L’AMBIENTE E’ UN GROSSO AFFARE? a cura di G.P.

Prendo spunto, per questo mio intervento, da un commento lasciato nel blog da un signore che correttamente si firma e che aggiunge al suo vero nome l’appellativo di “reazionario di ferro”. Il suo intervento è, ancora una volta, a sostegno della tesi della finitudine delle risorse del pianeta e del fatto che il nostro modo scriteriato di consumarle (nonché di distruggere lo stesso ambiente trattandolo alla stregua di una riserva senza fondo) ci porterà tutti alla rovina.  

Scusatemi, ma qui devo dissentire profondamente perché la cattiva fede (ovviamente non mi riferisco alla persona intervenuta nel blog) degli ambientalisti istituzionali e degli scienziati che praticano una “deontologia” discutibile sono la prova che nell’argomento entra molta propaganda sistemica, sorretta da ragioni ideologiche (per la costruzione di un senso comune unidirezionale) che ha un fine solo in parte decifrabile. La maggior parte di questi guru ambientalisti affermano le proprie convinzioni lanciando allarmi sociali di ogni tipo, puntualmente accolti dall’establishment, tanto mediatico che politico, il quale, pur essendo il primo imputato in questo processo, fa da cassa di risonanza a tali idee balzane.

Procediamo con ordine e cerchiamo di verificare se, per esempio, la litania sulle energie alternative e sui consumi oculati perorati dai questi signori, che tanto si accalorano per la salvezza del pianeta, abbia un fondamento scientifico. E’ chiaro che non essendo uno scienziato dovrò basarmi su dati che non posso dimostrare direttamente ma che sono stati avanzati da altri scienziati, non ancora smentiti dalla comunità dei colleghi pro-ambiente. Così, sapevate che la trasformazione dell’energia solare in biomassa ha un’efficienza inferiore all’1% mentre i Verdi e i loro sodali ambientalisti ci hanno sempre raccontato di un’efficienza di quasi il 100%? Come potete ben capire la forbice è così larga che, ovviamente, qualcuno sta mentendo in maniera spudorata.

Oppure, avete mai pensato al fatto che, come dicono i Verdi, se si abbassassero le emissioni di anidride carbonica di un 70% rispetto al livello attuale saremmo tutti già morti di fame. Perche? Ce lo spiega Battaglia, il quale è uno scienziato al pari degli altri, ma col vantaggio di non temere il contradditorio, al contrario di Rubbia, leader delle energie alternative, il quale, invece, più volte si è sottratto al faccia a faccia con il collega. Dice quest’ultimo: “Siccome il 90% dell’energia che usiamo proviene dai combustibili fossili, e siccome l’80% dei costi di ciò che mangiamo sono, direttamente o indirettamente, costi energetici, allora, se dipendesse dai Verdi, la disponibilità di cibo del mondo sarebbe ridotta del 50%, come si calcola moltiplicando 70x90x80. Circostanza che, per noi, significherebbe saltare il pranzo e limitarsi alla colazione e alla cena; ma per un paio di miliardi della popolazione mondiale significherebbe passare dalla condizione di limite di sopravvivenza alla condizione di estinzione per fame. Che le cose stiano così, e a dispetto del fatto che vorrebbero farci credere di poter colmare con l’energia dal sole quel 70% (per ragioni tecniche l’energia dal sole non può colmare neanche il 10%), ne sono consapevoli anche i Verdi: fateci caso, ma sta infatti diffondendosi l’idea della «decrescita felice». Immagino che la felicità stia nel fatto di non essere tra quei 2 miliardi destinati a morire di fame”.

Io, quanto meno, sono attanagliato dal dubbio e poiché nessuno se l’è sentita di smentire Battaglia scelgo, al momento, di non saltare nessun pasto e di respirare un po’ peggio. Almeno, finché riesco a mangiare non mi si annebbierà la vista ed il cervello e, forse, sarò ancora in grado di trovare una soluzione al problema dell’inquinamento (non in quanto singolo ovviamente), che sicuramente è reale ma nei confronti del quale occorrerà operare vagliando le opzioni migliori.

Sapevate che l’energia eolica produce elevati quantitativi di CO2 che si espandono nell’atmosfera? Secondo uno studio di un’associazione ambientalista francese (la Federazione francese dell’ambiente sostenibile): “a dispetto dei 18 Gw (gigawatt) eolici (18mila turbine alte 100 metri) installati in Germania e dei 10 Gw eolici installati in Spagna, negli ultimi 5 anni le emissioni tedesche di Co2 sono aumentate dell’1,2% e quelle spagnole del 10,4%” tanto che si giunge alla “triste” conclusione che “l’eolico è un colossale inganno economico ed ambientale”.

Risultati che fanno maggiormente riflettere soprattutto se, secondo quanto sostenuto dagli ambientalisti di casa nostra, avremmo dovuto quasi installare le pale eoliche persino sui tetti delle case.

Secondo Battaglia non ci voleva nemmeno uno studio approfondito per capire tutto ciò in quanto “…la parola-chiave in questo uso è la parola «potenza» e non la parola «energia»: se le erogate 1 kWh di energia con la potenza di 100 W, una lampadina da 100 W sta accesa per 10 ore; se le erogate 1.000 kWh alla potenza di 1 W avrete consumato mille volte più energia ma la lampadina sarà rimasta spenta. Quando il vento non soffia le pale non girano, e non si aggiunge alcuna potenza al sistema elettrico, esattamente come non si aggiunge alcuna luminosità ad un locale dotato di lampadine potentissime ma spente”. In secondo luogo “…l’energia elettrica è un bene particolarissimo: se ne deve produrre tanta quant’è la domanda, e quando richiesta deve essere prodotta, sennò il sistema va in blackout. Quando il vento non soffia e la popolazione richiede energia, questa deve essere erogata dagli impianti convenzionali”. Ciò significa che quando invece il vento soffia “…fa risparmiare combustibile convenzionale e nulla più. Quanto? L’aritmetica è facile: per produrre 1 Gw-anno di energia elettrica l’anno sono necessarie 6.000 turbine che costano più di 6 miliardi e durano 20 anni, alla fine dei quali saranno stati prodotti 20 Gw-anno di elettricità. Per produrre i quali, però, basterebbe meno di 1 miliardo di euro in combustibile nucleare: non mi sembra che sia necessaria la consulenza del nostro Renato Brunetta per comprendere che spendere più di 6 miliardi subito per risparmiare meno di 1 miliardo in 20 anni non sia il massimo della furbizia. Ecco perché è necessario che l’eolico sia sovvenzionato in modo abnorme col denaro delle nostre tasse. Ed ecco perché il settimanale tedesco Der Spiegel lo ha definito «la meglio sovvenzionata distruzione dell’ambiente”.

Qualcuno potrebbe pensare che si tratti di un punto di vista come gli altri. Vero! Ma qualche dato Battaglia lo fornisce con una fondatezza scientifica che supera di molto quelli sciorinati da Pecoraro-Scanio nella Conferenza nazionale del clima, dove l’infausto ministro dichiarò che l’effetto serra causato dalle emissioni antropiche di CO2 determinava “un aumento quadruplo della temperatura rispetto alla media planetaria”. E’ legittimo, allora, il mio dubbio che quello ambientale sia un affare reso tale dagli “unguenti malefici” che qualcuno spande per lucrare su tali tematiche alle quali la popolazione è molto sensibile? Posso credere che l’ esasperazione di un allarme sociale abbia motivazioni molto meno nobili di quello che ci raccontano?

Stesso ragionamento vale per il fovoltaico, spacciato per una valida alternativa alle energie inquinanti quando in realtà questo potrebbe al massimo avere una funzione coadiutoria ed ausiliaria. Anche qui Battaglia ci fornisce dei numeri al contrario di Rubbia il quale, da quanto è dato di capire, riceverebbe fondi per le ricerche in dette tecnologie: “…da 16 kmq di specchi (che sono 16 milioni di metri quadrati di specchi da lavare frequentemente per mantenerne alta l’efficienza) si  ottiene una potenza accumulata di 1000 MW, pari a quella di una grossa centrale convenzionale. Ora, l’insolazione media annua in Sicilia è di 200 W/mq, e su 16 kmq si hanno 3200 MW, ma di radiazione solare incidente, non di potenza elettrica prodotta.” Pertanto gli specchi solari “hanno un’efficienza, se va bene e se li si lucida bene e frequentemente, dell’80 per cento; e il suo fluido di sali fusi (che, con spesa d’energia, dovranno essere mantenuti a 240 gradi sennò solidificano) avrà un’efficienza termica, a essere generosi, dell’ordine del 50 per cento; infine, c’è l’efficienza della conversione dell’energia termica accumulata in energia elettrica …che è del 40 per cento (in condizioni ottimali). Alla fine, quei 3200 MW dal sole diventano 500 MW elettrici: per uguagliare una centrale convenzionale, quindi, di specchi ce ne vogliono 32 milioni di metri quadri (da – non smetterò mai di ripetere – lavare frequentemente). Ma quanto costa un impianto di tal fatta? “… 5 miliardi, il doppio di un reattore nucleare. Cinque miliardi di euro per 32 milioni di metri quadrati di specchi (da lavare frequentemente) per un impianto”. E’ possibile, come dice lo stesso Battaglia, che con tali cifre si possa realizzare una “produzione in massa?”.

Infine un ultima parola sui termovalorizzatori. Gli ambientalisti, i decrescentisti alla Pallante ecc. ecc. che oggi ottengono tanta eco nelle Tv, sostengono che con tale sistema non si fa che peggiorare la qualità dell’aria e l’inquinamento complessivo a causa delle polveri sottili. Nel frattempo però aumentano anche le cataste di rifiuti per le strade (che bruciano lo stesso perché cittadini stremanti dall’olezzo le incendiano) le quali, probabilmente, finiranno stoccate in discariche fuori norma, come accade ormai da troppi anni con danni ambientali ugualmente devastanti. Al peggio, i termovalorizzatori costituiscono un necessario male minore rispetto ad una situazione tragica che i Pecoraro-Scanio di turno hanno contribuito ad aggravare con il loro ecoestremismo e con gli interessi economici che hanno celato dietro la coscienza ambientalista.

Su questo Battaglia sostiene che “L’incenerimento è forse il migliore metodo per ridurre il volume dei rifiuti solidi urbani, le potenziali proprietà infettive dei rifiuti delle strutture sanitarie e la potenziale tossicità di rifiuti chimici. Il timore dei rischi del metodo nasce dal fatto che alcuni prodotti di combustione sono tossici; … malgrado i prodotti incriminati siano tossici solo a concentrazioni ben più elevate di quelle liberate dagli impianti. Innanzitutto, i principali prodotti di ogni processo di combustione, inclusa quella dei rifiuti, sono l’acqua e l’anidride carbonica. Il processo inoltre produce materiale incombusto e ceneri che devono essere raccolti e opportunamente allocati. E produce anche particolato e altri gas, in misura minore; ma la loro pericolosità non può essere esclusa. Ad esempio, si teme la formazione di diossine e furani. Ma questa è favorita da una combustione incompleta che, a sua volta, è governata dalla durata del processo – che deve essere sufficientemente lunga – e dalla temperatura, che non deve essere troppo bassa. Ma neanche troppo alta: infatti, mentre i composti del mercurio sono volatili, quelli di altri metalli, come cadmio e piombo, si distribuiscono tra le ceneri e i vapori, privilegiando questi a temperature più alte. Quindi, l’inceneritore dovrà operare ad una temperatura di compromesso in modo da minimizzare sia i residui incombusti sia la quantità di metalli contenuta nei vapori. Le cui emissioni sono perfettamente controllabili grazie ad una tecnologia più che sperimentata.
Con l’attuale tecnologia è possibile disporre di inceneritori che affrontino il problema dei rifiuti in modo moderno e rispettoso dell’ambiente e della sicurezza sanitaria. E’ necessario, però, che essi siano affidati non ad ambientalisti della domenica ma a tecnici competenti, affinché questi garantiscano sia la giusta temperatura di operazione, sia la costante efficienza dei dispositivi di abbattimento degli inquinanti, sia le condizioni di sicurezza – anche per sé stessi – soprattutto durante l’avvio o il fermo dell’inceneritore. E, soprattutto, che siano addestrati per affrontare eventuali condizioni di malfunzionamento dovessero mai verificarsi, per errore o incidente.
Dopo che la popolazione è stata per anni terrorizzata dai Verdi, è necessario che si faccia opera di corretta informazione. Ad esempio, bisogna essere consapevoli che dagli studi epidemiologici sulle popolazioni che vivono vicino inceneritori – impianti molto comuni nel resto del mondo – non è stato osservato alcun effetto sanitario avverso. Se le emissioni degli impianti più vecchi potevano essere nocive per i lavoratori presso l’impianto (ma non per la popolazione circostante), quelle degli impianti moderni sono innocue per tutti: esse sono quantitativamente irrisorie per poter avere alcun effetto sanitario. In conclusione, se fatto operare in condizioni di efficienza, un moderno inceneritore svolgerebbe in modo egregio la sua funzione. Che è quella di salvaguardare l’ambiente.”

Mi sembra che ci siano informazioni sufficienti, quanto meno a mettere in dubbio i luoghi comuni che vengono diffusi dalla propaganda catastrofista dei molti ambientalisti "senza se e senza ma". Inoltre, mentre quest’ultimi ottengono tutto il clamore mediatico di cui hanno bisogno per perorare la loro causa, chi sostiene che si tratta di allarmismi ingiustificati viene quasi messo a tacere.

Sarò un malpensante ma vedo scorrere troppo denaro a sostegno di progetti che spesso si rivelano inutili se non addirittura dannosi per le tasche del contribuente e per lo stesso ambiente che si dice di voler preservare. Non voglio prendere una posizione troppo netta ma dixi et salvavi animam meam.