LE VERITA’ NASCOSTE di G.P.
"Durante Tangentopoli accadde un fatto che merita di essere sottolineato. Premesso che non voglio denigrare
Parole di magistrato…un po’ in ritardo rispetto ad una lezione storica che ormai passa silenziosamente di bocca in bocca, e che si tramanda di orecchio in orecchio, da qualche lustro.
Tuttavia, una sentenza storica non significa nulla se mancano i soggetti sociali e politici in grado di rendere esecutiva la punizione (una dose letale di calci nel culo a questi governanti), e poter così meglio traghettare l’Italia nella difficile fase che si va ad aprire.
Chissà perché la “coraggiosa” magistratura (entriamo nel campo delle congetture retoriche) si sia risvegliata repentinamente, dal suo torpore primo-repubblicano, solo allorquando gli equilibri internazionali erano già inesorabilmente saltati e gli intoccabili della politica – i protagonisti di una stagione lunga quasi mezzo secolo – perdevano di credibilità, dopo la fine del dualismo (freddo o caldo che fosse, a seconda dei gusti) tra superpotenze egemoni, che aveva avvantaggiato a lungo la loro gestione dello Stato.
Tangentopoli ratificò il cambiamento dello scenario politico italiano per via penale, grazie al lavoro servile del tanto lodato pool di Milano (mani troppo pulite e schiena eccessivamente ricurva per appartenenti alla razza Sapiens-Sapiens) nonché alla disponibilità, a coprire il vuoto istituzionale che di lì a breve si sarebbe determinato, da parte dei nematodi viscidi del Partito Comunista, i quali non ebbero alcuna remora a rinnegare il loro passato, presentandosi al grande pubblico come la soluzione migliore per rinnovare “le istituzioni”.
Tutti questi vermi dimenticarono presto di esser stati comunisti, ed alcuni fecero persino pubblica abiura giungendo a mostrar vergogna per una tradizione che avevano solo cavalcato a fini carrieristici. Ma il senso di ripugnanza si addice più al loro presente che non ad un passato, comunque nobile, che non gli è mai appartenuto realmente.
Dopo il terremoto giudiziario denominato “Mani Pulite” il popolo ingenuo si aspettava un altro rinascimento italico, ignaro che i grandi capi della Repubblica erano già in fila sul Britannia laddove, per poco amor patrio e tanto amor proprio, veniva messo all’asta il futuro della Nazione.
Svalutazione della lira, smembramento delle grandi imprese nazionali, privatizzazioni a manetta, riforma degli assetti economici e politici: Bazar Italia, tutto al prezzo giusto cioè in svendita.
Ma l’operazione di capovolgimento politico si realizzò solo in parte, come ribadisce Forlani in un’intervista rilasciata a Il Giornale di oggi: “[La strategia era] quella di una radicale contrapposizione al pentapartito, cavalcando l’onda che doveva portare a equilibri politici diversi. Ma le cose non sono andate secondo le loro previsioni: arrivò Berlusconi”.
Già, sempre lui, l’uomo nero di Arcore, il Cavaliere catodico che per via televisiva ha impedito alla “giustizia proletaria” di trionfare una volta per tutte.
Come ha ribadito