L’Europa si salva con la Russia.
Nell’ultimo numero di Limes si parla di Antieuropa. Questo termine, secondo me azzeccato, si riferisce ad una struttura di governo del Continente costruita esclusivamente su interessi egemonici esterni allo stesso. L’Antieuropa, cioè l’Ue, ha una matrice americana, in quanto tale è contro gli Stati europei che vedono derubricate le proprie istanze a favore della geopolitica statunitense. Nel suo editoriale, Caracciolo rammenta che i due pionieri dell’Ue, Schuman e Monnet, erano in sostanza due agenti transatlantici, due congiurati di Washington che rispondevano alle mire conquistatrici di questa anche se ammantavano i loro discorsi di spirito cosmopolitico ed europeistico. Ciò dovrebbe bastare a far capire che l’Unione Europea non è un soggetto riformabile, esso può essere solo abbattuto e sostituito con un vero progetto indipendentistico che risponda alle esigenze multipolaristiche della fase storica. Di questo abbiamo già scritto con La Grassa, proponendo un asse Berlino-Mosca-Roma per la rinascita di un reale contropotere nel Vecchio Continente atto a ridisegnare i destini dei popoli che lo abitano.
Sulla rivista già citata, in questa direzione, c’è un intervento piuttosto interessante a firma di Vitalij Tret’jakov, intitolato “Senza la Russia l’Europa non si salverà”.
Riporto i passaggi piu’ stimolanti (poiché non tutto è condivisibile del pezzo) e che rispecchiano il mio punto di vista: “Il Vecchio Continente può sopravvivere se si riunirà a Mosca. Ma dovrà abbandonare arroganza e padrone americano, ricalibrare il concetto di democrazia… L’Europa e la Civiltà Europea si trovano a un passo dalla morte; sono in pochi oggi a dubitarne.
Purtroppo, le ricette per il salvataggio che si sentono risuonare più forte nella stessa Europa (vale a dire, l’Europa meno la Russia) sono o lacunose o prive di prospettive nella loro dogmaticità neoliberale, ovvero nella loro essenza antipopolare.
A mio avviso, è evidente che la Russia sopravvivrà anche senza questa Europa. Tuttavia, non isolo così deliberatamente l’Europa dalla Russia, o la Russia dall’Europa, come fanno gli europei più illustri, da poter rimanere impassibile davanti al destino di questa nostra parte di mondo.
Certamente, se l’Europa non rinsavisce da sé, la Russia non riuscirà a salvarla: la sindrome suicida di questa Europa si è fatta troppo potente. Tuttavia, mi sembra che la chance non sia ancora andata perduta. Provare a far rinsavire l’Europa è possibile e necessario.
…In nome della salvezza dell’Europa (intesa come civiltà europea) così come la conosciamo, stimiamo e amiamo, è necessario rivedere in maniera radicale (rivoluzionaria) ogni aspetto relativo alla politica europea in senso lato. Di seguito elenco ciò che reputo assolutamente non negoziabile e di primaria importanza.
La deoccupazione dell’Europa. La smobilitazione di tutti i battaglioni e la chiusura di tutte le basi militari Usa sul territorio dei paesi europei e pertanto, più ragionevolmente, il semplice scioglimento della Nato. L’Europa deve smettere di essere un vassallo militare degli Usa.
L’esclusione dall’Osce, come minimo, di Usa e Canada, o ancor meglio la com-pleta soppressione di questa organizzazione, in quanto essa ha tradito la sua missione primigenia. Complessivamente, queste due misure comporteranno, se non una totale, quanto meno una radicale de-americanizzazione dell’Europa.
È necessario sciogliere l’Unione Europea in quanto formazione burocratica sovranazionale ormai deceduta, che per giunta non riflette gli interessi, non solo di tutte le nazioni europee, ma nemmeno di molti membri Ue. L’Unione Europea collasserà da sé con la stessa inevitabilità, negli stessi termini temporali e per lo stesso ordine di ragioni per cui collassò l’Unione Sovietica – un’Unione Europea numero 1, sorta cent’anni fa nell’Est dell’Europa. Ma questa volta sarà un collasso incontrollato, con i relativi eccessi e conseguenze.
La riunificazione dell’Europa. Gli europei occidentali non solo hanno permesso di vedere la propria parte d’Europa americanizzarsi, ma hanno anche privatizzato il nome storico dell’Europa, considerando Europa solo ciò che coincide con l’Unione Europea e la Nato e isolando da sé tutto ciò che non rientra in queste due organizzazioni, in primo luogo la Russia. È giunto il tempo di riunire Europa e Russia, poiché è questa la vera, completa e piena Europa, la vera civiltà europea (tra l’altro, estesa attraverso la Russia in Asia, fino all’Oceano Pacifico).
…elaborazione di una nuova architettura politica dell’Europa, in particolare di un’idea di Organizzazione delle nazioni europee (One). Ritengo doveroso sottolineare che i soggetti principali della politica intra-europea saranno solo e soltanto le nazioni sovrane europee (situate in Europa).
È necessario porre e stabilire giuridicamente il divieto di interferire reciprocamente negli affari interni tra Stati europei, nonché il divieto per qualsiasi Stato non- europeo di interferire negli affari interni degli Stati europei e negli affari intra-europei (compresi divergenze e confitti tra Stati membri).
Allo stesso modo le nazioni europee dovranno impegnarsi pubblicamente a non interferire negli affari interni di qualsiasi Stato situato al di fuori dell’Europa. Tale intromissione sarà possibile in casi eccezionali e soltanto su richiesta dei legit- timi governi di tali Stati o su risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu.
Le nazioni europee dovranno promuovere una riforma dell’Onu: il Consiglio di Sicurezza, dopo la riforma, dovrà formarsi su base continentale o su criteri di appartenenza culturale.
… La storia del mondo non si è fermata, nemmeno quella dell’Europa. La marcia della storia è un costante cambiamento dei confini, la comparsa e la scomparsa di Stati. Pertanto, è necessario creare all’interno dell’One un organo apposito: il Consiglio degli Stati non riconosciuti e dei territori europei contesi, con una rappresentanza per ognuno di questi Stati e territori.
Imperativo categorico è la creazione tra gli Stati europei occidentali e la Russia di un cordone di Stati neutrali, che nei successivi quindici anni non avranno diritto a partecipare ad alcun blocco militare internazionale, sia intraeuropeo che extraeuropeo. In tale cordone dovranno rientrare: Norvegia, Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Bielorussia, Slovacchia, Ungheria, tutti gli Stati dell’ex Jugoslavia, Bulgaria, Romania, Ucraina, Moldova, Georgia. Ciò permetterà un gra-duale superamento dello storico scisma d’Europa, che ha generato molte guerre in passato.
…Il rifiuto dell’idealizzazione e dell’assolutizzazione della cosiddetta democrazia (politica), giacché mai essa si è realizzata e, per principio, non è pienamente realizzabile o non può risultare democrazia per tutti. L’abbattimento delle vetuste scenografe democratiche che mascherano il potere della classe dominante. Il rifiuto dell’ipocrisia politica democratica, la quale costituisce uno dei tratti più riprove- voli dell’Europa contemporanea.
…Il rifiuto dell’imperante traduzione della democrazia, quale «potere della maggioranza» (pur illusorio), in una democrazia dove il potere (anche effettivo) è riposto nelle mani di un gruppo minoritario costituito da ferventi zeloti dalle ambizioni totalitarie a danno della maggioranza.
Ciononostante, è naturale che non si possano negare o ridimensionare il valore e il signifcato delle forme democratiche di governo (compreso il potere statale), così caratteristiche per la civiltà europea in diverse tappe del suo sviluppo. Tuttavia, non in misura minore la civiltà europea ha saputo usare proficuamente un altro regime naturale di governo della società: il sistema di comando e controllo (nei casi limite, l’autoritarismo). Pervenire a un equilibrio ragionevole, seppur costante- mente variabile, tra questi due metodi di governo è l’autentica – e non artificiale – democrazia, ovvero un potere in nome degli interessi della maggior parte della società e della società in generale…Il riconoscimento dell’eterogeneità delle nazioni europee, dei popoli, delle loro culture, lingue, tradizioni, comprese le tradizioni politiche, come valore fondante dell’Europa quale comunità di nazioni e quale civiltà. Nessuna nazione deve essere costretta a rinunciare alle proprie particolarità nazionali, siano esse ideologiche o politiche. A nessuno può essere imposto di conformarsi a una determinata formazione politica, a un regime, a un’ideologia o filosofia politica. La standardizzazione, ovvero l’omogeneizzazione sistematica, della vita delle nazioni e dei popoli europei è il meccanismo che conduce al graduale deperimento della civiltà europea…I cittadini di nazioni che un tempo possedevano colonie in tutti gli altri continenti del pianeta con tutte le conseguenze del caso, compreso lo sterminio di massa della popolazione locale e la tratta degli schiavi, non possono permettersi di insegnare agli altri la tolleranza, la democrazia, i diritti umani e altre cose del genere. Non hanno il diritto morale di insegnare ad altri popoli e a governi più giovani l’umanesimo, la misericordia, le virtù civili e politiche … L’Europa e la civiltà europea nella loro condizione attuale non possono essere salvate senza la Russia, escludendo la Russia o, ancor peggio, nello scontro con la Russia e in guerra contro di lei. Chi la pensa diversamente è ignorante, stolto o un provocatore (e non sono pochi nell’Europa orientale), o ancora un membro fedele (di principio o meno) del partito degli atlantisti, o, ancora meglio, un semplice schiavo docile e privo di volontà al soldo degli Usa. Proprio oggi l’Europa deve, infine, unirsi, in tutta la sua eterogeneità e in tutto il suo volume geografico e storico, alla Russia – la più grande, e sempre più europea della stessa Europa, parte della civiltà europea. Non si parla, chiaramente, di una mitica «casa comune europea», costruita su modello europeo occidentale o secondo progetti neoliberali, nella pratica governata da Bruxelles, Berlino o Londra…”
Ecco, questi pochi elementi alquanto ragionevoli, pur se da sviluppare, approfondire ed estendere ad altri presupposti, rappresentano dei principi sani per dare all’Europa (e alla Russia) il posto che meritano (ma che si devono riguadagnare dopo decenni di sfaceli) sulla scacchiera mondiale.
E’ un “vaste programme” ma qual è l’alternativa? Ci sentiamo di aderire a tali intenzioni espresse dall’analista russo. Rovesciare la dominazione americana non è un compito semplice per questo bisogna letteralmente annientare l’Ue, le sue classi dirigenti compromesse con gli Usa, essendo lo spazio in cui agiamo una gabbia nata più di 60 anni fa per diretto impulso dei vincitori della II Guerra Mondiale. I cosiddetti padri fondatori dell’Ue erano a libro paga dei servizi segreti americani e hanno realizzato un incubo più che un sogno. Per rompere il sortilegio occorre riavvicinarsi al principale antagonista di Washington, la Russia. Deve essere inaugurata una nuova politica di intese tra est ed ovest per rompere l’isolamento russo e sganciare l’Europa dalla dipendenza americana. Questi primi passi, da attuare con cautela, sono possibili perché il declino americano, seppur relativo, è un fatto. Il multipolarismo è un processo storico oggettivo e inarrestabile ma il mutamento dei rapporti di forza ed il ribilanciamento della potenza, dipende anche da fattori soggettivi. La Storia spalanca delle finestre ma per passarci attraverso bisogna “osare”, ed essere strategici. Ormai, anche muovere un dito in questo mondo in ebollizione genera scosse da tutte le parti. È l’oggettività della situazione conflittuale. La sorte dei conflitti dipende però anche dal l’intelligenza soggettiva degli attori in campo. Il mondo è aperto ad ogni possibilità.