La nostra dittatura
L’Occidente ha bisogno di un riorientamento gestaltico, come direbbero certi filosofi, più precisamente di guardarsi diversamente da come fa adesso perché si percepisce ciò che non è. A causa dei suoi intellettuali allevati in batterie di pensiero sempre più scadenti e di una casta dell’informazione supina ai poteri dominanti, non siamo più in grado di capire chi siamo. Abbiamo superato quei limiti che consentono un minimo di equilibrio tra come ce la raccontiamo e come è nella realtà. Partiamo da un presupposto necessario. Non siamo migliori degli altri ma possiamo essere sicuramente molto peggio. E nei fatti lo siamo quando non tolleriamo in chi ci sta di fronte proprio quei leggeri difetti che sono la nostra cifra, attuale e passata. Ci narriamo storie come vogliamo ma non consentiamo che la controparte faccia altrettanto, peraltro con molta meno enfasi. Così siamo diventati incapaci di cogliere quella ineliminabile contraddizione che è il motore della storia. Accusiamo chiunque non sia nella nostra orbita di fare propaganda fingendo di non comprendere che questo è il nostro modo specifico di fare propaganda. Così la verità è diventata la nostra fonte di manipolazione. Addebitiamo a chi ci combatte, spesso con tante ragioni, di portare il terrore in giro per il mondo ma questo è il nostro modo di terrorizzare tutti. Incolpiamo gli altri paesi di non rispettare i diritti umani ma questa è la nostra maniera di violarli tutti esportandoli a suon di bombe. Chiamiamo dittatori quelli che non si sottomettono alla nostra democrazia e li abbattiamo con ogni violenza. La democrazia pertanto è diventata la nostra dittatura sanguinaria. Poi c’è la libertà. Noi, in nome della libertà siamo disposti a imprigionare chiunque. La libertà è allora diventata una gabbia. Dove già esiste la legge portiamo il caos quando non vogliono accettare e non condividono le nostre leggi. Asseriamo e sosteniamo l’autodeterminazione dei popoli, ma esclusivamente di quelli che decidiamo noi. Così l’autodeterminazione è diventata eterodirezione, una maniera per mutilare le patrie a noi recalcitranti. All’opposto neghiamo quegli stessi principi quando violano le nostre pretese egemoniche. Ciò significa che il nostro primo principio è quello di non averne affatto.
Vi porto solo un caso a mo’ di esempio, per farvi comprendere in quale socing siamo ormai inseriti. Una parlamentare europea italiana (non farò il nome perché non vale nulla) esulta quasi ogni giorno per aver fatto annullare incontri di altri italiani che vorrebbero parlare e discutere di guerra al di fuori delle versioni ufficiali. Ecco quello che scrive: “L’evento di disinformazione con contenuti sanzionati di Russia Today in programma il 18 gennaio ad Arezzo è stato annullato”. E così prosegue nella sua idiozia itinerante che spiattella pubblicamente. Non si rende conto costei, oppure se ne rende perfettamente conto ma deve svolgere la sua funzione socialmente deleteria, che sta impedendo ad altri connazionali di esprimere liberamente e democraticamente il proprio pensiero, di manifestare le loro idee. Si dovrebbe garantire questo diritto sempre, se si è sinceri e coerenti, soprattutto quando non si è d’accordo. Quando invece ci si oppone con dei pretesti propagandistici alle parole altrui, cercando di silenziarle, si chiama dittatura. Ecco dov’è la tirannia, più che in Iran o in Russia, dove comunque la cosa non ci riguarda, essa è proprio in casa nostra, anche se la chiamano libertà, democrazia, Occidente. Nulla si avvicina di più al totalitarismo di questi vecchi e nobili concetti ormai snaturati e svuotati dal loro originario contenuto. Aveva ragione Brecht: chi parla del nemico è il nemico.