LA RUSSA NON E' UN MINISTRO MA UNO STADIO PROFONDO DEL SONNO di G.P.
La Russa non è un Ministro ma uno stadio del sonno piuttosto profondo e rumoroso oppure una slava scosciata e lasciva che si vende al miglior offerente. Nonostante l’escalation talebana in Afghanistan il nostro rappresentante governativo è riuscito a sostenere che laggiù la coalizione vince alla grande e che i guerriglieri sono allo sbando. Nel frattempo, cinque nostri militari sono finiti all’ospedale, uno è in gravissime condizioni, l’ennesimo figlio del profondo sud (di Paterno, Basilicata) che rischia la vita per una guerra lontana dai nostri occhi e dal nostro cuore. Che un Ministro, in una situazione così grave, possa affermare che “la nostra azione è efficace, che il processo di transizione va avanti, e che i terroristi sono all’ultimo stadio” non è solo un affronto all’intelligenza di ognuno di noi ma un vilipendio allo spirito nazionale che viene insozzato per ragioni di cadrega e di successo personale. Ma la sproporzione è immane perché La Russa non vale un secondo di vita di quei militari mandati allo sbaraglio per fargli fare bella figura con l'occidente. La verità è che ci è andata pure bene in quanto dinamica e tecnica di attacco suggeriscono, ad occhi militarmente non appannati, che ad Herat poteva essere una strage peggiore di quella di Nassiriya. Sono undici lunghi anni che stiamo vincendo in Afghanistan ed infatti collezioniamo feretri e funerali come fossero trofei e feste di liberazione. Un palmares lugubre e tetro che inorgoglisce il nostro Ministro al quale mancano corna e coda per essere l’immagine sputata del demonio. La bacheca è colma di medaglie senza valore mentre nei cimiteri ci finiscono i corpi di giovani valorosi. Ma Ignazio è un perseverante, non si accontenta mai e pensa in grande per raggiungere il gradino più alto dei bassifondi internazionali che frequenta. Da un deserto all’altro, da Kabul a Tripoli, striscia come un rettile e dice a sé stesso: “Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai”. E lui si venera così tanto da perdere il contatto con quel che lo circonda. Non sa nulla, ignora il mondo, non conosce la geografia e la storia, ma si diletta a parlare di tutto. Intelligente come una bomba esplode di orgoglio e s’impettisce dei suoi demeriti. Se in Italia dobbiamo andare avanti così è meglio abbassare la saracinesca e dichiarare fallimento su tutta la linea. Tuttavia, non siamo i soli a collezionare figure da fessi in quest’Europa dove non c’è più musica politica ma soltanto un gran rumore di tromboni che sale di frastuono per coprire la parola popolare. I serbi lo hanno dimostrato e per questo meritano di entrare di diritto nel bordello europeo che li attende a gambe aperte. Se un uomo viene estradato all’Aja per me smette immediatamente di essere un criminale e diventa un perseguitato. Un tribunale che scrive le sentenze prima dei processi e che si fabbrica le prove per vedere confermati i propri teoremi al di là dei fatti e delle testimonianze non è un luogo di giustizia ma una camera di tortura legalizzata. I briganti o presunti tali che finiscono sotto il martello dei suoi magistrati avranno sempre l’attenuante di essere stati giudicati da briganti e mezzo. Il governo di questa nazione balcanica dovrebbe vergognarsi per quanto ha fatto ed invece esulta perché forse adesso con un po' di purgatorio l’Ue li accoglierà come fratelli. Possono scordarselo, chi non rispetta i vincoli di sangue e baratta i propri connazionali non ha diritto di essere accolto in nessun'altra famiglia. Siamo già pieni di parenti-serpenti da Roma a Parigi, da Berlino a Londra, non ci serve nutrire altre serpi in seno.