LA FAVOLA DI RENZOCCHIO E DEL GRILLO SPARLANTE
Grillo e Renzi: dietro il caos il nulla. Mentre tutti si domandano chi ha vinto la coppa streaming tra Renzocchio ed il Grillo parlante, nessuno si accorge che sul gradino più alto del podio svetta raggiante solo l’idiozia.
Immemore dell’esito della storia collodiana, il neo Presidente del Consiglio ha cercato un colloquio impossibile col fri(g)nente arzillo anziché mandarlo subito all’altro mondo, cioè a quel paese di mavaiamoriremmazzati come favola comanda. Avrebbe dovuto incollarlo al muro delle sue contraddizioni, dai computer distrutti prima delle infatuzioni internettare alle palle sesquipedali nelle lavatrici che hanno fatto pulizia unicamente del buon senso e dell’intelligenza. Invece, è rimasto incollato alla sedia a balbettare frasi retoriche con la lingua impastata dei rinsecchiti freschi di nomina.
Il Sindaco d’Italia si è lanciato in un dialogo infattibile che non avrebbe mai potuto concludersi nel verso giusto per l’assoluta intraducibilità di un verso nell’altro. Renzi non conosce il grillesco essendosi allenato, in tutti questi mesi, soprattutto a fare il canto del Gallo, quello che annuncia, come dice Brecht, dai tempi dei tempi, un tradimento. Grillo non comprende nemmeno quello che dice egli stesso, essendo riuscito a saltare negli anni da un’idea a quella contraria, sempre nel tentativo di farci mangiare la foglia ed ingrassare il suo portafogli. Forse il ruolo istituzionale ha costretto Renzocchio a mantenere un contegno al quale il comico sparlante non era tenuto. Ciò non toglie che la scenetta è stata davvero penosa e rappresentativa del livello infimo della nostra classe politica. Roba da fattoria degli animali senza nemmeno l’astuzia dei maiali.
Grillo continuava a ripetere che Renzi è l’uomo delle cricche finanziarie e di quelle bancarie mentre lui è certamente quello dell’inviluppo eco-compatibile e della decrescita (in)felice. L’uno rappresenta i poteri storti e l’altro quelli morti. Forse, il più vicino a De Benedetti è proprio il giullare degli ortotteri che nonostante i fallimenti evidenti ad ogni latitudine prosegue a propugnar le bufale delle energie alternative, dall’eolico al solare. Ne tenga conto Cidibì ché se vuol salvare Sorgenia, il suo galoppino sopraffino è proprio il grillino.
Ma non si badi troppo a questa ennesima buffonata tra gente che finge di accalorarsi per i destini nazionali. La sintesi tra la rottamazione renziana e la rivoluzione pentastellata la farà la solita ambasciata dove questi attori compassati sono di casa.