La Nuova Banca d’Investimento cinese: una profezia prematura

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[Traduzione di Francesco D’Eugenio da: https://www.stratfor.com/weekly/chinas-new-investment-bank-premature-prophecy/Stratfor]

Il 5 aprile scorso l’ex Segretario al Tesoro USA Lawrence Summers ha scritto che questo mese potrebbe essere ricordato come il momento in cui gli Stati Uniti hanno perso il loro ruolo di sottoscrittore del sistema economico globale. Questo commento si riferisce alle circostanze del lancio cinese di una nuova iniziativa, la Banca Asiatica per gli Investimenti Infrastrutturali (Asian Infrastructure Investment Bank, AIIB). Diffidenti verso le ambizioni e l’influenza crescenti della Cina, gli Stati Uniti hanno consigliato ai propri alleati di non partecipare, ma molti lo hanno fatto lo stesso. Il fiasco è stato senz’ombra di dubbio imbarazzante per Washington, ma anche così la profezia di Summers è quantomeno prematura data la situazione.

Per capire il perché, bisogna prima capire su cosa si basa la posizione economica dominante degli Stati Uniti nel mondo. Al culmine della Seconda Guerra Mondiale, il Regno Unito, pesantemente indebitato, firmò l’accordo Affitti e Prestiti, che consegnò le basi navali britanniche agli Stati Uniti in cambio di supporto finanziario. Questo fu l’atto di passaggio dello scettro di superpotenza militare, perché trasferì il controllo degli oceani del mondo agli Stati Uniti. Tre anni più tardi, in un hotel dimesso del New Hampshire, i delegati di ciascuna delle maggiori nazioni alleate passarono tre settimane alla conferenza di Bretton Woods, dove delinearono l’ordine economico post bellico. Ciò che emerse da quel summit fu un sistema monetario basato sul dollaro USA e su due istituzioni nuove, il Fondo Monetario Internazionale, che avrebbe controllato i flussi commerciali, e la Banca Mondiale, che avrebbe aiutato finanziandole le nazioni in via di sviluppo. Entrambe avrebbero avuto sede a Washington, e gli Stati Uniti ereditarono di fatto l’economia mondiale.

Il sistema incentrato sugli Stati Uniti funzionò bene per i 25 anni successivi. Gli Stati Uniti uscirono dalla guerra con l’economia più forte del mondo e, sotto il Piano Marshall, pomparono denaro per ricostruire l’Europa. Ma nel 1971, con gli USA invischiati in una costosa guerra in Vietnam, l’allora presidente Richard Nixon scoprì che secondo il sistema di Bretton Woods, avrebbe potuto pagare il costo della guerra stampando più denaro ed esportando nel resto del mondo l’inflazione risultante. La Francia si oppose, e ne nacque un nuovo sistema di denaro fiat che liberò il dollaro da vincoli espliciti, sebbene mantenesse il suo posto di moneta dominante a livello globale.

Per gli Stati Uniti, la posizione di ragno al centro della tela ha avuto aspetti positivi e negativi. In quanto erede di ciò che l’ex Presidente Francese Valery Giscard d’Estaing definì l’”exorbitant privilege” di controllare la moneta di riserva mondiale, gli Stati Uniti sono diventati il primo consumatore al mondo, in deficit perenne e ammassando un debito sempre più grande grazie alla loro posizione di fornitore mondiale di dollari.

Così gli Stati Uniti e il resto del mondo sono stati legati in un abbraccio simbiotico per molti decenni, nonostante la situazione fiscale dell’America continui a peggiorare. Ma concentrarsi unicamente sulla sua posizione fiscale tralascia il quadro generale.

Nel corso degli scorsi decenni, gli Stati Uniti hanno mantenuto la loro posizione alla guida delle istituzioni finanziarie mondiali. Nel 1966 gli Stati Uniti e il Giappone crearono e stabilirono a Manila una versione regionale della Banca Mondiale – la Banca di Sviluppo Asiatica. Lo stesso anno, Mao Zedong inaugurava la Rivoluzione Culturale, un movimento politico che paralizzò la Cina e la lasciò fuori dagli affari internazionali ancor più di quanto non lo fosse già. Nonostante i cambiamenti intervenuti nel frattempo nella posizione globale della Cina, la sua partecipazione all’interno di istituzioni come la Banca di Sviluppo Asiatica non è aumentata. (La Cina detiene solo un quinto dei voti combinati di Stati Uniti e Giappone, e tutti e nove i presidenti della banca sono stati giapponesi.) Non sorprende certo che la banca sia stata spesso criticata per ruotare troppo attorno agli USA e al Giappone.

La Cina: i prossimi Stati Uniti?

L’arrivo della Cina sulla scena globale potrebbe scuotere lo status quo. Il modello di crescita che Pechino ha seguito dopo le riforme economiche del 1978 è simile a quello del Giappone post-bellico e della Germania del ventunesimo secolo. Mantenendo bassi i costi interni e conservando un bilancio largamente in attivo, la Cina ha accumulato una gigantesca quantità di risparmi (circa 3,8 mila miliardi di dollari). Si trova adesso nel bel mezzo di una grande transizione, col paese che cerca di passare da un modello di risparmi e investimenti a uno basato sui consumi – muovendosi insomma a diventare i prossimi Stati Uniti. Dal punto di vista degli alleati dell’America, la Cina è un paese gigante con un’enorme somma di denaro che potrebbe non riuscire a spendere, e sta cercando di diventare un nuovo e vasto mercato di consumo. Sono evidenti le somiglianze tra la sua posizione attuale e quella degli Stati Uniti nel 1944, quando anche questi avevano un’enorme somma di denaro da spendere. Gli alleati dell’America si stanno riposizionando secondo queste idee, qualunque sarà la reale traiettoria economica della Cina nel prossimo decennio.

Nel frattempo la Cina – con le sue vaste risorse finanziarie e molti progetti regionali in cui spenderle – ha scoperto che l’istituzione regionale in cui avrebbe potuto incanalare questo denaro è stata occupata dagli Stati Uniti e dai suoi alleati. Dal momento che il Congresso USA ha impiegato finora cinque anni per stabilire se il numero di voti della Cina all’interno del FMI debba aumentare per rifletterne la nuova posizione economica, alla Cina conveniva semplicemente creare un’istituzione propria piuttosto che cercare di acquistare influenza nella Banca di Sviluppo Asiatica. E così è nata l’AIIB.

Sebbene questa nuova istituzione non sia centrale per il futuro ad esempio dell’Australia e del Regno Unito (due alleati degli USA tra i membri fondatori dell’AIIB), dà loro l’opportunità di instaurare un legame con il gigante dei mercati di domani. Ciascuno dei paesi unitisi all’AIIB ha calcolato che la frazione di favore guadagnata a Pechino mediante tale partecipazione giustificava il rischio di incorrere nella disapprovazione di Washington. Si tratta senza dubbi di un momento importante, e qualcuno dei media lo ha ritratto come la sfida all’intero sistema di Bretton Woods ed una minaccia alla status quo.

Ma questi eventi non rappresentano uno sconvolgimento tettonico del calibro del 1944. Furono necessari due elementi per realizzare Bretton Woods e la legge Affitti e prestiti, e perché la Gran Bretagna passasse il testimone: il tempo e un grande cataclisma. Le mere dimensioni economiche della superpotenza in erba non bastavano da sole: l’economia degli USA divenne la prima al mondo nel 1870, ben 74 anni prima della conferenza di Bretton Woods, ma il primato britannico continuò. Ci vollero due guerre mondiali in cui la Gran Bretagna fosse di fronte a una minaccia esiziale, e la dichiarazione di guerra totale da parte di Winston Churchill nel 1940, prima che la situazione economica del paese raggiungesse un punto abbastanza basso da convincere il Regno Unito a cedere le sue carte migliori in cambio di aiuti finanziari.

Per contro, l’economia della Cina ha sorpassato quella degli Stati Uniti solo nel 2014, e per farlo è stato necessario un trucco contabile – la parità di potere d’acquisto, la correzione delle cifre per riflettere la differenza relativa dei costi nei due paesi. E in termini di valuta, lo yuan cinese ha fatto grandi passi in avanti negli ultimi due anni, balzando dalla quattordicesima alla quinta posizione per l’uso nei pagamenti internazionali. Ma ad oggi solo il 2,2 percento dei pagamenti internazionali vengono effettuati in yuan; deve fare ancora molta strada prima di poter sfidare seriamente la fetta del 44,6 percento detenuta dal dollaro USA. Peraltro, la valuta cinese non è pienamente convertibile, un requisito necessario per una possibile valuta di riserva. L’ultima ragione per cui non abbiamo ancora visto una Bretton Woods tra Stati Uniti e Cina è che non c’è stata una legge Affitti e prestiti. Gli Stati Uniti mantengono il controllo delle rotte marittime mondiali e pertanto hanno il potere decisionale di ultima istanza sulle sorti del commercio globale. Senza un evento catastrofico – di cui ci accorgeremmo senz’altro se avvenisse – la situazione resterà probabilmente immutata.

Il veicolo che porta all’ascesa e alla caduta degli imperi poggia su ruote grandi, e prima che possa aver luogo una rivoluzione completa occorre applicare una grande forza per un periodo di tempo prolungato. Gli accordi presi durante la Seconda Guerra Mondiale segnarono il culmine del lungo processo di ascesa degli Stati Uniti e di indebolimento della Gran Bretagna. Senza dubbio la Cina ha intrapreso un grande processo di trasformazione negli ultimi tre decenni, ma non è ancora in una posizione tale da poter sfidare i pilastri su cui poggia l’egemonia globale degli Stati Uniti.