L’ENTRATA IN CAMPO, di GLG, 12 agosto ‘13
Tutti sembrano essersi scordati l’entrata in campo di Berlusconi nel ’94. Quando esplose la falsa operazione di “giustizia” (su input d’oltreoceano) per far fuori l’intero regime Dc-Psi, il tipo, che fu certo beneficato da Craxi, di fatto non si schierò contro quella manovra. Non si comportò come gli Amato e simili, ma tutto sommato era disponibile ad accettare il “cambio di regime” con il suo solito spirito accomodante (nel senso di comodo per i suoi interessi). Furono alcuni industriali – a mio avviso con in testa l’Agnelli, oltre al solito De Benedetti – a metterlo con le spalle al muro. Il perché lo lascerei in sospeso. Non mi convince che qualcuno volesse impadronirsi del gruppo industriale da lui creato, solita spiegazione intrisa di economicismo. Che si trattasse di impedire la salita di un parvenu nell’Olimpo dei “signori” mi convince ancora meno.
In ogni modo, questi sciocchi costrinsero il “nostro” ad impegnarsi in ambito politico. Egli tuttavia fece il possibile per non entrarci direttamente, ma appoggiando un nuovo schieramento che si opponesse alla sedicente sinistra, dominata dai voltagabbana piciisti con il contorno di altri opportunisti di minor peso usciti dalla Dc e dal Psi. Nel gennaio ’94 (se non sbaglio data, ma siamo lì) venne firmato il patto Segni-Maroni per una discesa in campo comune alle elezioni, che si sarebbero tenute dopo due mesi. Berlusconi, non so se convintissimo o meno, rinunciò ad entrare in scena e promise il suo sostegno. Dopo 24 ore Bossi sconfessò il patto per motivi che non credo siano conosciuti (non quelli reali). In ogni caso, è evidente che solo una serie di errori di valutazione commessi da varie parti spinse il berlusca nell’agone politico con i risultati ormai noti e con l’inizio del nuovo “infausto ventennio” italiano. E’ però inutile e ridicolo rendere lui responsabile, definendolo spesso (da veri idioti) quale secondo Mussolini, poiché la colpa spetta a chi si prestò alle manovre statunitensi (di certi ambienti di quel paese) tese a cambiare regime in Italia e alla mediocrità dei nostri “cotonieri” guidati dall’enormemente sopravvalutato “Avvocato”.
Quel ventennio è ormai, credo anche ufficialmente, finito. Il suo tramonto, come detto più volte qui, è iniziato nell’ottobre del 2009, si è accelerato nell’anno successivo e ha preso un andamento a tsunami nel 2011 con il tradimento del “nano” nei confronti di Gheddafi – e rottura del precario asse Mosca-Roma-Tripoli nel suo anello più debole, quello centrale – e con il primo “governo del presidente” (Monti) ecc. ecc. (ne abbiamo trattato più volte e semmai ci torneremo). Adesso, evidentemente non fidandosi di “liberare” il soggetto a volte un po’ riottoso, si è deciso di assestargli il colpo definitivo con la recente sentenza della Cassazione, all’origine della quale vi è l’uomo che finge, pensoso, di voler trovare la “quadratura del cerchio” mentre il pesciolino, con l’amo in bocca, si agita scompostamente, provocando però soltanto un innocuo sciacquio. Chiedere la grazia, come stanno facendo i suoi accoliti, è già un accettare l’umiliazione della condanna dopo averla tacciata di manovra puramente politica (come in effetti è, ma per continuare a sostenerlo credibilmente sarebbe necessario andare all’origine di essa, cioè ad Obama e alla neostrategia Usa; e figuriamoci se il “coniglio” se la sente!).
Salvo una trasformazione miracolosa, tipo quella del leone pauroso nel “Mago di Oz”, il cavaliere sembra ormai uno “scarto di magazzino” e dovrà rassegnarsi ad un ritiro perfino inglorioso, di cui la storia parlerà infine nei suoi veri termini di tracollo di un meschino, di un ranocchio che credeva d’essere un coccodrillo. Sembrerebbe quindi oggi completata l’operazione iniziata vent’anni fa, ma così non è. La politica è in questo paese abbondantemente squalificata, la fase – malgrado le “ripresine” annunciate, e perfino se effettivamente se ne presentasse una, assai gracile e poco duratura – resta fortemente critica, soprattutto per una situazione sociale di sconnessione se non proprio ancora di completa disgregazione, per una decadenza culturale paurosa e una totale mancanza di prospettive e di fiducia nel futuro. L’Italia vive effettivamente alla giornata in tutti i sensi. Una fetta di popolazione abbastanza consistente se la cava bene e crescerà di ricchezza con l’ancora più netta subordinazione di tipo similcoloniale, ma la grande maggioranza non ha gran che da sperare per molti anni a venire.
In questo momento il voler far fuori definitivamente Berlusconi, nel mentre la sedicente sinistra ha vissuto per vent’anni di esclusivo antiberlusconismo senza un benché minimo progetto politico, dimostrerebbe soltanto una cosa: si è deciso di tentare la strada di un nuovo “grande centro” (non il “centrino” Monti-Casini, un mero tastare il terreno con risultati invero scoraggianti), che ricordi pur alla lontana, e come parodia, la vecchia Dc. Dal punto di vista degli squallidi personaggi di cui detto centro dovrebbe essere costituito non sussistono grandi problemi: Pdl (prima) e Pd subito dopo (anche per il venire meno del “nemico/cemento unitario”) sono vicini allo sfascio. Sono pieni zeppi di opportunisti e cialtroni della peggiore specie, soltanto assetati di governo (per conto di altri, soprattutto situati negli Usa), che non avrebbero difficoltà ad unirsi, momentaneamente, per coprire l’intero spazio di possibile governabilità.
Tuttavia, non esiste più il mondo bipolare, l’atlantismo è solo l’ombra di se stesso: oggi gli Usa non hanno da fronteggiare l’Urss. La Russia non è così potente; e tuttavia la situazione di multipolarismo, per quanto imperfetto, è ben più complicata del vecchio mondo e vede un pullulare di “nuclei di resistenza” (non solo paesi, Stati, ma anche gruppi etnici, religiosi, ecc. con velleità varie), che sono tanti punti di fuga e superfici scivolose su cui qualsiasi strategia con velleità “imperiali” (di accentramento del controllo mondiale) entra in dispersione dimostrando una crescente inefficacia. Quel che accade su scala più generale si riflette pure nel nostro paese. Pdl e Pd possono dissolversi, lasciando liberi molti gruppetti di incapaci – di cui un Monti e adesso Letta sono rappresentanti “insigni” – la cui “sacra unione” (e per fare che cosa di veramente incisivo politicamente?) suscita ilarità e disprezzo.
Fra l’altro, la mediocrità e anzi inesistenza politica dei personaggi che affollerebbero il “nuovo centro” – unita alla diffidenza di ognuno contro tutti e allo scatenamento di lotte intestine che quest’ultima provocherebbe in breve volger di tempo – è dimostrata dalla ridicola commedia inscenata per rieleggere un quasi novantenne alla presidenza del paese, ormai sfibrato e spampanato. Un personaggio di buona esperienza politica, di quarantennale rapporto di “amicizia” con gli Stati Uniti (una garanzia dunque per questi ultimi, in specie per alcuni ambienti “democratici”); la dice però lunga l’impossibilità di trovare un sostituto un po’ meno vetusto, accettato dai tutti i potenziali “neocentristi”. L’operazione in via di svolgimento non è dunque di facile realizzazione.
Inoltre, gli odi ventennali suscitati dalla lotta Berlusconi sì/Berlusconi no può così facilmente rientrare? Nei sondaggi, il centrodestra “vecchio stampo” sembra essere adesso il primo partito; in ogni caso, rappresenta quasi un terzo dell’elettorato. Certo, si eviteranno come la peste le elezioni, ma resta comunque la frattura tra ampi settori contrapposti della popolazione. E tale contrapposizione verrebbe facilmente ricomposta – e soprattutto in tempi brevi – dall’assunzione di una leadership “neocentrista” da parte di gente come Renzi (il “nuovo” del Pd, sulla cui intelligenza si può fare affidamento come sul fatto che stanotte cadrà sulla Terra un meteorite di 10 km. di diametro) e come certi personaggi “scorbacchiati” quali quelli detti “colombe” nel Pdl? Ricordiamoci Totò: “ma mi faccia il piacere!”.
Di conseguenza, qualcuno più intelligente spinge per l’entrata in campo della figlia del “grande capo”, unita al lancio di una “novità” quale Forza Italia. Salterebbe l’operazione “grande centro” e si ricreerebbe l’antagonismo degli ultimi vent’anni, che è riuscito per così tanto tempo a sostituire la politica con il semplice “tifo” e con la finzione del “destr/sinistr”, mentre destra e sinistra, nel loro senso storico effettivo, non esistono più da alcuni decenni. Ovviamente, si cercherebbe di spingere “la Marina” verso un atteggiamento da “colomba” per cercare di recuperare almeno alcuni aspetti del neocentrismo. La via sarebbe comunque molto stretta, quasi impraticabile; anche perché i vent’anni passati hanno riempito quella che chiamiamo ancora “sfera politica” di un’enorme quantità di inetti, corrotti, semplici giocatori da bussolotti. Ultimamente sono poi arrivati altri scervellati come i “grillini”. Vai a fidarti di questa accozzaglia di incompetenti e ottusi! Senza considerare che anche i tifosi non capiscono ormai pressoché nulla di politica e si sono dati ad un antagonismo da stadio che non sarà facile recuperare ad un andamento meno irrazionale e più fondato “in re”.
La crisi in corso – la nuova stagnazione sostanziale, pur senza sconquassi ma nemmeno vivaci salti in avanti – non aiuterà simili manovre da “stallieri del Re”. Per questo inizia il tambureggiamento mediatico sulla “ripresina”; nello stesso senso, ma con segno opposto, di quanto si fece nel 2011 per gettare fuori dai piedi Berlusconi e sostituirlo con un più grigio e ancor meno intelligente seguace del Presidente, a sua volta ligio alla “alleanza” (chiamiamola così) con Obama; vi ricorderete le litanie sulle crisi di borsa, sullo spread, il tutto condito con giudizi delle sempre criticate, e mai inviate definitivamente a quel paese, società di rating. Dovevamo finire come la Grecia che, alla fin fine, non sembra nemmeno lei trovarsi nell’Inferno più nero. Male sì, ma adesso anche la Grecia non fa più clamore.
In ogni caso, un’epoca è finita e siamo in transizione verso una nuova, che dovrebbe essere di pura e semplice subordinazione passiva alle mene di coloro che tentano di opporsi al multipolarismo. Tutto quanto sta accadendo da ormai tre anni, e in particolare nell’ultimo, è la dimostrazione di difficoltà internazionali dei nostri padroni e dell’infamità dei servi italiani. Non sanno bene che pesci pigliare e come indirizzarsi. La politica è fortemente squalificata nel nostro paese, il ceto intellettuale non ha più la presa di una volta pur se la coglioneria della “ggente” sembra in crescita. Impossibile fare previsioni di lungo o anche medio raggio, è indispensabile seguire passo dopo passo le demenziali pantomime di questi sicofanti che occupano la scena pseudo-politica.
PS http://notizie.virgilio.it/politica/letta-se-cade-governo-si-paghera-imu.html
si legga bene quello che è qui scritto. Si dimostra che questo Letta è più viscido del più viscido democristiano dei tempi andati. Tuttavia, non gli attribuiamo piena responsabilità se non quella di prestarsi, senza alcuna personale dignità e una sua propria idea purchessia, alle manovre di…. sappiamo ormai bene chi, inutile ripeterlo in continuazione. Sappiamo chi è il “comandante in capo” in questo paese e a chi deve rispondere sul piano internazionale. Ormai scoperta è pure la commedia che recita l’intero Pdl (opportunamente diviso in “falchi” e “colombe”), il quale non ha alcuna autonomia rispetto al suo leader in continuo barcamenarsi per non perdere completamente la faccia con i suoi fan, senza però irritare troppo i suddetti personaggi che comandano (secondo una rigorosa gerarchia che va dagli Usa all’Italia). La disgustosa recita sull’Imu è sintomatica e di una chiarezza esemplare, almeno che chi ha ancora un briciolo di cervello. E speriamo non risolvano il problema pestando su tutti i contribuenti (compresi quelli che non posseggono alcun patrimonio immobiliare) mediante la cosiddetta “service tax”, nome nella lingua dei padroni per dire tassa sui rifiuti, pagata anche dagli affittuari di case altrui.
Vergognosa pure la campagna orchestrata dai giornali del “cavaliere” contro la magistratura nel tentativo di facilitare l’opera per la fantomatica “agibilità politica” del condannato. In questo blog non abbiamo mai fatto sconti a questo fasullo “corpo di giustizia”, di cui conosciamo i nefasti fin dal lontano 1992-93. Già all’inizio, il sottoscritto sottolineò la politicità (“sporca” perché mascherata da ipocriti finti moralisti) dell’azione giudiziaria. Tuttavia, ne ho sempre segnalato anche i precisi scopi stabiliti da dati ambienti degli Stati Uniti; e ne ho indicato i vari agenti in Italia, a partire dai vertici di questo Stato da operetta. Il “bruco” e i suoi accoliti hanno voluto raccontarci dei “cattivi comunisti” (appoggiati dagli Usa, coglioni immani?) che hanno infiltrato la magistratura su ordine dell’Urss (ma che forza! E’ crollata da 22 anni e questi magistrati continuano ad operare come setta segreta al suo comando). Buffoni di berlusconiani! Sono di “destra” in quanto perfetto riflesso speculare di quelli di “sinistra”; servi che più servi non si può! In questo paese, pur “di Pulcinella”, mai si era visto un simile assembramento detto politico che è puro liquame di fogna. Lo si spurghi del tutto, non si respira più!