La Germania riconosce il genocidio armeno.

genocidio-armeno-1015

genocidio-armeno-1015La Germania riconosce il genocidio armeno che tra il 1915 ed il 1923 determinò la morte di un milione e mezzo di persone. La risoluzione approvata dal Bundenstag ha fatto infuriare la Turchia la quale, non sentendosi colpevole per quelle persecuzioni, ha richiamato il suo ambasciatore da Berlino. Chi ha ragione in questa diatriba che ritorna prepotentemente in auge a distanza di un secolo? La Germania che offre la sua tardiva comprensione (essendo stata all’epoca alleata dei “genocidianti”) agli armeni o la Turchia che respinge le accuse dei “genocidiati” e degli altri che si sono messi in mezzo? Nessuno dei contendenti. Chi nega quegli ammazzamenti mente spudoratamente. Chi versa lacrime di coccodrillo su cadaveri decomposti, dopo tanto tempo, specula immoralmente sulle disgrazie altrui per ragioni tutt’altro che nobili.
Dal mio punto di vista, bisognerebbe smetterla con questa rincorsa verso il riconoscimento o rinnegamento dei crimini contro l’umanità. Si tratta di un pretesto ad uso (geo)politico. Invece di pensare al passato bisognerebbe concentrarsi sul presente e sul futuro. Dovremmo cercare di risolvere, o di ridurre al minimo, i drammi in atto e le stragi in corso che fanno almeno pari e patta con quelle d’antan.
E sarà comunque una fatica di Sisifo che non porterà grandi risultati. Come scriveva Cioran: “L’ora del crimine non suona nello stesso momento per tutti i popoli. Così si spiega il permanere della storia”. Allora, smettiamola con questa “storia delle lacrime” che è pura insincerità. Impariamo dagli americani che non chiedono scusa per nulla. A maggior ragione quando hanno torto marcio. Dall’Indipendenza (ed anche da prima) ad oggi ne hanno ammazzati più loro di tutti gli altri popoli messi insieme. Se gli statunitensi non ammettono gli eccidi commessi, anche gli altri possono evitare di cospargersi il capo di cenere e di accusarsi a vicenda. Così va il mondo, purtroppo. Le nefandezze sono una prerogativa dell’intera specie. Scorre sempre troppo sangue nel mondo, ma è niente in confronto ai fiumi d’ipocrisia generale che vanno ancor più veloci.
Le guerre (con tutto quello che comportano in termini di ingiustizie, massacri, prevaricazioni, ecc. ecc.), sono ineliminabili. Le società umane sono attraversate da un flusso squilibrante che accende costantemente i conflitti creando continue opposizioni tra stati, popoli, gruppi, tribù e singoli individui. Contro ciò possiamo fare ben poco, tuttavia, se vogliamo essere attori della situazione, dobbiamo cercare di comprendere le dinamiche di questi conflitti creando campi di stabilizzazione che ci garantiscano di agire in essi, per quanto in maniera transeunte. Potremmo, invece, fare di più verso la retorica dei diritti umani che eleva a materia di parzialissimi tribunali internazionali determinati delitti ignorandone altri, a seconda di chi controlla gli organismi mondiali e gode di rapporti di forza vantaggiosi che fa valere quando serve. Dunque, sarebbe ora di finirla con questa doppiezza a senso unico. Per queste motivazioni non giustifico i turchi ma li comprendo. Ovviamente, capisco anche gli armeni che, ancora adesso, hanno delle dispute aperte con turchi e turcofoni. Ecco, sarebbe stato meglio se la Germania fosse intervenuta per condannare il recente attacco azero nel Nagorno Karabakh, che potrebbe causare di nuovo molte vittime tra gli armeni, piuttosto che alzare un inutile polverone per questioni ormai lontane. Ovvio che dietro c’è dell’altro…ma noi non ci teniamo a cascare in questi infingimenti strappalacrime.