LACRIME DI COCCODRILLO DEMOCRATICO di G.P.
L’erba del vicino è sempre più verde, proprio come il suo sistema di governo che, naturalmente, è anche più democratico. Se poi è degli U.S.A. che si parla non è dato di dubitare nemmeno per un istante visto che il copyright sulla democrazia è di loro proprietà da più di un secolo.
Così almeno ci dicono fior di analisti politici di casa nostra i quali, ex cathedra, invitano le classi dirigenti autoctone, screditate come non mai per la loro inettitudine ed arroganza, ad imitare la più “grande” nazione del mondo, quell’America romanzata che esiste soltanto nelle loro teste di servi sciocchi e ben unti.
Eppure nel paese della democrazia par excellence le voci di brogli, di schede che spariscono o che si raddoppiano magicamente, con tanto di lacrime prodigiose che sovvertono i sondaggi, gettano un ombra inquietante sulla validità e sulla correttezza delle primarie in corso.
Come ha giustamente sostenuto Gianni Minà, negli USA si millanta il più alto grado di libertà e di opportunità per tutti ma, da poco meno di un ventennio, ci sono solo due famiglie che si spartiscono il potere. Un sorta di dittatura a “ceppo alterno”, rigorosamente WASP, cadenzata da consultazioni elettorali combattute a suon di miliardi e di raggiri, quasi sempre scontate negli esiti.
La sagra familiare è stata inaugurata dai Bush, con George Herbert Walker, salito sul gradino più alto della Casa Bianca nel 1989 e restatovi lì incollato fino al 1993. Poi è stata la volta di Bill Clinton dal 1993 al 2001 (due mandati), ad inaugurare una staffetta “domiciliare” (sempre che Hillary non interrompa la tradizione) che sta trasformando il palazzo al 1600 di Pennsylvania Avenue in una “Bifamiliare Bianca”.
Infine, dopo il Bill “Erezione Facile” Clinton bombardatore di serbi, c’è stato il passaggio dello scettro ad un altro esponente del lignaggio avverso, un mezzo ubriacone del Texas di nome George Walker con lo stesso hobby del padre, il tiro al mussulmano, già riconfermato fino al 2009. Ed ecco che adesso toccherebbe ai Clinton rioccupare l’abitazione, Barack Obama e Repubblicani permettendo.
Tuttavia, qualcuno in passato ci aveva provato ad interrompere il pernottamento dei Bush e dei Clinton alla White House Hotel. Nel 2000 Bush figlio aveva di fatto perso le elezioni contro Al Gore e se non fosse stato per l’aiuto accordatogli dal fratello Jeb, governatore della Florida, (altro rampollo della casta petrolifera texana, che si prodigò per far evaporare un po’ di voti del candidato democratico) e per il colpo di mano della Corte Suprema, oggi forse avremmo un diverso albero genealogico da potare. Quella vicenda fu così clamorosa che lo stesso Gore, consigliato e messo sotto pressione dallo staff democratico, dovette apparire in televisione per dire ai suoi concittadini e al mondo intero of course, “di continuare ad avere fede nel sistema elettorale e nella democrazia americana in questo momento davvero straordinario della nostra storia". Poco male perché negli USA gli schieramenti e i presidenti (o i governatori) contano solo come simboli e facce (di qui la predilezione per i residuati di Hollywood) e non per le idee che hanno, quindi non ci siamo persi nulla, a meno di non voler considerare l’inveterato ambientalista Gore, Nobel per la pace pro tempore, un paladino dell’umanità. Ma noi non lo considereremo tale perchè siamo molto più seri della commissione di Oslo e del re di Svezia messi insieme.
Ma andiamo ai fatti di questi giorni. La rimonta a sorpresa di Hillary Clinton nella corsa alle presidenziali non se l’aspettava proprio nessuno, anche la lady era sull’orlo di una crisi di nervi, tanto che si era lasciata andare a giudizi poco lusinghieri su Obama, definito un quasi cialtrone che non aveva il senso della realtà.
Poi improvvisamente un profluvio di lacrime avrebbe fatto esondare il buonismo dell’americano medio. L’America, paese dei buoni sentimenti inscaffalati come da Walmart, si è stretta intorno a questa “umanità”, a questa “emozione genuina”, che richiedeva un premio d’incoraggiamento. La candidata democratica, data ormai per spacciata dai sondaggi, è riuscita a fare il grande balzo e a superare, seppur di pochi voti, il suo rivale di partito nelle primarie del New Hampshire. E tutto grazie ad un piagnisteo.
E’ difficile credere ai fenomeni soprannaturali coi tempi che corrono, ma se siamo noi a dirlo passiamo per i soliti atei, dietrologi, antiamericani.
Pertanto esaurisco qui il mio compito di commentatore lasciando la parola ad un giornale che più anticomunista non si può:
«ALTRO CHE MIRACOLO HILLARY HA VINTO CON I VOTI TRUCCATI» di M. Foa (fonte Il Giornale)
Le schede per le primarie nello Stato del New Hampshire saranno ricontate. È l’effetto della richiesta di due candidati minori, il repubblicano Albert Howard (che avrebbe ricevuto in tutto lo Stato la miseria di 44 voti) ma soprattutto il democratico Dennis Kucinich chiede e ottiene il riconteggio: «Le cifre non tornano, le urne elettroniche premiano solo lei»
Le schede per le primarie nello Stato del New Hampshire saranno ricontate. È l’effetto della richiesta di due candidati minori, il repubblicano Albert Howard (che avrebbe ricevuto in tutto lo Stato la miseria di 44 voti) ma soprattutto il democratico Dennis Kucinich, che non crede alla vittoria di Hillary Clinton nello New Hampshire. Cita «numerose evidenti anomalie» e chiede che vengano ricontate le schede. Non usa mai la parola brogli, ma l’accusa, implicita, è pesante. Altro che lacrime, altro che solidarietà femminile: il fattore decisivo sarebbe stato il voto elettronico; naturalmente truccato.
Il condizionale è d’obbligo e il solo sospetto sconvolgente, ma gli indizi sono plausibili; come emerge dall’analisi dei voti definitivi. Nei seggi in cui il voto è stato espresso su schede cartacee, Barack Obama ha staccato di quattro punti l’ex first lady (38,7% a 34,7%); ma in quelli elettronici il rapporto si ribalta: lei è prima con il 40,1%, lui secondo con il 35,7%. Il tutto in un contesto caratterizzato da irregolarità, anche in campo repubblicano.
Uno dei candidati conservatori, Ron Paul, ha scoperto che in alcune contee sono stati annullati molti voti a suo favore. In un seggio della città di Sutton, ad esempio, gli erano state attribuite zero preferenze, ma dopo le sue proteste è risultato che ne aveva ricevute 31. La commissione elettorale si è scusata, spiegando che erano state cancellate «per un errore umano»; ma lo stesso è accaduto a Greenville e in altre località.
E non è l’unica stranezza. Il raffronto tra voto elettronico e manuale dimostra che tutti i candidati democratici hanno perso qualche punto: Obama tre, Edwards lo 0,8%, lo stesso Kucinich lo 0,6%, Richardson l’1,2%. Tutti tranne Hillary, che ha guadagnato il 5,4%. Anche nel partito rivale sono emerse discrepanze. John McCain ha perso tre punti percentuali, Mike Huckabee e Ron Paul due, mentre Mitt Romney ha guadagnato addirittura l’8% e Rudolph Giuliani lo 0,5% per cento.
Lo stesso Paul, un liberista del Texas poco gradito all’establishment, non si spiega la differenza abissale tra i sondaggi e l’esito finale: alla vigilia era dato terzo con il 14%, è finito quinto con il 7,2%. Solo fortuite coincidenze? Il governo di New Hampshire assicura di sì: «È stato tutto regolare», ha dichiarato il vice segretario di Stato David Scanlan. Il voto elettronico, però, convince sempre meno: il New York Times ha appena pubblicato una lunga inchiesta in cui evidenzia le numerose tare di un sistema che velocizza il conteggio alla chiusura delle urne, ma che risulta facilmente violabile. «Possiamo aver fiducia in queste macchine?», si chiede il Times. No, rispondono a distanza tre docenti dell’università di Princeton, che hanno dimostrato come bastino due minuti per installare un software in grado di modificare a piacimento i dati ufficiali senza lasciare traccia.
La gamma dei trucchi è impressionante: programmi che si attivano a tempo, virus installati ad arte, inspiegabili blocchi di sistema che richiedono, a urne aperte, interventi di tecnici specializzati per «cambiare la memory card», stampanti che si inceppano in continuazione vanificando la verifica cartacea del voto espresso sullo schermo di un computer. Alcuni giornali Usa hanno svelato che la società che ha installato le macchine elettroniche nel New Hampshire, ha fatto altrettanto in Connecticut, Massachusetts, Vermont, Maine e in diverse contee della Florida. Cinque Stati dove le primarie verranno seguite con molta attenzione.
http://blog.ilgiornale.it/foa