LA FINE DELL’EURO di GIANNI DUCHINI – febbraio ’11

L’indecente proposta  del dottor “Sottile” (Amato)  per il prelievo di una tassa sul “Patrimonio” nei confronti di Venti milioni di italiani, per un modico importo di 30 mila euro cadauno, ricorda  un’altra  patrimoniale fatta dallo stesso, come Presidente del  Consiglio del lontano ’92, quando in una sola notte aspirò dalle tasche dei risparmiatori italiani qualcosa come 92 mila miliardi di lire.

Si vorrebbe ripetere, un dejà vu  moltiplicato  per  dieci, con il risultato di una cifra imponente di prelievo (600 miliardi di euro) che ridurrebbe il debito pubblico all’80% dell’attuale, entro i vincoli di Maastricht, con l‘azzeramento di ogni  investimento produttivo per le imprese più competitive, e   con l’altrettante e sicura  destinazione finale al sostegno del vorace “Moloch” della “GF&ID” (GRANDE FINANZA e INDUSTRIA DECOTTA) sostenuta ad oltranza daglischerani della spesa pubblica, finalizzata al di fuori di ogni  sostegno della competizione industriale.

Il banchiere cattolico Bazoli, schierato per una tassazione sulla patrimoniale, per il tramite “Corriere della Sera”,  rappresenta la punta di lancia di una parte dell’establishment finanziario alternativo ad un altro,  che si attesta sulla vendita del patrimonio pubblico insieme alle liberalizzazioni dei servizi pubblici, entrambi,  con l’obbiettivo finale di chiudere il ciclo berlusconiano (durato troppo a lungo) con una grande svolta istituzionale, una realeUnità d’Italia. Un sostanziale  post-berlusconismo da realizzare con l’ambivalente Tremonti – Direttore dell’ agenzia politica statunitense “Aspen”, nonché Ministro –  pronto a trascinare parte dei “berluscones” del Pdl, della Lega, Terzo polo e sinistra, tutti coalizzati dall’allarme  del debito pubblico da abbattere.

Una proposta  che  fa da spalla ad una indecente  opposizione che  la dice lunga sull’indirizzo politico che potrebbe assumere un eventuale governo allargato  agli immarcescibili interessi Usa,  per garantire lo  “statu quo” di un  sistema industriale finanziario legato  ad un ceto medio pubblico  parassitario, tenuto in vita dallo zatterone della Spesa Pubblica, con i suoi addentellati  sindacali e partitici che   potrebbero  ancora  trovare vigore ( i morti che camminano), grazie anche ai piccoli risparmiatori italiani, visti come  reale risorsa  finanziaria. 

Anche se il “granellino” Berlusconi ha reso, finora, meno lineari i diktat della Finanza internazionale  nelle politiche codificate, in stile Fmi-Bce, che puntano sull’osservazione delle regole (indipendentemente dall’incidenza che le stesse regole possono avere in distruzione dell’economia reale) ogni  scenario internazionale  non può non influire su ogni scelta di governo nazionale, dati i  forti interessi dell’insieme del complesso strategico Usa che convergono sull’Europa.

Nel mentre  avanzano i piani di austerità (tagli alle pensioni, riduzione deficit dei bilanci..)  imposti dal governatore della Bce Trichet, nel governo Usa del “Robin Hood” Obama si annunciano forti tagli alla spesa statale, difendendo la riduzione delle tasse ai più ricchi, senza prendere, nel contempo, alcuna misura contro la speculazione finanziaria. Ed in questo cono d’ombra della speculazione finanziaria Usa, l’Europa si trova a varare misure di austerità pesanti per tutta le collettività: una  morsa  Usa tesa a far coincidere gli interessi della sua finanza con la disperata corsa europea a racimolare risorse nazionali – per riempire i buchi del debito pubblico – che ciascun paese  è costretto a pagare per parare  i colpi  di una speculazione, sempre più pesante, sui bilanci delle famiglie europee.

E’ in questo contesto, che “la manina d’Oltreatlantico”  dopo aver puntato su un “Governo Tecnico”  cerca l’ultima spallata al governo Berlusconi con l’infoltimento di nuove  formazioni politiche, nuove truppe d’assalto guidate dagli accreditati  Draghi, Montezemolo, Marchionne…. ; vere spine velenose  poste al fianco della residuale produttività italiana,  con la correttezze delle regole eperciò con il   dominio incontrastato del finanziario sull’economia produttiva, lasciando al Bilancio di ciascuno  Stato(i) gli oneri degli investimenti improduttivi e  delle perdite.

Interessante a questo proposito un articolo dal titolo ”Uno scettro senza Spada”, dell’Ex Ministro Paolo Savona (del governo Ciampi) apparso sul “Messaggero” del 18/11/2010.  Un titolo che richiama un principio fondamentale che preesiste, come condizione, alla credibilità di ciascuna moneta: “Nessun marchingegno finanziario europeo potrà colmare l’assenza di credibilità dovuta a una moneta fiduciaria priva di scettro e di spada, ossia che non promani da un’unione politica vera e propria. I Paesi membri……non si vogliono rendere conto  che quanto più si inaspriscono le regole di governo della finanza pubblica  “per salvare l’euro”, tanto più si accrescono le divergenze intracomunitarie e i sospetti del mercato sulla sostenibilità del sistema monetario europeo…l’euro area cade in una confusione ancora più ampia, di quella in cui si dibattono, l’assetto monetario internazionale e gli scambi mondiali..Nessun sistema moderno regge alla lunga in queste condizioni” . Oltre ad una lettera, dello stesso Savona al direttore del Foglio, in cui  scriveva: “ Entrando nell’Euro….. si è capito che una moneta senza governo non avrebbe funzionato……e fu introdotta una “governance delle regole”, e cioè i parametri di Maastricht e il Patto di Stabilità. Però il meccanismo è fallito… Anche se si  fa finta che il problema non esiste, il cappio europeo si va stringendo attorno al collo dell’Italia. E’ giunto il momento di comprendere che cosa stia effettivamente succedendo …prendendo le necessarie decisioni; compresa quella di esaminare l’opportunità di restare o meno nell’Unione o nella sola euro area, come ha fatto e fa il Regno Unito, gestendo autonomamente tassi di interesse, creazione monetaria e rapporti di cambio”.