LEONI E (FINTI) AGNELLI (di G. Gabellini)
Nemmeno i più ostinati inquinatori della realtà oseranno negare che senza l'appoggio della "coalizione di volenterosi" i sedicenti "ribelli" sarebbero da tempo stati eliminati dalle forze fedeli a Muhammar Gheddafi. Tuttavia nemmeno i bombardamenti a tappeto dei caccia francesi, statunitensi e britannici si sono dimostrati sufficientemente efficaci a spianare definitivamente agli insorti la strada che conduce al pasoliniano "Palazzo" di Tripoli. Di fatto, se la congrega di aggressori si fosse limitata a prendere atto della sconfitta, Nicolas Sarkozy si sarebbe visto obbligato a scolpire il proprio definitivo e inesorabile epitaffio politico, Francia e Gran Bretagna si sarebbero ritrovate a raccogliere i cocci rotti dei propri aneliti imperiali andati in frantumi, gli Stati Uniti avrebbero dovuto aggiungere un ulteriore e clamoroso fallimento dopo Afghanistan ed Iraq. Sull'atteggiamento italiano è forse opportuno stendere un velo (poco) pietoso. E' alla luce di queste durissime valutazioni che è stata prospettata la possibilità, ventilata per primo da Barack Obama, di inviare armi ai ribelli al fine di spezzare la pericolosa inerzia attualmente favorevole al colonnello Gheddafi. Le autorevoli "menti raffinate" che hanno avuto finora l'ardire di avanzare scrupoli di natura umanitaria per fregiare di crismi legittimatori l'intervento degli aggressori, sono così servite. Una volta sedata l'insurrezione, Gheddafi avrebbe indubbiamente dato luogo ad una durissima resa dei conti, che avrebbe ristabilito i rapporti di forza all'interno del paese ed evitato la frammentazione della Libia nelle regioni di Tripolitania, Cirenaica e Fezzan. Forse il fatto che l'Occidente ricco e pasciuto non sia scenario di una vera guerra dal 1945 ha decisamente compromesso la capacità raziocinante di gran parte dei cittadini, i quali appaiono sempre più restii ad accettare il fatto inoppugnabile che ogni guerra comporti la composizione di situazioni e scenari poco piacevoli. Quando l'esercito giapponese invase la Cina perpetrò uno dei più grandi massacri che si ricordino. Quando le armate della Wehrmacht dilagarono in Unione Sovietica, numerosi fanti tedeschi si resero responsabili delle più assurde e impensabili crudeltà. Un paio di anni dopo, i soldati dell'Armata Rossa penetrati in territorio tedesco agli sgoccioli della Seconda Guerra Mondiale, effetturono pesantissime ritorsioni contro la popolazione civile. Una volta piegate le resistenze giapponesi durante l'estenuante battaglia di Guadalcanal, i marines statunitensi sospinsero i superstiti sconfitti e arresisi sugli roccioni a strapiombo sul mare con l'ausilio dei lanciafiamme, costringendoli a gettarsi. La Storia è satura di pagine oscure consimili. Quindi è assolutamente ipocrita, oltre che disonesto, ostentare – come fanno noti e riveriti "intellettuali" come Bernard Henry Levy – la faccia compunta e preoccupata di fronte alle "efferatezze" cui si abbandonerebbe Gheddafi qualora i "volenterosi" aggressori battessero in ritirata. Inoltre, fatto assai significativo, il cervello di molti "autorevoli" commentatori arroccati su posizioni affini a quelle di Henry Levy non pare esser stato minimamente sfiorato dal dubbio che rifornendo di armi i ribelli libici non si faccia altro che favorire un massacro simmetrico (se non di entità superiore) a quello che ci si prefiggeva di evitare. Di colpo, ogni premura umanitaria viene riposta nel cassetto, se a rimetterci la pelle sono i compari di Gheddafi. La verità è che i "volenterosi" in questione brancolano nel buio più assoluto, e che la crisi libica rispecchia in maniera estremamente fedele le intenzioni e le finalità delle potenze invischiate nella "missione". Gheddafi da abbattere, la Francia da riproporre, l'Europa da annientare, Obama da assecondare, gli israeliani da non indispettire, l'ENI da ridimensionare, Finmeccanica da frammentare, British Petroleum e Total da rilanciare,Berlusconi da sputtanare (cosa che sa fare benissimo da sé) e far riallineare, i profughi da strumentalizzare e l'ONU da adattare ai propri scopi. Tutti obiettivi primari perseguiti con tenacia, ma condotti (per lo più) con incredibile superficialità. Rispetto ai vari Sarkozy, Cameron, Berlusconi e Obama, il colonnello Gheddafi appare sempre più come un vero gigante.