La favola del lupo e dell’orso

RUSSIAN PRESIDENT VLADIMIR PUTIN VISITS CHINA

La disputa Russia-USA sull’Ucraina sembra proprio la favola di Fedro:

Superior stabat lupus, longeque inferior agnus. Tunc fauce improba latro incitatus iurgii causam intulit: “Cur – inquit – turbulentam fecisti mihi aquam bibenti?” Laniger contra timens:
“Qui possum – quaeso – facere quod quereris, lupe? A te decurrit ad meos haustus liquor.”

Il famelico lupo accusa l’agnello di contaminargli la bevuta, benché il canide sia posizionato a monte del torrente mentre l’ovino si sta abbeverando a valle. La Russia non è esattamente una pecorella, magari un orso, ma la situazione è questa. A nessuno piace avere insidie alle porte, soprattutto dopo anni di umiliazioni e ridimensionamenti della propria sfera d’influenza. Ha ragione Putin, sul piano logico, quando sussurra agli USA che loro non gradirebbero avere governi nemici nel giardino di casa. Quando qualche volta è accaduto lo zio Sam ha agito con le solite maniere poco democratiche. Sul piano storico, invece, queste suggestioni significano poco. Chi ha spinta propulsiva si proietta fin dove riesce ad arrivare e ogni posto è buono per mettere tende. La ragione geopolitica si autolegittima perché si fonda sui rapporti di forza e il più potente impone a tutti la sua narrazione, a giustificazione delle sue conquiste e delle sue mire. Il problema è che la narrazione americana, quella di un’era pro domo sua, non combacia più con lo stato di fatto essendo il mondo odierno in fase di trasformazione multipolare. La vecchia casa traballa e nuove costruzioni, basate su progetti alternativi a quelli classici, si profilano all’orizzonte. L’unica a non essersi accorta dei mutamenti in atto è l’Ue la quale dovrebbe trattare con i russi, sulle proprie faccende, senza l’intermediazione di terzi o di organismi militari che esprimono relazioni di sudditanza a paesi extracontinentali. Le criticità ad est sono un problema europeo e le interferenze statunitensi impediscono la ricerca di soluzioni eque per i diretti interessati. L’instabilità gioca a favore di Washington e nega la possibilità di accordi dei principali attori europei, anche separatamente, con Mosca. L’America non ha più nulla da offrire in questo contesto di movimentazioni strategiche che nascono dal multipolarismo, anzi il suo unico interesse è quello di aggiungere contrapposizioni a contrapposizioni per impedire che si saldino cointeressenze per essa urticanti.
Per questo l’America latra contro i russi e al contempo grida al lupo per serrare i suoi alleati, i quali devono mordersi la coda per compiacere il capo branco.
La vicenda Ucraina si risolve agilmente soltanto pesando i fatti interni del vecchio continente e esiliando i disturbi di chi ne è estraneo. Un tempo si faceva così, brutto a dirsi ma vero a riscontrarsi, le vecchie potenze europee sapevano dividersi la posta in palio, con mezzi più o meno pacifici. Poi c’era sempre tempo per una successiva resa dei conti. Oggi, invece, si deve esasperare tutto perché così conviene ai soggiogatori yankees i quali seminano vento per una tempesta che a mala pena li tange.
Quando ci sveglieremo dal nostro torpore più che settantennale?