LA STRATEGIA AMERICANA a cura di G.P.

 

Sono tornato sabato dalle mie vacanze in Grecia, perciò, da oggi, il blog torna ad essere aperto ai commenti dei lettori. Avrete anche visto che prima di partire ho dato una nuova veste grafica al sito, spero rendendolo più leggibile di quanto non fosse prima (c’è ancora molto lavoro da fare…).

Gianfranco ha tenuto vivo il blog in tutti questi giorni, commentando ciò che è accaduto in Ossezia (sottoscrivo parola per parole le sue analisi che, del resto, confermano, la previsione fatta a suo tempo, dallo stesso La Grassa, circa il fatto che la Russia sarebbe stata la vera antagonista degli Usa, più ancora della Cina, almeno nel breve periodo) e le solite uscite di Cossiga, indefesso portavoce del Partito del Caos, il quale lancia segnali, nemmeno troppo velati, sul futuro plumbeo addensantesi sull’Italia, proprio in virtù di assetti internazionali che sono in corso di sedimentazione.

L’ennesima provocazione nel Caucaso, condotta dal solito quisling addestrato nelle scuole statunitensi, ha dimostrato, con ancora più forza, quanto l’obiettivo americano sia quello di accerchiare la Russia (come da noi sostenuto in numerosi articoli pubblicati sul blog) sottraendole sfere d’influenza regionali. Dopo l’invasione, da parte dei georgiani, della piccola Repubblica dell’Ossezia del Sud, su mandato degli Stati Uniti (non si è mai vista una marionetta che si muove da sola, bisogna guardare i fili che le muovono braccia e gambe e, soprattutto, chi tiene in mano le cordicelle) il progetto americano, fin qui coperto da una fantasmagorica guerra al terrorismo internazionale, con sede centrale in Iran, è venuto completamente allo scoperto. Nessuno è più in grado di negarlo, tanto che persino su giornali di gossip come Vanity Fair viene detto esplicitamente che gli accordi bilaterali tra ex repubbliche sovietiche e governo Usa, in merito allo scudo spaziale, altro non sono che il tentativo di costruire una nuova cortina di ferro tra la Russia e il resto della comunità internazionale. Mentre persino chi si occupa di pettegolezzi si accorge di ciò, alcuni giornali di sinistra continuano a tenere bordone alla versione ufficiale data dal governo georgiano (sponsorizzata dai media americani) secondo la quale ad essere stati invasi sono stati quest’ultimi, campioni di modernizzazione e portatori di democrazia filo-occidentale ad est; sono queste infatti le principali virtù richieste dall’ideologia dominante per far parte del circolo dei buoni che hanno sempre ragione.

Ma questa volta l’America ha fatto male i suoi conti ed ha compromesso una strategia che, nonostante qualche piccola defaillance, aveva dato dei risultati. Con questa mossa avventurista i piani americani sono stati scompaginati e la debolezza del gigante d’oltreoceano è venuta più che mai a galla. A tal uopo, vi proponiamo una intervista di Marcello Foa, pubblicata su Il Giornale del 23 agosto, con Peter Eisner, analista di geopolitica della Tv PBS. Quest’ultimo mette in chiara luce tutte le difficoltà della strategia americana in Europa dell’est, anche perché la credibilità della potenza centrale sta venendo meno presso i suoi alleati a causa dei numerosi insuccessi militari di questi ultimi anni. Ciò che sta cambiando, secondo l’intervistato, sono i rapporti di forza a livello geopolitico, e non di certo nella direzione auspicata dalle teste d’uovo statunitensi. Probabilmente, con la possibile presa del potere da parte dei democratici nelle prossime elezioni presidenziali qualcosa muterà, ma non nel senso sperato dagli idioti nostrani di sinistra. Di fatti, basta andare a guardarsi i nomi dei consiglieri di Obama (pubblicati da La Grassa) per capire come si muoveranno gli uomini “nuovi” del papabile presidente sullo scacchiere mondiale. Forse, nella fase che verrà si utilizzerà meno bastone e più carota ma si può star sicuri che il disegno di base della superpotenza americana resterà lo stesso.

Buona lettura

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