LA STORIA NON SI E’ MAI FERMATA di M. Tozzato

 

Sul Corriere del 31.05.2008 è uscito un articolo col titolo McCain:<<L’Onu non basta. Serve la Lega delle Democrazie>>.  Sembra che questa nuova proposta, riguardante il problema dell’insufficiente efficacia del ruolo che svolgono attualmente la Nazioni Unite, abbia trovato numerosi ascoltatori anche tra i seguaci del “democratico” Obama.

<<Fatta propria da McCain nel suo recente discorso di Columbus, in Ohio, la proposta di una “Lega delle democrazie” trova infatti molti sostenitori, anzi i suoi primi veri ispiratori nel gruppo dei consiglieri di Obama, da Anthony Lake, ex assistente per la Sicurezza nazionale di Bill Clinton, a Iwo Daalder, della Brooking Institution.>>

Durante il suo recente  viaggio in Europa il senatore McCain avrebbe dichiarato:

<<Potrebbe agire dove l’Onu non sa farlo, con o senza l’approvazione di Mosca e Pechino. Potrebbe esercitare forte pressione diplomatica ed economica per costringere, ad esempio, il governo del Sudan ad accettare una forza di pace in Darfur. Userebbe il prestigio e il potere economico dei suoi membri, per porre fine ai più gravi abusi dei diritti umani>>.

Il “democratico” Daalder , durante un recente seminario, ha detto:<<Darebbe alle democrazie una migliore opportunità per la riforma dell’Onu>>; mentre Anthony Lake avrebbe aggiunto:<<Crisi come Darfur, Iran, Nord-Corea, Iraq, senza parlare delle missioni di pace o del riscaldamento del pianeta dimostrano i limiti del potere americano, ma anche l’incapacità delle istituzioni create alla metà del Ventesimo secolo di affrontare i problemi del Ventunesimo>>.

Viene subito spontaneo osservare che se esiste una “crisi” in Iraq questa è sostanzialmente dovuta all’aggressione unilaterale e ingiustificata promossa dagli Usa e dai suoi alleati e che ha portato all’occupazione di quel paese (la quale è  tuttora in atto). Se esiste un problema di “riscaldamento del pianeta”, inoltre, non bisogna mai dimenticare  che proprio gli Stati Uniti sono sempre stati i primi  che hanno rifiutato di firmare i “protocolli” proposti a livello internazionale. E’ comunque evidente che negli Usa si fa forte, qualsiasi sia il vincitore delle prossime presidenziali, l’impulso in direzione di una riforma del ruolo e della struttura dell’Onu, e quindi anche  della Nato, che  ha svolto spesso negli ultimi anni il ruolo di “supplente” come “garante dell’ordine internazionale” a favore della potenza egemone. Ovviamente, non tutti considerano questa prospettiva auspicabile, in relazione alla sua efficacia strategica ai fini del controllo americano (USA) del “sistema internazionale”. Tomas Carothers, vice presidente al Carnegie Endowment, afferma, infatti:

<<Ci sembra che il mondo non abbia alcun appetito per una lega guidata dagli Usa e molte nazioni non vogliono che l’America tenti di aggirare le Nazioni Unite. Bisogna tener conto che un Paese non democratico come la Cina sta aiutando gli Usa nel negoziato per mettere fine al programma nucleare della Corea del Nord. E cosa succederebbe con Germania e Francia, che guidarono l’opposizione alla guerra in Iraq? Forse li lascerebbero fuori nell’interesse di una Lega più disposta ad approvare futuri interventi americani ?>>.

In realtà tra il partito di Obama e quello di McCain sembra esserci una differenza, anche abbastanza rilevante: i repubblicani, in prospettiva, pensano addirittura che la Lega delle democrazie potrebbe sostituire le Nazioni Uniti mentre i democratici ritengono possibile una sorta di affiancamento. In quest’ultimo caso sarebbe la Nato che verrebbe, in certo qual modo, inglobata in una organizzazione nella quale gli stati europei “retrocederebbero”, assumendo  un ruolo “minore” rispetto ad altri nuovi partner strategici degli Stati Uniti.

Sul piano più propriamente politico-teorico queste stesse questioni sono state recentemente presentate nella forma di una polemica politologica tra il noto saggista neocon Robert Kagan e il prof. Fukuyama, conosciuto soprattutto per aver pubblicato, all’inizio degli anni novanta del secolo scorso, un libro intitolato La fine della storia e l’ultimo uomo. Ora, da poco, negli Usa (ma il libro  sta per uscire anche in Italia) è stato pubblicato l’ultimo saggio di R. Kagan, che suona come una risposta a Fukuyama, a più di quindici anni di distanza: Il ritorno della storia e la fine dei sogni. In un articolo, sempre sul Corriere, del 26.05.2008 il giornalista E. Caretto riassume così la questione:

<<Il libro di Kagan […]è la smentita di quello più famoso di Francis Fukuyama[…]. Secondo Fukuyama, vincendo la guerra fredda la democrazia liberale aveva messo fine ai conflitti ideologici e si era imposta come l’unico legittimo sistema politico. Kagan lo confuta. A venti anni dalla fine della guerra fredda, scrive, <<il mondo è tornato normale, è riemerso l’autoritarismo>> e la Russia e la Cina ne sono i massimi esponenti. L’Occidente, aggiunge Kagan, continua ad aggrapparsi al sogno, ma la realtà è che i regimi autoritari sono più forti di prima perché, pur rimanendo politicamente repressivi, hanno imparato a praticare bene il capitalismo.>>

Fino a qui tutto abbastanza scontato e banale, Kagan fotografa la situazione di fatto e “si allinea” alle posizioni del nostro blog, riconoscendo che la tendenza in direzione di una nuova fase policentrica ha come protagoniste principali gli Usa, da una parte, e Russia e Cina dall’altra. L’autore dell’articolo continua  spiegando alcune idee di Kagan:

<<In forma diversa ,[nella contrapposizione di –  Aggiunta.d.R.]liberalismo contro assolutismo, ricominciano i conflitti ideologici e strategici.[…] Il dibattito non è accademico: il candidato repubblicano John McCain ha abbracciato la nuova dottrina di Kagan. […]Kagan afferma che il nuovo scontro tra liberalismo e assolutismo è reso più complesso da quello simultaneo tra modernizzazione (l’Occidente) e tradizione (l’Islam) e da quello tra varie potenze (la Cina, l’India, il Giappone) per il dominio regionale asiatico. Per vincere, l’intellettuale neoconservatore suggerisce di creare una “Lega delle democrazie liberali”, come la chiama McCain, più efficiente dell’Onu>>.

Non ho mai avuto occasione di approfondire il pensiero “neocon” e mi trovo perciò in difficoltà di fronte all’uso che Kagan fa della parola “assolutismo” nella misura in cui non rappresenti un semplice sinonimo di autoritarismo. Se in qualche maniera, invece, essa dovesse fare riferimento alla categoria di totalitarismo o a quella – riproposta in un recentissimo lavoro storiografico italiano sulla storia dell’URSS – di “dispotismo orientale” non potremmo fare a meno di dissentire in maniera radicale da simili costruzioni ideologiche, che pure risulterà necessario approfondire e confutare quando sarà possibile.

La risposta di Fukuyama – che per quanto ne so, a suo tempo, aveva aderito alle teorie neocon per poi distaccarsene – mette in evidenza che Kagan è stato costretto ad una “svolta” teorica dal fallimento della dottrina della guerra preventiva e dell’”esportazione della democrazia” praticata  da Bush. Scrive Fukuyama:

<<L’assolutismo non è una ideologia né una teocrazia [?-punto di domanda d.R], Russia, Cina e Iran sono molto differenti tra di loro. La mia tesi che è in corso un processo quasi universale di modernizzazione resta valida. La Russia e la Cina, che cercano di seguirlo, mancano di legittimità e soffrono di conflitti interni. La realtà è che oggi si delinea un sistema multipolare unificato dalla globalizzazione dei commerci e delle idee>>.

L’approccio di Kagan appare più “realistico”, mentre Fukuyama tende a vedere in maniera attenuata la dimensione conflittuale di un mondo “multipolare” che invece appare, anche a noi,  decisamente orientato verso il policentrismo. E’ vero che alcuni dei critici di Kagan lo etichettano come un “idealista di destra” – probabilmente per il fatto che tutti i neocon americani hanno come “numi tutelari” Leo Strauss e Carl Schmitt – ma il suo sforzo è sicuramente verso un approccio politico realista finalizzato a rintracciare le migliori strategie politiche (in senso lato) per difendere e perpetuare la supremazia statunitense. Chiudo questo intervento riportando un passo di un articolo di Kagan recentemente tradotto in italiano:

<<Le democrazie del pianeta potrebbero invece far causa comune per intervenire in quelle crisi umanitarie dove il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite non riesce a raggiungere l’unanimità dei consensi. Se questa prospettiva appare preoccupante, allora occorre chiedere lo scioglimento della Nato, dell’Unione Europea e di altre organizzazioni regionali che hanno preso un’iniziativa collettiva- come nel caso del Kosovo – quando il Consiglio di sicurezza era bloccato dai veti. La differenza è che la partecipazione alla lega delle democrazie andrebbe oltre l’Europa e l’America per includere le altre grandi democrazie del pianeta, come India, Brasile, Giappone e Australia, vantando così una maggiore legittimazione>>.

 

Mauro Tozzato                        02.06.2008