LA GUERRA PERFETTA, di Max Bonelli

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La guerra perfetta

Sul finire della seconda guerra mondiale, i soldati tedeschi nelle rare pause tra i bombardamenti degli alleati e gli attacchi di sabotaggio che subivano dai partigiani di mezza Europa, avevano l´abitudine di ironizzare sulla guerra. Il più popolare di questi motteggi suonava più o meno così:”la guerra perfetta sarebbe con la logistica americana, l´artiglieria russa, il soldato tedesco e per nemico gli italiani”.

Sintesi spietata e in larga parte immeritata della voglia di combattimento dei nostri nonni o bisnonni nel secondo conflitto mondiale.

Questo motteggio ha fatto il giro del mondo ed accompagnato lo stereotipo

dell´italiano sempre in cerca di sottane e dalla spaghettata facile; ha creato l´immagine di un popolo ben lontano dalle virtù guerriere delle legioni di Cesare.

Qui in in Donbass nel 2015 non condividono questo giudizio. Gli italiani volontari, per quello che può valere la mia piccola statistica personale, combattono prevalentemente per i filo russi. Qui a Lugansk, capitale dell´omonima repubblica, resasi indipendente dopo il golpe di Kiev a prezzo di durissimi combattimenti, incontro ad un caffè italiano due di questi volontari. Entrambi, Spartaco ed Arcangelo,hanno partecipato alla battaglia dell´aeroporto nei primi mesi del 2015.

Sono stati i protagonisti di un accanito scontro nelle ultime fasi della presa del punto strategico. Spartaco, un uomo sui quaranta,  di media statura, solido ma non atletico, capelli rasati a zero ed una parlantina simpatica e sciolta, racconta con gli occhi celesti che si accendono:”eravamo li a metà mattinata, ce li siamo trovati addosso; c´era un T64 e parecchi blindati più la fanteria, 60-70 forse un centinaio; noi eravamo in dieci, due italiani, un sudamericano,uno statunitense di origine russa,  tre volontari russi senza esperienza di guerra e tre del Donbass compreso il comandante. Una piccola legione straniera dell´esercito di DNR”.

Aggiunge Arcangelo, un ragazzo di 25 anni che si accende la sigaretta con un leggero tremito alle mani, il viso regolare, un fisico da corridore:”Il nuovo terminale era già stato preso, ci stavamo assestando sulle nuove posizioni ed a noi ci avevano assegnato una posizione centrale leggermente rientrata rispetto alle ali,in teoria una posizione più tranquilla. Gli ucraini per arrivare a noi dovevano sfilare davanti a un´altra postazione alla nostra sinistra che   poteva osservarli; qualcosa però non ha funzionato nel meccanismo del consolidamento delle posizioni e ci sono piombati addosso a metà mattinata. Il comandante rimase un attimo un po´incerto, sorpreso; Spartaco fu il primo che incominciò a sparare, ma erano tanti a soli 2-300 metri da noi, con i carri che ci bersagliavano; avevamo un solo anticarro e sbagliammo il colpo, i colpi di cannone e di cannoncino dei blindati frantumavano la nostre difese. La mia posizione di tiro fu sventrata da un colpo di cannone , rimasi stordito qualche minuto ma illeso e decidemmo di assestarci sui lati all´interno dell´edificio a presidiare porte e finestre , visto che la parte esposta al nemico era stata frantumata dai colpi dei carri armati.”

“Come avete fatto a resistere non avendo armi anticarro?” , chiedo loro. Mi risponde Spartaco che a stento si tratteneva dal raccontare il suo punto di vista sulla battaglia ”tiravamo sulla fanteria e sui blindati, anche il blindato ha i suoi punti deboli; se lo martelli con la mitragliatrice di calibro 7,62×54, rischia grosso il pilota ed il sistema dei visori. Li abbiamo inchiodati per terra e non riuscivano a seguire il carro che si avvicinava e sparava ma non poteva avanzare troppo senza copertura della fanteria.Certo  è arrivato a superare la posizione e ho riconosciuto la bandiera rosso e nera di Pravy sektor sopra il tank, hanno rischiato grosso anche loro perché la fanteria non li seguiva a causa del nostro fuoco.. Una cannonata ha ucciso il comandante ed io stesso ero ferito ad un piede ed alla tibia, una scheggia me la sono ritrovata nel portafoglio, una visa ha limitato i danni” ride , di una risata sommessa; un uomo coraggioso, è stato l´esempio anche per i volontari russi e si è guadagnato una decorazione per le sue capacità”. Arcangelo continua con lo sguardo nel vuoto: ”siamo andati avanti così fino alle due di notte, con la nostra artiglieria che li bersagliava, noi che ci difendevamo come potevamo tenendo sotto controllo le finestre. Attendevamo una loro irruzione,  avevamo messo la mitragliatrice  puntata davanti alla porta.Il comandante era un bravissimo ragazzo più giovane di me, respirava ancora fino a quando sono arrivati i nostri, poi non ce l´ha fatta; dalla loro parte il grosso dei morti  l´ha fatto l´artiglieria,almeno trenta dei loro sul terreno.Uno dei ragazzi russi aveva il fucile da tiratore scelto con il visore notturno; era lui che faceva da sniper ed osservatore per l´artiglieria. Ogni tanto Spartaco gli dava il cambio”. Spartaco rientra nel discorso”non se l´aspettavano da noi”; ”si è vero” conferma Arcangelo ”ci hanno detto che da voi italiani non ce l´aspettavamo che tenevate così duro in una situazione così disperata”.

Spartaco ed Arcangelo sono stati decorati al valore, su  dieci della squadra tre sono morti, quattro feriti, sono cifre che non lasciano dubbi sulla durezza del combattimento.

Spezzo un po´l´emozione del momento con una serie di micro interviste. Parto con Spartaco.

”Quali sono stati i motivi che ti hanno portato a lasciare il tuo lavoro in Italia e venire qui a migliaia di chilometri di distanza e combattere per un altro popolo?”

  1. ”A dirti la verità a parte gli affetti famigliari non lasciavo molto, il lavoro da

carpentiere l´ho perso qualche anno fa, a causa della concorrenza degli

immigrati.

Il datore di lavoro ad un certo punto mi ha incominciato a dire che non

riusciva più a  darmi gli stessi soldi. Questi arrivano da condizioni di vita

spaventose si accontentano di condividere in una stanza in 4. Poi sono entrato

in una cooperativa  e li per 800 euro a mese che ti ci devi pagare anche i

contributi, fai solo la fame.Avevo una buona esperienza militare di tre anni nei

paracadutisti, un richiamo in Bosnia e così ho provato a cambiar vita. Qui

sentivo che potevano aver bisogno di me. Alla balla che scrivevano sui

giornali italiani che i filorussi sparavano sulle proprie città non ho mai

creduto.Arrivato, ho scoperto la verità che i veri carnefici sono gli Ucraini.”

Pongo la stessa domanda ad Arcangelo.

  1. ”Io sono diversi anni che seguo gli eventi di politica internazionale, dalla crisi

libica per l´esattezza. Quindi ho seguito passo dopo passo l´ingerenza

americana in queste nazioni. Il fatto scatenante per farmi venire qui è

stato l´abbattimento del volo MH17 . Più passavano i giorni e più era chiaro

che era un abbattimento orchestrato per dar la colpa ai russi.Al oltre un anno

da quella tragedia dove son morte 298 persone, non c´è un verdetto ufficiale

da parte dei cinque paesi interessati all´indagine (Olanda, Belgio,

Ucraina,Australia,Malaysia  e 150 documenti secretati). Tutto questo

………si commenta da se. Così  mi sono presentato al centro umanitario a Rostov

a novembre 2014. All´inizio non sapevano cosa farci con me, non parlavo

russo, ma poi mi hanno trovato un posto come mitragliere.

”Delle sofferenze del popolo del Donbass, quali episodi vi hanno colpito di

piu´?

Spartaco riflette un attimo,poi inizia con il suo stile veloce nel parlare.

R: ”sono tanti. Una volta al quartiere dietro l´aeroporto, che è stato bombardato

pesantemente, sono arrivati 2 vecchietti in bicicletta, moglie e marito.

Avevano perso tutto, la casa distrutta, solo macerie, piangevano; di una vita

di lavoro non gli era rimasto più niente. Ma il giorno dopo tornarono a

prendere quelle poche cose che si erano salvate, scherzavano, ridevano.

Sono un popolo forte che non si arrende.”

Arcangelo aggiunge un altro episodio sempre nello stesso villaggio

R:”ad un certo punto ci misero in una casa, migliore delle altre ed ancora non

bombardata; certo, la nostra presenza in teoria aumentava il rischio per

quella casa di prendersi un colpo di obice. Ma la padrona ci trattava bene ci

portava, il the´ e qualche dolce, era gentile nonostante il pericolo dei

bombardamenti”

D:”Cosa ne pensate della politica estera italiana, trovate che ha un certo

margine di autonomia ?

 

Spartaco con la sua foga poco settentrionale prende la parola

R.” Ma quale  autonomia! Noi siamo un cagnolino da compagnia degli

americani. Andiamo contro i nostri interessi a metterci contro la Russia.

Sai quanti ne conosco di imprenditori, piccoli e medi del Nord che sono stati

colpiti dalle sanzioni, volute dagli americani; siamo schiavi nè piu´ nè

meno.”

Arcangelo continua:

 

R.”Poi lo stiamo vedendo con questa ondata di disperati che arriva sulle coste

dei paesi del Mediterraneo; gran parte prodotti collaterali di guerre iniziate

direttamente o indirettamente dagli Stati Uniti con gli italiani, i Greci che ne

pagano le conseguenze.Ci fosse un giornale italiano che fa queste

riflessioni oggettive.. Abbiamo un governo che è la stretta emanazione

del volere di Washington e così da sempre.”

Cosa ne pensate del nascente movimento sovranista ,dell´idea di

superare il concetto di contrapposizione destra sinistra che ha diviso il paese in una latente guerra civile dal 1945 creando una linea di frattura che divide il paese a vantaggio dell´occupante statunitense?

 

Arcangelo risponde con convinzione:

  1. In effetti quando sono venuto qui i miei che per tradizione sono

sempre stati anticomunisti hanno fatto fatica a capire. La Russia era

vista come un paese post-comunista. Qui comunisti combattono

accanto a zaristi senza crearsi troppi problemi. In Italia ci siamo divisi

per bene tutto a vantaggio degli USA che sono i veri padroni.Basta

vedere quello che dicevano i giornali quando un caccia americano

tranciò i cavi della funivivia ed ammazzò 23 persone. Fu impossibile

processare il pilota, siamo nella più completa sottomissione politica e

militare

  1. A me i comunisti non piacciono, in Italia è tutto un magna, magna con

le cooperative rosse. Qui è diverso; i comunisti, anche quelli che

portano la falce e martello sullo scudetto, credono, hanno il santino di

San Giorgio, condividono certi  valori cristiani. Certo in Italia è dura

superare questa contrapposizione tra destra e sinistra, siamo troppo divisi,

dobbiamo cambiare mentalità, diventare ”fratelli d´Italia” e combattere

la schiavitù  cui l´Europa ed in particolare il nostro paese è sottoposto

grazie all´occupazione degli USA con 113 basi e 14.000 soldati sul nostro

territorio.

Mi congedo da loro, sono due uomini semplici e coraggiosi e nello stesso tempo mi hanno dato l’impressione di essere delle brave persone, venute qui in Donbass a combattere un esercito che ha fatto terrorismo contro i civili bombardando quotidianamente i quartieri residenziali delle grandi città nel silenzio assoluto della stampa italiana.

Max Bonelli