LE TALPE AMERICANE E GLI STRUZZI EUROPEI
Tacete, l’alleato vi ascolta! Le rivelazioni della talpa Snowden riportano di una intensa attività di spionaggio della Nsa, l’Agenzia di Sicurezza statunitense, nei confronti del Vecchio Continente e degli organismi politici, economici e diplomatici dell’UE, pare anche con la collaborazione delle principali cancellerie nazionali europee.
Tuttavia, dopo la divulgazione delle informazioni top secret i vertici nostrani sembrano cadere dal pero e fanno la voce grossa con la Casa Bianca, minacciando l’interruzione delle relazioni e, soprattutto, paventando uno stop indeterminato al trattato di libero-scambio tra le due sponde dell’Atlantico che sembrava ormai cosa fatta. Obama dice che chiarirà tutto. E’ una minaccia più che un gesto di distensione, per questo ci aspettiamo un lesto riallineamento del fronte degli indignati per finta.
Bleffano sperando di beffarci. In primo luogo, i responsabili della sicurezza di Bruxelles avevano riscontrato, già nei mesi addietro, interferenze nei telefoni e nei computer dei Palazzi europei e si erano immediatamente mobilitati per individuarne l’origine. In quella occasione si era constatato che i disturbi venivano generati dall’attività di una struttura collocata nell’area schermata del quartier generale della Nato, nei pressi della municipalità di Evere, dove ha sede anche la NSA.
Come ci si comportò dopo essere risaliti ai probabili colpevoli delle intercettazioni clandestine? Le autorità europee protestarono con la NSA, incontrarono i suoi capi per discutere lo “spiacevole equivoco” e fugare i sospetti, oppure chiusero gli occhi, magari dopo essersi interfacciati con gli apparati statali e i rappresentanti dei servizi dei singoli membri dell’UE? Siamo in presenza di una storia di talpe o di struzzi?
A quanto par,e nessuno mosse un dito e questo immobilismo complice fa crescere ulteriormente i dubbi di quanti, noi compresi, ritengono se non attendibile quanto meno degna di rilevanza anche l’altra notizia, uscita per qualche ora sul Guardian e poi ritirata per verifiche ed accertamenti, circa il coinvolgimento di sette Paesi, Italia inclusa, nella raccolta e trasferimento di dati personali (a scopi politici ed economici) di concittadini dell’Unione alle barbe finte statunitensi.
Sia chiaro, non ci sorprendiamo per l’accaduto perché Bruxelles, troppi indizi ce lo confermano, è una succursale di Washington. Ad ogni modo, diventa sempre più odiosa la pantomima di quanti, da quelle parti, si agitano, strepitano, scalciano e battono i pugni sul tavolo per l’assenza di coordinamento tra membri che prendono iniziative autoreferenziali spezzando l’unanime spirito continentale – magari stringendo accordi, tanto per citare uno dei casi maldigeriti da eurolandia, con la Russia, specie negli affari energetici, cioè in quelli a più alto gradiente strategico in questo inizio di III millennio – mai poi tradiscono la fiducia degli europei inviando dati sensibili ad uno Stato straniero.
L’Italia è stata spesso tirata per lo stivale dall’Ue e dagli Usa, sottoposta ad indicibili provocazioni e pressioni a causa dei suoi legami col Cremlino, ricavandone unicamente, dopo la chiusura dei canali diplomatici e dei business più lucrosi, isolamento e irrilevanza internazionale.
Eppure, sulle influenze concretamente operanti, sulla soggezione effettiva, sul servilismo in auge, sulla subordinazione hic et nunc, sulla stretta della manina d’oltreoceano che ci impedisce i movimenti nel bel mezzo di una crisi epocale non viene accesa nessuna vertenza e avanzata alcuna protesta dalle nostre classi dirigenti. Delle due l’una: o è complicità o è stupidità. Dal quel che dicono gli 007 pentiti (alle cui nobili intenzioni non crediamo nemmeno per un istante) si tratta di connivenza. Qualche squittio delle istituzioni europee, pertanto, non basterà a convincerci del contrario. Questa volta ci vogliono gesti eclatanti e liberatori che, probabilmente, non verranno.
C’è una sottomissione reale dell’UE agli States che deriva da uno squilibrio nei rapporti di forza sui quali si evita d’incidere per mancanza di prospettiva e di coraggio. Ci si preoccupa, invece, molto più del dovuto e senza riscontro oggettivo, di quella eventuale che nascerebbe qualora si lasciassero nelle mani Mosca le chiavi degli approvvigionamenti e dei dotti. I problemi andrebbero affrontati con un ordine di priorità, partendo dalla effettività delle situazioni e non dai paradossi costruiti ad arte per nascondere scomode verità o giustificare palesi menzogne.