LEGALITA’ E POTERE (SPUNTI DI RIFLESSIONE)


La verità della modalità di esercizio del potere dello Stato, tramite i suoi apparati dei nostri attuali (sub)dominanti (rispetto agli USA) si può forse trovare in autori un tempo infrequentabili. Ma dopo l’ennesima squallida prova di sé dal centrosinistra (incluse ovviamente le propaggini sedicenti radicali), taluni autori ci rivelano lo spesso strato di inganno ed ipocrisia diffusa dalla sinistra rispetto agli apparati nella fattispecie giudiziari. Il giurista tedesco Ernst Forsthoff, all’epoca sostenitore del nazionalsocialismo, nello scritto “Lo Stato totale” del 1933 nel criticare la repubblica di Weimar delineò il significato che per i dominanti ha la legalità e l’apparato che la persegue : “Chi ha lo Stato, fa le leggi e,cosa non meno importante, le interpreta. Egli stabilisce che cosa è legale. Poiché la produzione del diritto, come lo Stato in generale, è formalizzata e non ha più nessuna relazione essenziale con i principi materiali del diritto e della giustizia o con ordinamenti intoccabili, anche la produzione del diritto può entrare al servizio di qualsiasi scopo politico.
La legalità è quindi qualcosa di puramente formale e non significa altro se non che la volontà di un qualsiasi partito (…) è diventata disposizione di legge (…). La legalità è il mezzo con cui colpire il nemico politico : dichiarandolo illegale, ponendolo fuori dalla legge, squalificandolo dal punto di vista morale e consegnandolo all’eliminazione per mezzo dell’ apparato statale (…). In particolare il campo discrezionale che le leggi devono lasciare aperto all’azione statale permette di volgere quest’azione contro il nemico politico.”
Anni dopo il suo maestro Carl Schimtt, anch’egli all’epoca sostenitore del nazionalsocialismo, nelle glosse al suo scritto ‘Il problema della legalità’ chiarì ulteriormente la funzione che la legalità ha per i dominanti :
“La legalità diventa l’arma avvelenata con la quale si colpisce alle spalle l’avversario politico. In un romanzo di Bertold Brecht alla fine il capo dei gangster comanda ai suoi seguaci : il lavoro deve essere legale. La legalità finisce qui come parola d’ordine di un gangster.”
Quindi ne consegue che “La minaccia di processi politici può sempre essere un efficace mezzo di pressione, particolarmente quando il minacciato è completamente estraneo al mondo dei processi di quale tipo.”
In un volume mai pubblicato in lingua italiana ,Stanton H. Burnett e Luca Mantovani, The Italian Guillotine: Operation Clean Hands and the Overthrow of Italy’s First Republic, Lanham, Rowman & Littlefield, 1998, 332 pp., si formula un’ipotesi a proposito dell’operazione politico-giudiziaria denominata ‘Mani pulite’ che converge con quanto sostennero all’epoca La Grassa e Preve nel loro scritto ‘Il teatro dell’assurdo’.
La tesi di Burnett e Mantovani è la seguente : «Un gruppo di magistrati altamente politicizzati, in larga maggioranza orientati a sinistra, agendo come pubblici ministeri, hanno usato una legittima inchiesta giudiziaria per perseguire, selettivamente, i loro nemici politici, ignorando o minimizzando misfatti simili dei loro alleati politici. L’investigazione di fondo è stata un’inchiesta su pratiche che erano andate avanti per decenni… I magistrati sono stati abbondantemente appoggiati da un gruppo di quotidiani e settimanali, tutti di proprietà di alcuni pochi grandi industriali che avevano una chiara posta in gioco nel successo del colpo di Stato» (p. 9).
Burnett precisò l’obiettivo dell’operazione giudiziaria in un’intervista al Giornale del 05-05- 1998 : “Il pool non si è limitato ad applicare la legge ma ha speso molte energie per
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eliminare il pentapartito sapendo che a beneficiare di questa operazione sarebbe stato il PDS. Per questo si chiama golpe. [ …] Con l’eliminazione del pentapartito tutti davano per scontata la presa del potere del PDS alle elezioni del 1994. Ricordo che a fine 1993 ricevetti al CSIS Giorgio Napolitano e lo presentai come il prossimo ministro degli Esteri.”
La tesi di Burnett fu poi ulteriormente esposta e sintetizzata dall’autore per la ‘Stampa’ del 9 giugno 1998 : Mani pulite fu “Il primo colpo di Stato in stile postmoderno, portato a termine da un piccolo gruppo di magistrati, quasi certamente appoggiati da alcuni leader politici e da potentati economici, con la complicità degli organi di stampa da questi ultimi posseduti.”
Dobbiamo segnalare poi quanto ha affermato Cossiga a proposito di un suo esimio collega che occupava la massima carica all’epoca dell’operazione giudiziaria in questione e che oggi ammannisce dottamente sui temi costituzionali : “forse soltanto Oscar Luigi Scalfaro nel periodo di massima confusione causata dal tentativo di colpo di Stato giudiziario da parte del pool di Mani pulite, … si trovò nelle mani il potere di fatto di revocare i ministri e di sciogliere i Governi, nonché di bloccare leggi e far revocare decreti legge già approvati.” (Francesco Cossiga -‘Intervento del Presidente Emerito Francesco Cossiga, in occasione della presentazione del saggio di Marzio Breda ‘La guerra del Quirinale’ – Roma il 28 febbraio 2006)
La finta separazione dei (tre) poteri
Occorre non farsi irretire da quello che Althusser definì ‘il mito della separazione dei poteri’ (in ‘Montesquieu, la politica e la storia. Grandezza e limiti della teoria borghese dello Stato’ Savelli editore’) e di cui Marx svelò la genesi collocandola “in un periodo e in un paese in cui potere monarchico, aristocrazia e borghesia lottano per il potere, il quale quindi è diviso, appare come idea dominante la dottrina della divisione dei poteri, dottrina che allora viene enunciata come « legge eterna ». (‘L’ ideologia tedesca’ ).
Althusser sostiene che “ in realtà Montesquieu non aveva parlato affatto di separazione, bensì di combinazione, di fusione e di collegamento dei poteri.” E ne conclude che per Montesquieu “La famosa separazione dei poteri non è dunque che un’equilibrata spartizione del potere tra determinate potestà : il re, la nobiltà e il ‘popolo’. [ … ] Tale chiarimento ci pone … a sua volta una domanda : ‘ a vantaggio di chi avviene questa spartizione ?’ “. Questo perchè “si tratta innanzitutto di un problema politico di rapporto di forze, e non già di un problema giuridico riguardante la definizione della legalità e delle sue sfere.”
“Giustizia politica”
Il noto politologo tedesco Otto Kirchheimer, che fuggì dalla Germania nazista e approdò negli USA, entrando a far parte dell’ nell’Istituto per la Ricerca Sociale, meglio noto come Scuola di Francoforte ha scritto un saggio dal titolo emblematico : ‘Giustizia politica’ (Liberilibri editore 2002)
Per l’autore il carattere politico della magistratura, consiste nella perseguimento di fini politici con mezzi giudiziari. Kirchheimer sottolinea l‘aspetto strumentale della legge,cioè il suo uso, attraverso il magistratura, per eliminare avversari politici.
Picture Kirchheimer chiarisce inoltre che l’uso persecutorio dell’ apparato giudiziario non è stato solo caratteristico del regime nazionalsocialista, ma può normalmente verificarsi anche negli Stati di diritto, ed è ancora oggi presente nei governi che si definiscono democratici..
Nel procedere della giustizia politica l’ “importanza principale non consiste nella eliminazione degli avversari politici, già conseguita per via amministrativa, bensì nel legittimare la loro eliminazione di fronte alle masse popolari.”
5. Magistratura e conflittualità tra agenti strategici (di tipo economico e politico)
Il conflitto tra gruppi di agenti strategici si dispiega e rifrange sia tra i diversi apparati di Stato, sia all’ interno questi apparati, per ottenerne la prevalenza e indirizzarne l’azione.
Ogni apparato dispiega poi il conflitto tramite modalità e tempi peculiari del suo settore di competenza, della sua struttura organizzativa, delle sue tipologie di azione peculiari.
La magistratura dispone di un potere autonomo (di gradi differenti in rapporto alla congiuntura politica ed alla configurazione dello Stato in una determinata formazione sociale ), che è al tempo stesso separato ma unito dal conflitto alle altre condensazioni (di potere) che danno luogo agli apparati dello Stato.
La magistratura è un apparato dello Stato che ricopre diverse funzioni : coadiuvare l’azione di altri apparati statali , favorire ,attraverso la regolamentazione generale, l’ ordinata riproduzione dell’ordine vigente, e nelle circostanze di incapacità di ricambio del personale politico da parte di altri apparati preposti, può svolgere la funzione suppletiva di sostituire il personale politico non più conforme ai contingenti dettami riproduttivi sistemici attraverso la forma di un colpo di Stato giudiziario (altre forme che possono svolgere analoghe funzioni sostitutive ,sono ad esempio gli apparati militari per cui si ha un colpo di Stato militare, )