La Nigeria dice che Cina e India costruiranno raffinerie Abuja

(AFP) 15 Aprile 2008
La Cina e l’India si sono accordate per costruire raffinerie in Nigeria, piuttosto che comprare greggio per l’export, ha detto un ufficiale Nigeriano, martedì.
“Ciò che ci ha messo d’accordo con i Cinesi è che avremo una nuova raffineria più ecologica, localizzata nel delta del Niger”, ha detto il capo del Dipartimento delle Risorse Petrolifere della Nigeria, Tony Chukwuemeke, nella capitale federale Abuja.
Le Tre principali compagnie Cinesi operanti in Nigeria – CNPC, Sinopec e CNOOC – “si sono impegnate insieme a rendere disponibile una raffineria”, nella regione meridionale del delta, ha detto Chukwuemeke.
“Non posso dirvi della capacità, ma è vicino ai 450000 barili al giorno”, ha detto. “Siamo solo all’inizio dei colloqui.”
Chukwuemeke ha detto che la Nigeria ha un simile accordo di cooperazione con l’India, per stabilire un’altra raffineria orientata all’export.
L’Indian oil and gas group – ONGC, guidato dal gigante dell’acciaio Mittal, “ha alcuni lotti petroliferi in Nigeria, offshore, e perciò ha richiesto la costruzione di una raffineria in Nigeria”, dice Chukwuemeka.
“Perché gli Indiani, noti per avere le migliori raffinerie nel mondo, non sarebbero felici di replicare la stessa cosa, piuttosto che chiederci di dargli il greggio, per l’India, dove la raffinano?” dice Chukwuemeka.
La Nigeria, oggi, ha quattro raffinerie che recentemente hanno riperso a lavorare, dopo un anno di chiusura, ma sono inadeguate nel soddisfare la demanda per il mercato interno.
Il governo Nigeriano ha dato licenze a 18 nuovi investitori, due anni fa, per costruire altre raffinerie, ma virtualmente tutti essi sono stati riluttanti nell’impegnare le loro risorse nei progetti, per paura delle perdite.
La Nigeria, con una popolazione di circa 140 milioni di abitanti, è il più grande produttore petrolifero dell’Africa, ma dipende dalle importazioni per il consumo interno di carburante.
Traduzione di Alessandro Lattanzio
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La Cina supporta le misure di stabilità del Pakistan Boao, Cina (AFP) 11 Aprile 2008
Il Presidente Cinese Hu Jintao, venerdì, ha detto al suo omologo Pakistano, Pervez Musharraf, che supporta le misure prese dal governo Sud Asiatico, per mantenere la stabilità, riportano i media statali Cinesi.
“La Cina rispetta, comprende e supporta tutte le misure prese dal governo Pakistano per mantenere
la pace e la stabilità interne, e promuovere lo sviluppo economico”, dice Hu, secondo l’agenzia Xinhua.
“La Cina ammira le conquiste fatte dal Presidente Musharraf e dal governo Pakistano nei settori interni e diplomatici, nei passati anni”, avrebbe detto Hu. Hu ha osservato mentre incontrava Musharraf a Sanya, una città nell’isola meridionale Cinese di Hainan. Musharraf ha svolto la visita in Cina durante le sommosse interne, con molti morti provocati dagli scontri tra i suoi supporter e gli oppositori a Karachi.
Le truppe Paramilitari e la polizia sono state schierate nella città portuale del Pakistan, le peggiori violenze che hanno colpito il paese, fin da quando il nuovo governo, ostile a Musharraf, ha vinto le elezioni a Febbraio.
Il Pakistan è il più vecchio alleato della Cina in Asia, che Beijing ha tradizionalmente usato per a controbilanciare l’India, la potenza dominante nella parte meridionale del continente.
Traduzione di Alessandro Lattanzio
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L’Uzbekistan annuncia un programma per un gasdotto con la Cina Tashkent (AFP) 14 Aprile 2008
L’azienda energetica Uzbeka Uzbekneftgas ha formato una joint venture con la CNPC della Cina, per costruire una pipeline che porterà gas dal Turkmenistan alla Cina, ha detto un ufficiale di Uzbekneftgas alla AFP, lunedì.
L’ufficiale, sotto anonimato, ha detto che il Presidente Islam Karimov ha siglato un decreto, la settimana scorsa, che traccia i compiti della joint venture, in cui Beijing e Tashkent avranno eguali parti.
Il piano per l’affamata Cina e gli stati dell’Asia Centrale romperanno il virtuale monopolio della Russia sul transito del gas Turkmeno.
La CNPC ha assicurato, lo scorso luglio, un accordo per l’importazione di gas per 30 anni dal Turkmenistan.
L’operazione Uzbeka-Cinese, denominata Asia Trans Gas, costruirà 530 chilometri di pipeline, dal confine Turkmeno attraverso il territorio Uzbeko, al confine Kazako, da cui andrebbe alla Cina occidentale, riferisce la stampa ufficiale.
Una prima pipeline, inclusa una stazione per compressori, sarà costruita alla fine del 2009 ed una seconda alla fine del 2011.
L’Uzbekistan ha siglato un accordo, l’anno scorso, con la Cina, per costruire una pipeline dalla capacità di 30 miliardi di metri cubi, per trasportare il gas Turkmeno.
Il chiuso vicino dell’Uzbekistan, il Turkmenistan, ha riserve di gas stimate come la 10.ma più grande nel mondo, ma quasi tutte le sue pipeline per l’export, attraversano il territorio Russo limitando, alla leadership Turkmena, le manovre.
Tuttavia la Cina mostra un maggiore appetito per le risorse energetiche dell’Asia Centrale. Gli ufficiali dell’Unione Europea, che sono stati la settimana scorsa in Turkmenistan, hanno stipulato un accordo con il paese, che dovrebbe iniziare le erogazioni all’UE, affermano ufficiali Europei.
Traduzione di Alessandro Lattanzio
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I rivoluzionari del Nepal sono con la Cina David Hoskins 3 Aprile 2008 Workers World
Mentre la Cina si prepara ad ospitare le Olimpiadi del 2008 a Beijing, l’imperialismo USA ed i suoi alleati si sono imbarcati su una campagna concertata per minare l’immagine globale della Cina e la sua abilità nell’ospitare pacificamente le Olimpiadi.
I lavoratori seduti davanti alla loro televisione, vedendo le news notturne, affrontano una contraddizione Orwelliana tra le immagini che appaiono ai loro occhi e i commenti dei giornalisti che riferiscono degli eventi. Le immagini mostrano chiaramente i rivoltosi, molti vestiti da monaci, attaccare motociclisti e tassisti, mentre i negozi vengono bruciati fino alle fondamenta.
L’immagine del pacifico movimento di liberazione Tibetano guidato dal benevolente leader spirituale – il Dalai Lama — si è ben inserito nella coscienza di molti lavoratori nel mondo, particolarmente tra i giovani operai e gli studenti. É una immagine accuratamente preparata. Ma è anche una menzogna.
L’immagine ha aiutato la diffusione della multimilionaria industria del mercato delle T-shirts e della parafernalia “ Free Tibet” e della vendita dei libri del Dalai, che propagandano la sua versione della “pace” e dell’“armonia” del mondo.
La realtà feudale del Tibet era assai differente.
Gary Wilson, del Workers World, ha scritto una dettagliata storia del Tibet:
“Negli anni ‘40, il Tibet era una teocrazia feudale con un ‘papato duale’ — il Dalai Lama ed il Panchen Lama. Dopotutto, il Dalai Lama era considerato superiore nelle questioni politiche.” (“It was no Shangri-la: Hollywood hides Tibet’s true history,” WW, Dec. 4, 1997)
“La grande maggioranza del popolo del Tibet era asservito. Una piccola parte della popolazione, circa il 5 percento, erano schiavi della nobiltà.
“Le donne erano considerate inferiori agli uomini”, riferisce Wilson.
La pena di morte e le frustate erano forme comuni di punizioni, secondo Gorkar Mebon, il sindaco di Lhasa negli anni ‘50.
“Dopo il rovesciamento del feudalesimo Tibetano, nel 1959, i servi aprirono una mostra sugli strumenti di tortura usati contro di loro”, dice Wilson.
Il Partito Comunista Cinese guidò la lotta rivoluzionaria per aiutare i Tibetani a liberarsi da tale barbarico servaggio feudale. Il Dalai ed i suoi alleati non hanno mai perdonato il governo Cinese per la liberazione dei Tibetani.
I rivoluzionari del Nepal sono solidali con la Cina
Il movimento rivoluzionario del vicino Nepal, guidato dal Partito Comunista del Nepal (Maoista), ha condotto una lotta eroica, fin dal 1996, contro la brutale monarchia feudale, simile a quella del Tibet pre-rivoluzionario. La similarità delle loro lotte ha dato al CPN(M) una presente prospettiva delle menzogne, violazioni della sovranità e violenze che l’imperialismo ha la volontà di perpetuare contro i movimenti di liberazione.
Con ciò in mente, il CPN(M) ha stilato una dichiarazione di inequivocabile supporto alla Cina di fronte alle violenze sponsorizzate dagli USA, in quel paese. La dichiarazione “condanna fortemente gli incidenti che mettono a rischio la libertà e la sovranità del popolo Cinese.”
Gli USA ei loro alleati imperialisti, supportano una falsa lotta di “liberazione” in Tibet contro il governo Cinese, mentre si oppongono a un autentico movimento rivoluzionario in Nepal contro i residui della autocratica monarchia feudale.
In nessuna istanza l’imperialismo ha avuta una genuina attenzione per la democrazia, libertà o i
diritti umani. Nelle istanze, lo scopo è sabotare l’indipendenza della Cina ed influenzare la regione,
per assicurarsi che la fase rivoluzionaria in Nepal non si diffonda in India, Bangladesh o Bhutan,
così che la proprietà privata e i profitti capitalistici siano protetti contro i legittimi interessi dei popoli oppressi.
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