LA SPARIZIONE DEL TESORETTO
L’intensità dalla crisi ha superato ormai quella degli anni ’30 generando una drammatico smarrimento e sconcerto nella popolazione. Una conferma è arrivata dalle scomposte reazioni alle misure varate nella scorsa settimana dal Governo Letta riguardanti il finanziamento della cassa integrazione, dei contratti di solidarietà, il rinnovo dei contratti riguardanti per i precari statali e la sospensione dell’Imu; si è trattata di una prima tra le tante emergenze, quella del lavoro.
Appena si è sparsa la notizia presso organismi della Comunità Europea (Commissione) di far uscire l’Italia dalla produzione di deficit eccessivo, svariati dirigenti politici si sono sbizzarriti sui possibili utilizzi delle presunte addizionali risorse a disposizione del nostro paese.
Sono lontani i tempi in cui Monti prevedeva per l’anno in corso un incremento del Pil italiano dell’ordine dell’1,3%. In realtà nel primo trimestre di quest’anno il Pil è diminuito del 2,3%, e si ritiene che nel prossimo anno un aumento del Pil allo 0,7%, con la conseguenza che il deficit del 2014 salirebbe -automaticamente – dal 1,8 previsto al 2,1%. A questo andrebbe sommato un altro mezzo punto, dato dal costo degli interessi maturato sull’aumento del debito pubblico cumulato dalle pubbliche amministrazioni, ed arriviamo al 2,6%. Troppo poco considerando che i patti europei impegnano tutti i paesi a ridurre il deficit di mezzo punto l’anno; ed estremamente prodighe le previsioni di Monti sull’Italia che avrebbe destinato alla crescita 8 miliardi di euro come tesoretto (poi successivamente scomparso nell’agenda parlamentare ).
Essere riusciti ad entrare nel novero dei paesi europei più virtuosi (un rapporto tra deficit e Pil sotto la soglia del 3%) e da cui sono esclusi Francia e Olanda, è oltremodo lodevole. Ma va subito chiarito che essere tornati tra i primi della classe non ci servirà a risolvere, nei prossimi mesi ed anni, alla copertura di una serie di misure (Imu, Iva, Cgs e vari bonus) che sono allo studio per sostenere la domanda interna (consumi ed investimenti) ed in particolare nel sostegno alla disoccupazione giovanile. In quest’ultimo caso esiste una convergenza in tutta la zona europea di risolvere il caso con delle risorse irrisorie da destinare a tutti i paesi membri della Ue, nell’ordine di 6 miliardi di euro per il periodo che va dal 2014 al 2020.
Il Parlamento dovrebbe convertire il decreto che stabilisce il rimborso dei debiti delle pubbliche amministrazioni di circa 40 miliardi (soltanto una parte dei 91 miliardi) con un particolare di non lieve conto. Anzitutto il rimborso alla crescita arriverà soltanto nel 2014 e dei 40 miliardi solo 10 arriveranno all’economia diretta sotto forma di liquidità; la parte restante sarà assorbito dalle dai debiti delle imprese per colmare il ritardo dei pagamenti dello Stato.
GIANNI DUCHINI, giugno ‘13