L’euro è una rovina
L’Euro, la moneta unica europea, ha contribuito a far sprofondare l’Italia nella sentina della Storia. Ormai siamo un paese in caduta libera, anche a causa delle scelte disastrose di chi non solo permise una conversione assurda lira/euro (1936,27 £ per 1 €) ma costrinse il Paese a sottostare alle regole e ai trattati dell’Ue, cedendo sovranità e dignità. Non bisogna dimenticare mai che l’architettura politica è a monte di tutto ed è essa ad essere maggiormente responsabile dello sfacelo nazionale, ben prima del denaro e del suo nominalismo. Sta di fatto che senza l’iniziale sottomissione (geo)politica, con cui si piegò la Penisola agli interessi stranieri, il resto non avrebbe potuto sortire gli effetti devastanti che sono, da tempo, sotto gli occhi di tutti. I ciarlatani, economisti e politici per mancanza di prove, i quali dicono, ancora oggi, che se fossimo rimasti fuori dal gioco saremmo falliti fingono di non vedere il fallimento in corso, accaduto proprio per la loro adesione ideologica ad un progetto che definire rovinoso è persino poco. Il giorno dopo l’introduzione dell’euro gli italiani furono scippati del loro potere di acquisto, i prezzi aumentarono del 100% (un caffè che costava 1000£ arrivò subito a costare 1€, senza essere un caffè doppio) e fu tutto un rialzo che dimezzò i soldi nelle loro tasche. Coloro che furono artefici di tanti sfracelli devono essere banditi dal discorso pubblico, invece ce li ritroviamo ancora a pontificare su un futuro che hanno distrutto. Vanno spazzati via, con i loro circoli, le loro consorterie, i loro partiti ed i legami internazionali, per poter davvero rifare l’Italia.
“Dal confronto tra i diciassette anni precedenti all’euro e i dicassette successivi, l’Italia ne esce martoriata. Un’Italia che proprio per le sue caratteristiche di Paese manifatturiero e votato all’export, soffre più degli altri di un cambio troppo forte. Mentre tra l’85 e il 2001 il prodotto interno lordo italiano è cresciuto di 482 miliardi di euro (+44%), tra il 2002 e il 2017 di soli 31, uno scarno + 2% in quasi vent’anni. E l’export è testimone di quanto l’euro danneggi la nostra economia. Sempre tra l’85 e il 2001, le esportazioni, intermini reali, sono aumentate del 136,3%. Dopo l’adozione della moneta unica, del 40,9%, meno di un terzo….Per l’Italia il bilancio dei primi vent’anni di euro è drammatico. Il pil pro capite è allo stesso livello del ’99, la disoccupazione gravita da sei anni all’11%, la produzione industriale è ancora inferiore del 22% rispetto al picco del 2007..-Per capire quanto la gestione della crisi, da parte dei governi italiani e delle istituzioni europee, sia stata disastrosa, basta un dato: il reddito degli italiani tornerà al livello del 2007 soltanto nel 2022. Quindici anni persi. Una distruzione di ricchezza senza pari nella storia italiana, superiore addirittura alla seconda Seconda Guerra mondiale quando ci vollero dieci anni perché il pil pro capite supe-rasse il livello del ’39”. Da Libero di oggi, 31.12.18