L’EUROPA DEI CODARDI
La dr.ssa Ursula Von der Leyen è il nuovo presidente della Commissione Europea, ce l’ha fatta per una manciata di voti, gentilmente concessi dai pentastelluti di casa nostra, decisi a mettersi in società con Pd e parte di F.I. per frenare la Lega. Proprio tra Strasburgo, sede del Parlamento Europeo dove è stato eletto Presidente l’ex giornalista piddino David Sassoli, e Bruxelles, sede della Commissione Europea, dove ora siede la politica tedesca della CDU, è nato il piano operativo di ribaltone per cambiare il governo del Belpaese. Tuttavia, questo progetto esiste nella testa del PresdelRep da sempre, tanto che costui, già “in illo tempore”, impose due sue sentinelle, Tria e Moavero, nel sedicente esecutivo sovranista per seguire e sabotare ogni sua mossa. Con un Conte-bis o con un nuovo gabinetto, magari guidato da Draghi “il vile affarista” della GS, (come lo chiamava Cossiga), comunque il disegno non lascia quasi più niente all’immaginazione. Ovviamente, non si deve passare dalle urne perché c’è il rischio che il popolo, non comprendendo le “superiori manovre” che gli ottimati hanno pensato per il “suo bene”, si affidi ancora a Salvini ed anche con più convinzione. Questa schifezza la chiamano democrazia e con questo bagaglio di imposture accusano Putin o altri di dittatorialità.
Ma veniamo al discorso del neo Presidente Ursula Von der Leyen. Costei ci conferma, con le sue parole, che Croce non si sbagliava sui medici in Politica e che l’Ue non esiste come entità (geo)politica. La sua Europa ha infatti bisogno di un tutore esterno per autorappresentarsi: “La pietra angolare della nostra difesa collettiva sarà sempre la Nato. Resteremo transatlantici”. Poiché dire Nato è dire Usa, ella ci sta ricordando che qui comandano gli statunitensi, che per sopravvivere come europei dobbiamo morire americani. Ha ragione allora Alfonso Berardinelli a scrivere su Il Foglio che l’Europa era più unita quando non era unita…La realtà che è sotto gli occhi di tutti è comunque la disunione dell’Europa unita e la conseguente assenza di qualunque forma di patriottismo europeo”. Infatti, come può esserci unità se il principio che tiene insieme la baracca è la fedeltà ad un soggetto esterno? Come può, su queste basi, nascere una identità europea?
Questa è l’Europa del servilismo, della dipendenza e della sudditanza da Washington. Un Continente che non è padrone del suo destino può solo distrarsi con ideologie d’accatto, sciocchezze di secondo e terzo ordine e narrazioni a tutto spiano. Ecco perché nel suo (s)ragionamento la Von der Leyen sciorina tutto l’armamentario di banalità sul quale questa Ue si regge da quando vive. Si parte col solito femminismo da quattro soldi che in bocca a donne di potere fa solo ridere: 1) “Quarant’anni fa esatti fu eletta la prima presidente donna del Parlamento europeo, Simone Veil, che presentò la sua visione di un’Europa più unita e più giusta. E’ grazie a lei e a tutte le altre icone europee che vi presento oggi la mia visione dell’Europa. E quarant’anni dopo, è con grande fierezza che posso dire: c’è finalmente una donna candidata alla presidenza della Commissione europea”. 2)Si prosegue con la retorica dei 70 anni di pace, come se fosse stato merito europeo e non dell’equilibrio bipolare, su cui incidevano principalmente i rapporti di forza tra Usa e Urss, ad aver assicurato la tranquillità dell’epoca scorsa. I nostri decenni di tregua sono stati le guerre di altri. Ora però i conflitti tornano a bussare ai confini europei ed anche al di qua del limes perché il multipolarismo ha decretato la sregolazione del vecchio ordine mondiale al quale restiamo legati nonostante i mutamenti sfavorevoli. 3) L’ambientalismo da ignoranti con la pancia piena che rinnega la nostra tradizione scientifica: “La sfida più urgente è mantenere sano il nostro pianeta. Questa è la più grande responsabilità e opportunità del nostro tempo. Voglio che l’Europa diventi il primo continente climate-neutral del mondo entro il 2050. Per farlo, dobbiamo fare scelte forti tutti insieme. Il nostro obiettivo attuale di riduzione delle emissioni del 40 per cento entro il 2030 non è sufficiente. Dobbiamo andare oltre. Dobbiamo volere di più. Abbiamo bisogno di un approccio a due livelli per ridurre le emissioni del 50 se non del 55 per cento entro il 2030. L’Europa guiderà negoziati internazionali per aumentare il livello di ambizione di altre economie importanti entro il 2021. 4) il piagnisteo sui poveri migranti mentre i cittadini europei precipitano nella crisi: “Lo stato di diritto è universale. Si applica a tutti. Negli ultimi cinque anni, più di 17.000 persone sono annegate nel Mediterraneo, che è diventato uno dei confini più mortali del mondo. In mare c’è il dovere di salvare vite umane e nei nostri Trattati e convenzioni c’è il dovere legale e morale di rispettare la dignità di ogni essere umano”. Ecc. ecc.
Questa Ue è un fallimento su tutta la linea e nel suo orizzonte ha il declino. La barca sta affondando mentre la sua classe (s)governante se le suona e se le canta come sul Titanic. Tuttavia, L’Ue e l’Europa non sono la stessa cosa. Se muore l’Ue l’Europa non resterà scoperta ma ritroverà se stessa negli atavici legami millenari, nei drammi e nelle imprese che l’hanno resa centrale negli avvenimenti dei secoli passati. Siamo rimasti troppo lontani dalla battaglia e siamo sprofondati in questa penosa inedia che genera panciafichismo e sogni di debolezza. La pace duratura, assicurata da contendenti lontani e vicini, ci ha appesantiti e ora soffochiamo nel nostro stesso vomito. L’Europa è stata grande nella tragedia e siccome questa tornerà ad avanzare, con o senza il nostro consenso, è meglio che ci prepariamo ad affrontarla corazzandoci di una visione autonoma. “Sai che cosa diceva quel tale? In Italia sotto i Borgia, per trent’anni, hanno avuto assassinii, guerre, terrore e massacri, ma hanno prodotto Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera hanno avuto amore fraterno, cinquecento anni di pace e democrazia, e che cos’hanno prodotto? Gli orologi a cucù”.
Chi vuol fare l’uccellino sia messo da parte.