LA FED PRONTA ALLA GUERRA
I democratici non demordono nel loro impeto di guerra ai trumpiani. La guerra di Janet Yellen attuale presidente della Fed è appena cominciata. Smesse le vesti di colomba ora occupa quella di falco, con l’aumento del costo del denaro; un tentativo di autonomia politica della Fed in contrasto al nuovo segretario del Tesoro voluto da Trump, Steven Minuchin. Quest’ultimo punta a rottamare la riforma finanziaria di Dodd-Frank voluta da Obama. Inoltre gli ulteriori sgravi fiscali promessi dal nuovo presidente possono avere un certo impatto sull’indebitamento a lungo termine. Le misure protezionistiche (sempre secondo Dodd-Frank) imposte da Trump potrebbero far esplodere il debito federale, infiammare l’inflazione e portare ad una frenata sui commerci internazionali con ricadute interne sull’occupazione. Uno scenario devastante per Trump che potrebbe vedere sfumare i 25 milioni di nuovi occupati promessi.
E’ senza fine la campagna anti Trump. Con lacci e laccioli si cerca di impedire il decollo della nuova politica trumpiana. Vedremo se riuscirà nell’intento di portare a termine il suo programma, nelle sue linee più essenziali . Certo è che l’attuale Presidente della Fed, la democratica Janet Yellen, non demorde nel suo antitrumpismo, perché vuole impedire il decollo della nuova fase che si è innestata a livello mondiale con il multipolarismo.
Dalle parti dell’Europa, a rimorchio delle politiche obamiane organizzate dal maggiordomo tedesco, l’infaticabile Mario Draghi deve arrestare il suo Qe (Quantitative easing) per consunzione. Il genio di Draghi ha buttato prima 60 poi 80 miliardi al mese per ottenere una inflazione del 2% che secondo lui avrebbe fatto da innesco ad una mitica crescita della ricchezza di oltre il 3% del Pil. Una beffa che si è prolungata nel tempo che ha visto impoverire inesorabilmente milioni di Italiani ed europei con prezzi fermi, disoccupazione in forte aumento debito alle stelle, sfrangimento del welfare, collassa mento del territorio.
E con ciò va anche in soffitta la cosiddetta “austerità espansiva” un principio tanto caro agli economisti bocconiani. Messo da parte il principio di una svalutazione monetaria, impossibile da farsi se non in presenza di una moneta nazionale, il tutto è rivolto ad una svalutazione interna: bassi salari e alta disoccupazione con l’inevitabile caduta della domanda dei consumi.
Ma l’austerità espansiva non esiste è un ossimoro. Sta solo nella testa malata degli economisti che tendono a giustificare ed avallare qualsiasi soluzione che possa in qualche modo alleviare i malcontenti della popolazione. Come per esempio per la Grecia si tende a parlare dell’uscita dall’euro ma si fa pour parler perché è notorio che la cancellazione del debito greco è impossibile essendo lo stesso debito in mano alla Bce (come credito) e con un programma di assistenza (si fa per dire) fatto di tagli alla spesa sociale ed aumenti delle imposte con una conseguente emergenza umanitaria.
Nonostante questa tragedia gli ambienti politici tedeschi (in particolare il ministro delle finanze Heder) sostiene che gli aiuti devono essere concessi a fronte di un “pegno” o in denaro o in oro o in immobili, insomma la Germania non si fida dei suoi partner.
Ed è alquanto singolare come il tutto si tiene. Come si vuol tenere in vita economie disastrate in nome di un falso europeismo, con una Europa ridotta alla canna del gas, senza alcun fremito di autonomia nei confronti degli Usa. E’ pur vero che i trumpiani sollecitano una sganciamento dall’attuale dirigenza europea ma sarà una battaglia all’ultimo sangue fino a quando l’ultima dirigenza obamiana vorrà essere presente sul territorio di questa disastrata Europa.
GIANNI DUCHINI marzo ’17