di età 15-24 anni, con la Spagna ed il Portogallo con tassi sopra il 50 per cento. La disoccupazione giovanile in Croazia, che è destinata a diventare il ventottesimo membro dell’Unione europea a luglio, è persino superiore al 50 per cento.
La distribuzione della disoccupazione non è uguale all’interno dei paesi. In Spagna, ad esempio, la disoccupazione giovanile ha raggiunto il 62,3% nella regione meridionale dell’Andalusia, nettamente superiore al 40,6% registrato in Navarra nel nord. In Italia, i tassi variano dall’11,6% nella provincia settentrionale di Bolzano al 53,5% nella regione meridionale della Calabria. Tali disparità sono una dimostrazione che, oltre alle divisioni tra il centro e la periferia dell’eurozona, gli stati membri hanno anche notevoli differenze economiche interne.
Le cause della disoccupazione giovanile nell’Ue variano da un paese all’altro, ma ci sono alcuni elementi comuni. A causa della crisi, il mercato del lavoro è diventato più competitivo. La recessione ha colpito maggiormente i giovani rispetto ai lavoratori più anziani, perché i giovani hanno meno titoli e meno esperienza, e le aziende possono più facilmente licenziarli, soprattutto quando lavorano con contratti temporanei. Tra il 2008 ed il 2012, la percentuale di giovani con contratti temporanei è passata dal 40,2 al 42,2% nell’Unione Europea. Al contrario, solo l’11% dei lavoratori sopra i 25 anni rientrano in tali contratti. Con più del 60%, la Polonia e la Spagna hanno i più alti tassi di giovani lavoratori con contratti temporanei.
Il problema è aggravato dalla rigidità del settore del lavoro in molti paesi europei. In particolare nella periferia della zona euro, i mercati del lavoro nazionali sono esposti alla concorrenza dei bassi salari delle economie emergenti. In molti casi, i salari minimi sono stabiliti dalla legge, minando in tal modo la competitività.
In alcuni paesi, il sistema di istruzione svolge un ruolo significativo. Spagna e Portogallo hanno il secondo ed il terzo più alto tasso di abbandono (persone di età compresa tra i 18 e i 24 anni che non sono andati oltre il primo livello di istruzione secondaria e non sono coinvolti in una ulteriore formazione) nell’Unione Europea. Abbandonare la scuola prima di completare l’istruzione superiore ostacola la transizione al mondo del lavoro e ha un persistente impatto dannoso sulle carriere. In Spagna, il tasso di disoccupazione dei giovani meno istruiti è cresciuto di 30 punti percentuali tra il 2007 ed il 2010 – 15,3 punti percentuali in più rispetto al tasso di disoccupazione di coloro che hanno completato l’istruzione secondaria e 20,7 punti percentuali in più rispetto a quelli che hanno ottenuto un titolo universitario.
La transizione verso il mercato del lavoro per i giovani è spesso complicata, perché i paesi periferici mancano di sistemi di formazione professionale ben strutturati. Il sistema di formazione professionale duale (noto come apprendistato in Germania e in Austria) riguarda l’istruzione a scuola ed il lavoro pratico all’interno di una società. Questo facilita la mobilità del lavoro e assicura che le competenze che i giovani lavoratori acquisiscono sono adattate alle esigenze del mercato del lavoro.
A causa della crisi occupazionale, molti giovani della periferia europea decidono di emigrare. Altri cercano lavoro nell’economia sommersa, accettando condizioni salariali inferiori e rinunciando ai più elementari diritti di tutela del lavoro. In entrambi i casi, gli Stati perdono entrate fiscali.
Dalla strategia di Lisbona a Europa 2020
L’Unione Europea ha cercato, un decennio fa di affrontare i suoi bassi livelli di produttività e la stagnazione economica con la Strategia di Lisbona, una serie di linee guida dell’UE che avrebbero dovuto essere applicate dagli Stati membri. La sua mancata applicazione ha minato il programma, ed è stato sostituito nel 2010 dalla strategia Europa 2020, che mira a promuovere l’occupazione al 75% della forza lavoro compresa fra 20-64 anni di età, a ridurre i tassi di abbandono a meno del 10% e ridurre la povertà in tutto il continente.
La disoccupazione giovanile è diventata una questione chiave ad un vertice UE di giugno 2012, durante il quale i leader europei hanno approvato un patto per la crescita e l’occupazione sotto la pressione di Hollande. Come parte dell’accordo, l’Unione Europea dovrebbe investire circa 120 miliardi di euro di stimolo economico, tra cui un aumento di 60 miliardi di euro nella capacità di prestito della Banca Europea per gli Investimenti. L’Unione europea ha quindi discusso i piani che ha definito un Pacchetto per l’Occupazione Giovanile nel dicembre del 2012 e un’Iniziativa dell’Occupazione Giovanile nel mese di febbraio 2013.
La maggior parte di questi piani affronta gli stessi problemi. Date le attuali difficoltà di bilancio degli stati e la pressione dell’Ue per ridurre i loro deficit, trovare i finanziamenti per questi programmi è spesso un problema. Allo stesso modo complessa è la questione della ripartizione dei fondi. L’Unione Europea ha a che fare con inefficienze nell’allocazione dei fondi perché la burocrazia (e talvolta la corruzione) nei paesi destinatari spesso mitiga l’impatto dei finanziamenti dell’Unione Europea. L’applicazione rimane un problema significativo, perché l’Unione Europea manca del reale potere di punire i paesi che non seguono le linee guida. Anche quando l’Unione Europea ha un certo potere di esecuzione (come con debito e deficit), le punizioni sono rare. Inoltre, alcune politiche spesso diventano scottanti questioni politiche in casa, poiché gli elettori del nucleo centrale dell’UE in genere non sopportano l’uso del denaro dei contribuenti per finanziare i paesi della periferia.
Mentre le recenti iniziative dell’Unione Europea suggeriscono che vi è una crescente preoccupazione all’interno del blocco per la disoccupazione giovanile, i programmi dell’UE non costituiscono un sostituto per le riforme economiche strutturali. Se applicate, tali misure potrebbero mitigare la crisi occupazionale, ma non avranno successo nel lungo termine senza sostanziali riforme in alcuni Stati membri. La Germania ha attuato una serie di riforme per il settore del lavoro nei primi anni 2000, con un programma che includeva sgravi fiscali oltre che significativi tagli alle pensioni e alle indennità di disoccupazione. Le riforme sono risultate impopolari al momento, ma nel lungo termine hanno contribuito a ridurre la disoccupazione in Germania.
Nel mese di giugno la leadership dell’UE probabilmente impegnerà più risorse per combattere la disoccupazione giovanile, temendo una maggiore instabilità politica e l’opposizione al processo di integrazione europea in diversi paesi. Ma a differenza della crisi del settore bancario e del debito sovrano, non ci sono strumenti che possano essere utilizzati per ridurre rapidamente il problema della disoccupazione. Molti membri dell’UE hanno difficoltà strutturali a integrare i giovani nel mercato del lavoro, e quindi saranno necessarie riforme profonde e di lungo termine per migliorare la produttività della forza lavoro giovanile.