LA LOGICA DEL CAZZO(NE)

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Ci vuole una buona dose di pazienza per non scagliarsi con improperi di ogni genere contro certi giornalisti che usano la penna come il bastone di Mosè, non per separare le acque ma per dividere il mondo a metà. Leggendo oggi l’articolo di spalla su Il Giornale, di Paolo Guzzanti, si ha persino la sensazione di trovarsi di fronte al rav redivivo, incaricato da Dio d’illuminare il cammino degli uomini verso la terra promessa, laddove finiscono le angherie degli oppressori ed inizia il regno della giustizia e della libertà. A Guzzanti-Mosè è tutto chiaro, è lapalissiana la differenza tra Bene e male, buoni e cattivi, codardi e coraggiosi. Il discrimine è netto e discende da un inequivocabile principio di-vino, pensarla solo come lui, il rabi de noantri. Appunto, levategli il vino. Mosè-Guzzanti ha parlato:
“L’equidistanza in geometria e il punto più banale; in etica, il più immorale. Equidistanza significa non schierarsi né con lo Stato né con le Brigate rosse, né con la vittima né col carnefice. L’equidistanza è di quelli che «gli ebrei, in fondo, se la sono cercata» ed è sempre l’uscita di sicurezza dei codardi, senza per questo volere escludere gli imbecilli, che hanno le loro necessità. Il caso venezuelano è lampante. E’ un regime autoritario instaurato con una serie colpi di Stato e prepotenze di comunisti narcisisti e incapaci (cosa che spiega alcune affinità elettive) e c’è un popolo che non impugna altre armi che la Costituzione del Venezuela”.
Non siamo enti geometrici e nemmeno enti naturali generici, come ancora sostiene qualche filosofo. Probabilmente, più Figure di merda, lo siamo e ne facciamo. Se un manicheo ubriaco, infatti, mi impone di scegliere tra lo Stato e le Br, tanto per fare un esempio, astenersi dal rispondere e dallo schierarsi non è equidistanza ma sensatezza. Non c’è alcuna scelta da fare, tanto più che la ragion di stato “contiene” le Br, nel senso che il terrorismo spesso è parte integrante della “macchina”. Più che di competizione si parla di manipolazione e infiltrazione. Dunque, non c’è mai (stata) scelta da fare. Molto da capire e da scoprire, questo sì. Un’apertura di orizzonti mentali impossibile da pretendere dai cialtroni che invocano l’etica quando si tratta di storia e di conflittualità sociale. Se il loro Stato fosse stato (mi si perdoni il bisticcio di parole) davvero “etico” adesso sarebbe scomparso, proprio come volevano i comunisti. Avrebbero fatto loro un favore eticizzando le scelte politiche e rinunciando alle opzioni strategiche, che non sono mai morali ma orientate allo scopo di vincere e primeggiare. Lo Stato, con i suoi apparati, è il precipitato del conflitto tra gruppi dominanti e concorrenti nella sfera politica. Non l’oratorio spacciato da Guzzanti. Con lo Stato non ci si schiera, poiché è esso a metterci in schiera con il suo potere coercitivo, sua prerogativa esclusiva.
Il discorso sul bene e sul male è, pertanto, solo fumo ideologico col quale si cerca di saltare a conclusioni già insite nei propri iniziali pregiudizi: “Il caso venezuelano è lampante. E’ un regime autoritario instaurato con una serie colpi di Stato e prepotenze di comunisti narcisisti”. E giù con l’accetta contro tutti i nemici della democrazia. Allora la Russia diventa un caso lampante, la Cina un altro caso lampante, l’Iran, la Siria, la Corea del Nord. Ecc. ecc. Tutti casi lampanti nella testa di chi ha spento la luce nel cervello da lunga pezza.
Ma Guzzanti è senza vergogna e così continua: “Vorremmo aggiungere che chi non ha abbastanza fil di ferro nella spina dorsale da distinguere a occhio nudo il bene dal male non dovrebbe mendicare la fiducia degli elettori. In questi «giorni della merla» siamo equidistanti fra un tiranno da manuale e il manuale dell’etica. Si cerca sempre il punto d’equilibrio e il coraggio è scambiato per turpiloquio e viceversa. Gli equidistanti sono sempre parenti stretti degli assassini”.
Ad occhio nudo il sole gira intorno alla terra e Guzzanti, ad occhio e croce, mi pare proprio che ragioni con quella cosa equidistante dalle palle.