di Hedelberto López Blanch (*)
Trad. di G.P.
Vi proponiamo questo interessante articolo sulla situazione economica russa che mette ben in risalto la strada intrapresa dal paese caucasico nella direzione del recupero di un ruolo di primo piano a livello mondiale, dopo i nefasti dell’epoca gorbacioviana ed eltsiniana.
L’autore si preoccupa di analizzare soprattutto i fattori economici di questa ripresa, concentrandosi però sull’importanza che, in Russia, viene data ai settori di punta, con le imprese energetiche e con quelle che si occupano di nanotecnologie a fare da guida al sistema economico complessivo. Viene rimarcato anche l’importante ruolo svolto dallo Stato in questa rinascita economica e politica che realizza un modello di sviluppo capitalistico non completamente assimilabile a quello delle formazioni occidentali classiche.
Se la Russia si colloca oggi all’undicesimo posto tra i paesi maggiormente sviluppati, con le scelte oculate fatte in questi anni dalla sua classe dirigente, non passerà, tuttavia, molto tempo prima che essa arrivi a sopravanzare altri paesi (per esempio il nostro) i quali, restando agganciati al carro della potenza centrale statunitense, si vedono frenati nello sviluppo delle tecnologie più innovative e nelle decisioni strategiche a livello internazionale. In questo momento molte nazioni europee sono ancora davanti alla Russia per PIL ma le proiezioni indicano che il gigante dell’est farà un grande balzo perché ha smesso di poggiare su piedi d’argilla…
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La dichiarazione dei dirigenti russi che questo paese si collocherà, in poco tempo, tra le sei potenze economiche più forti del mondo, si potrà concretare soltanto se si esso si convertirà da fornitore di energia e materie prime, in esportatore di tecnologia, di macchinari, e di servizi di punta.
Questa nazione euroasiatica ha sofferto una trasmutazione violenta che l’ha portata, in un batter d’occhi, da un socialismo condiscendente (l’ex-Unione Sovietica) ad un capitalismo sproporzionato. Imprese, miniere e servizi sono passati dal settore pubbliche, al settore privato il quale, in molte a occasioni, non ha pagato l’importo allo Stato. Il presidente Dmitri Medvedev in un discorso dinanzi alla XII edizione del Foro economico internazionale effettuata all’inizio di giugno a San Pietroburgo, ha presentato un progetto d’ammodernamento fino al 2020 che attirerà investimenti multimilionari per la ricostruzione, l’ammodernamento e la costruzione di aeroporti, strade, industrie e dei giochi olimpici invernali del 2014 a Sotchi. Ha sottolineato che il paese richiede tecniche e conoscenze moderne perché l’ obiettivo è di situarsi tra le sei potenze economiche più forti del mondo e che per ciò deve superare la dipendenza dall’esportazione delle materie prime e dell’energia e concentrarsi ad innalzare la tecnologia d’avanguardia per navi, aerei, software e tecnica atomica, come pure per la nanotecnologia che è stata innalzata a progetto nazionale. In seguito, nella stesso foro, il vice primo ministro Igor Shuvelov ha ratificato le parole del presidente ed ha dato come un fatto che la Russia occuperà alla fine di quest’anno quella anelata posizione mondiale. Per raggiungere quest’obiettivo le trasformazioni devono essere grandi perché come è risaputo, la Russia non dispone delle tecnologie avanzate ed i suoi prodotti industriali non possono fare concorrenza a livello internazionale con quelli dei paesi sviluppati e con quelli di altri come la Cina, Taiwan, la Corea del Sud, l’India, per citare alcuni. Nel 2007, la Russia si è situata, secondo il Fondo Monetario Internazionale, all’undicesimo posto nel mondo per prodotto interno lordo (PIL) pari a 1.166.560 milioni di dollari, dietro gli Stati Uniti, il Giappone, la Germania, la Cina, il Regno Unito, la Francia, l’ Italia, la Spagna, il Canada ed il Brasile, in nell’ordine citato. Il bollettino ufficiale n. 26 pubblicato dall’ ambasciata russa a Cuba, segnala che durante gli anni 90 si è ridotto il commercio estero, che per la prima volta dopo molte decine d’anni è risultato essere un affare privato, che ha avuto come fondo le riforme di mercato prodotte nel paese. Le amministrazioni di Mijail Gorvachov e Boris Yeltsin hanno portato il paese ad una crisi economica profonda ed alla perdita del suo ruolo predominante nelle problematiche dell’arena internazionale. Dati ufficiali indicano che nel 2000 l‘ indice di povertà in Russia aveva raggiunto la cifra del 30%. Gli anni del capitalismo l’hanno indebolita enormemente ed hanno agito sulla maggioranza di popolazione. Durante il governo di Vladimir Putin, la situazione ha cominciato a capovolgersi e durante gli ultimi otto anni la povertà è stata ridotta al 14%; la crescita totale del PIL è stata quasi del 70% (più del 7% annuale), quella dell’ industria del 75% e quella degli investimenti del 125%, cosa che ha permesso al Paese di situarsi all’11 posto nel mondo.
Il servizio sanitario che ha sofferto di una disattenzione ampia, ritorna nuovamente ad equilibrarsi con l’installazione di più di 40.000 unità di diagnosi e cure gratuite al 90% delle donne incinte ed ai minori (misura adottata in seguito alla bassa natalità). Il governo di Medvedev si propone di trasformare la nazione in un centro d’influenza finanziaria internazionale con una linea di controllo statale e privato, imposta da Putin, che fino a questo momento ha dato i suoi frutti. Si delinea un nuovo approccio con l’aumento del tenore di vita dei cittadini per cercare di risolvere i problemi sociali della sanità pubblica, dell’alloggio, dell’istruzione e dell’ attenzione agricola. Si prevede ora la creazione di nuove corporazioni statali per rianimare alcuni settori dell’economia dove, secondo Shuvalov, “il settore privato ed i meccanismi di mercato non possono rispondere per conto proprio”. Le corporazioni opereranno in accordo con meccanismi di gestione corporativa, trasparenza e con specialisti molto qualificati. Tra queste si cita la banca statale Vnesheconobank per occuparsi del settore finanziario e del credito; Rosnanotex per sviluppare la nanotecnologia; Rostejnologi per rafforzare l’ industria dei macchinari e di Rosatom per rafforzare l’energia nucleare. Compaiono, altresì, anche i giganti statali dell’Aeronautica unificata (OAK) che raggruppano le principali fabbriche d’ aerei di uso civile, e la Corporazione navale unificata che comprende i cantieri navali russi dedicati alla costruzione di navi e tecnologia navale. Durante questi otto anni, Mosca è stata trasformata in una superpotenza energetica essendo il secondo esportatore mondiale di greggio ed il primo di gas naturale, il che unito ad un migliore controllo dei profitti ed ai prezzi esorbitanti raggiunti da questo combustibile hanno aperto le porte verso il suo ristabilimento economico. Inoltre il controllo sui profitti dell’esportazione di petrolio (imposte petrolifere) gli ha permesso d’ aumentare il fondo di stabilizzazione (Stabfond) e con quest’entrate di liquefare tutti i debiti dell’ ex-URSS. Le entrate di petrodollari sono cresciute nel Stabfond e alla fine del 2008 quest’organismo si è diviso in Fondo di riserva (in caso di cataclisma finanziario mondiale) ed in Fondo di benessere nazionale che sarà utilizzato nella riforma delle pensioni. Mosca sta risorgendo nuovamente come potenza mondiale e oggi non si può parlare di una difesa di missili strategici, di nuovo ordine mondiale, di priorità geopolitiche, di risoluzione internazionale di conflitti, di cooperazione nucleare, di stabilità strategica o percezioni di sicurezza se non si prende in considerazione la posizione del gigante russo. Il paese più grande del mondo con una superficie di 17.075.400 chilometri quadrati ed una popolazione di 145.3 milioni d’abitanti, con un alto indice di sviluppo educativo umano può raggiungere l’obiettivo di trasformarsi nella sesta potenza economica ma per ottenere ciò dovrà lavorare duro.
*Giornalista di Rebelión