LA VERITA’ SULLA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE
Mi trovo davanti ad un articolo di giornale sulla Rivoluzione d’ottobre, di cui ricorre il centenario, pubblicato su Il Sole24ore. Ogni volta è uno sbigottimento superiore a quello della precedente lettura. Ho commentato pezzi recentemente apparsi su Il Giornale, Libero o Il Foglio. Uno squallore senza fine in cui retorica, demagogia ed ucronie strampalate prendono il posto degli avvenimenti e delle circostanze storiche. Sul quotidiano della Confindustria scrive un certo Michael Walzer, pensatore statunitense che sconta una doppia pena, quella di essere un filosofo e quella di essere nato negli Usa. Infatti, il suo più grande apporto intellettuale all’umanità sta nell’aver inventato la definizione di “Americani col trattino”, essendo egli stesso americano-ebreo, cioè un integrato nella società americana provenendo da un’altra cultura. Nessuno ci aveva pensato prima.
Che cosa ci racconta quest’uomo della sinistra americana incline al comunitarismo e alle facile utopie del piffero? La (sua) verità sulla Rivoluzione d’ottobre. Ci dice che i bolscevichi erano crudeli, antidemocratici, dittatoriali, assassini, antipopolari e che hanno tradito la forza morale della teoria di Marx. Ovviamente, la teoria di Marx, essendo una scienza, non aveva proprio nulla di morale ma Walzer avrà letto sì e no qualche pagina dei Manoscritti economico-filosofici del 1844 esaurendo lì la sua sete di conoscenza. Questa rivoluzione non avrebbe dovuto esserci, scrive Walzer. Come si sarà mai permessa la Storia di invalidare una previsione di tal fatta? Forse, Walzer dovrebbe, essendo del mestiere, almeno compulsare Vico o lo stesso amico di Marx, F. Engels il quale sostenne che: “Coloro che immaginavano di aver fatto una rivoluzione il giorno dopo si sono sempre resi conto di non sapere quello che stavano facendo, e che la rivoluzione che avevano fatto non era niente in confronto a quella che volevano fare”. Non c’è quasi mai congruenza tra quello che gli uomini pronosticano e quello che poi realmente avviene.
I bolscevichi, brutti, sporchi e cattivi sono anche responsabili di aver favorito l’ascesa dei nazisti in Germania. Peccato però che in Germania al potere ci fossero i socialdemocratici (i buoni di Walzer), gli stessi che nel 1914 votarono per la guerra imperialistica contro le masse lavoratrici. Lenin inizialmente commise un errore di valutazione ritenendo che non lo avrebbero mai fatto: “non sono mascalzoni a questo livello”. Invece, lo erano anche di più. Il leader bolscevico si era sempre definito un socialdemocratico, almeno fino a quel momento, dopo il quale dichiarò: “Hanno tradito il socialismo…Da questo momento non posso più definirmi un socialdemocratico. Sono un comunista”. Alla stessa stregua si comportarono i partiti gemelli di Francia, Austria e Gran Bretagna, tutti guerrafondai sulla pelle del proletariato. I comunisti tedeschi, inoltre, furono perseguitati ed incarcerati dai weimariani, perché mai avrebbero dovuto accordarsi con loro? Furono questi episodi, la guerra e la corruzione della Repubblica di Weimar a favorire l’ascesa dei nazisti. Sono stati i socialdemocratici la vera rovina dell’Europa. Infine, Walzer, da scarso filosofo e pessimo storico, afferma che se in Russia avessero vinto i menscevichi e Kerenskij (capo del governo provvisorio che ricomprendeva tutti i social-liberali) il Paese sarebbe stato certamente diverso e più democratico, in linea col resto dell’Europa. Ma i menscevichi, da buoni sinistri, tradirono tutto e tutti, le idee socialiste, il popolo e la Russia medesima. Kerenskij, mediocre attore di teatro, prendeva ordini dalle ambasciate di Gran Bretagna e Usa, si faceva dettare la linea dagli agenti segreti di questi due Stati, voleva continuare la guerra nonostante le sofferenze di contadini, soldati e operai. Fuggì vergognosamente dal Paese su un’auto di rappresentanza statunitense. Che Russia sarebbe stata se avesse davvero vinto la sinistra? Una provincia coloniale di Londra e Washington e non la grande potenza che è stata per più di settanta anni. La Russia, checché speri Walzer, continuerà ad essere un gigante geopolitico anche in questa epoca, fondandosi proprio sul mirabile sforzo dei bolscevichi. Il più grande evento del XX secolo continuerà a produrre effetti nel nostro presente facendo ancora venire i brividi ai democratico-liberali di tutto il mondo.
La verità sulla Rivoluzione d’Ottobre
di Michael Walzer
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È stata un disastro – per il popolo russo, per l’Europa, e per la sinistra in tutto il mondo. Il fatto che la teoria marxista non prevedesse una rivoluzione in Russia è talvolta considerato un segno della debolezza della teoria, ma sarebbe meglio considerarlo un segno della sua forza morale. Le previsioni di Marx erano in realtà ambiziose e giuste. Questa rivoluzione non ci sarebbe dovuta essere. La società russa non era pronta ad appoggiare e sostenere una rivoluzione autenticamente socialista e democratica.
Un disastro per il popolo russo: perché la rivoluzione ha portato nella sua scia una brutale dittatura, polizia segreta, processi farsa, purghe, deportazioni di popolazioni, gulag siberiani e assassinii di massa. Tutto questo è ben noto, per quanto sia stato negato per troppo tempo da molta parte della sinistra.
Un disastro per l’Europa: perché il Partito comunista tedesco, sotto la direzione di Mosca, adottando la politica del “tanto peggio tanto meglio”, combattendo contro i socialdemocratici come fossero il nemico più vicino, ha contribuito a portare i nazisti al potere; perché il patto Hitler-Stalin ha permesso l’attacco della Germania a Occidente (e non ha impedito un successivo attacco a Oriente); e perché all’indomani della Seconda guerra mondiale, si sono instaurate delle dittature comuniste nell’Europa dell’Est, mantenute al potere dall’esercito sovietico.
Un disastro per la sinistra: perché la rivoluzione è arrivata in un momento in cui si stava rafforzando la versione socialdemocratica della sinistra europea e ha prodotto un’enorme divisione nella sinistra e un forte indebolimento della socialdemocrazia; perché il bisogno sentito da molti a sinistra di difendere la repressione e il terrore nell’Unione sovietica ha portato alla corruzione morale, a quello che Albert Camus ha definito l’evento centrale del Ventesimo secolo: «L’abbandono dei valori della libertà da parte dei movimenti rivoluzionari»; perché quando, infine, i partiti socialdemocratici sono andati al potere in Europa occidentale dopo la Seconda guerra mondiale, il loro necessario anticomunismo li ha resi più conservatori di quanto sarebbero potuti essere. E perché in altre parti del mondo i comunisti hanno preteso di essere gli unici di sinistra, hanno assassinato chiunque contestasse questa loro rivendicazione e hanno instaurato regimi brutali: in Cina, Corea del Nord, Cambogia e Vietnam.
Non posso immaginare che qualcuno sostenga che tutto questo non conta a fronte del grande risultato del rovesciamento del regime zarista. La vecchia autocrazia russa era veramente tremenda, ma sembra quasi benevola se mettiamo bene a fuoco quello che è successo dopo. È importante metterlo bene a fuoco, ma potrebbe essere politicamente utile anche cercare di scrivere una storia controfattuale: come sarebbero state la Russia, l’Europa e la sinistra oggi se i Menscevichi (i socialdemocratici russi) avessero vinto? A volte è bello sognare.