LIBERAZIONE, QUOTIDIANO DELLA VERGOGNA – BIFO, PROFETA DELL’IDIOZIA di G.P.
Inferociva la reazione e gli intellettuali da tutto si distaccarono e insudiciarono tutto.
V. Majakovskij
Rossi sì, ma di vergogna. Liberazione, quotidiano sedicente comunista, ha superato davvero i limiti della decenza, tanto che non solo il suo direttore “Sansionetti” – replicatore dell’estetica sgarbiana nella sua improbabile versione di sinistra, alla quale si aggiunge lo spocchioso bon ton da comunistardo bertinottiano – ma anche tutta la redazione che ha permesso la pubblicazione dell’articolo del quale sto per parlarvi, meriterebbe di essere cacciata a calci nel sedere ed esposta alla pubblica gogna “proletaria” (che purtroppo per noi e fortunatamente per loro non esiste).
Spesso ci accusano di essere troppo viscerali e di sostituire all’analisi politica il vituperio e l’incazzatura (soprattutto verso gli ambienti di sinistra, rispetto ai quali ribadiamo, come un punto d’onore, che non abbiamo nulla a che spartire perché non siamo né di sinistra, né comunisti, da quanto queste connotazioni siano irrimediabilmente screditate) contro i sicofanti sinistrati che hanno definitivamente mandato il cervello all’ammasso.
La deriva pseudoculturalistica dei comunisti e dei loro organi d’informazione non è cominciata certo adesso. Essa fa parte dello smarrimento post-ideologico di una generazione che per anni ha predicato e reiterato indicibili errori politici celandoli dietro una famigerata “giusta linea” o, peggio ancora, dietro l’infallibilità del partito, nelle sue varianti istituzionalizzate o extraparlamentari. Il sostegno teorico a queste scemenze stava sempre nell’inevitabilità del comunismo, quale destino prossimo dell’umanità (perché lo aveva detto Marx, Lenin o Mao Tse), per cui si giocava a chi la sparava più grossa, tanto, alla fine,
Ma veniamo al misfatto. Come può un quotidiano che in epigrafe porta ancora scritto “comunista” permettere che dalle sue colonne un chiacchierone, residuo indecente dell’orda sessantottina e settantasettina, possa pronunciare frasi come questa: “Potremo affrontare il futuro soltanto se sapremo cancellare il ’17 dalla nostra immaginazione” ed ancora “la rivoluzione sovietica è stata un colossale errore”. Questo giocatore d’azzardo ultrarivoluzionario, sulla pelle altrui, è il tipo umano maggiormente preferito dal sistema che, non a caso, offre agli stralunati falansteristi sprizzanti buoni sentimenti da tutti i pori, lo spazio mediatico necessario per aumentare il caos politico e sociale. Adesso, mi chiedo, perché Liberazione si presta a tanto scempio? E’ solo colpa del suo funesto Direttore? Oppure i comunisti sono pienamente organici ai giochi di potere con i quali si cerca di deprimere risolutivamente, in un fase critica come questa, qualsiasi prospettiva politica, non dico di trasformazione ma almeno di comprensione del passato e del presente?
L’autore dell’articolo è il solito Bifo che, da un po’ di tempo a questa parte, ha preso di mira la rivoluzione Bolscevica (definita appunto un errore colossale) e Lenin (paragonato ad uno spietato dittatore). In verità, i motivi di tanto livore non sono così reconditi, in quanto il ’17 rappresenta una data fatidica, una rottura spazio-temporale nell’allargamento del rapporto sociale capitalistico il quale, fino ad allora, non aveva incontrato grandi resistenze, se si esclude la breve parentesi, altrettanto gloriosa, della Comune parigina esaltata dallo stesso Marx (per il precedente che essa aveva creato). Per questo non ci si dovrebbe sorprendere che i potenti tentino di cancellare per sempre dai libri di storia tali eventi eroici, facendosi assistere dai loro agenti culturali (ed i più accaniti tra questi sono proprio gli ex comunisti). Lenin coglie l’importanza dell’azione rivoluzionaria nella congiuntura, pur non essendo presenti le condizioni storiche necessarie (la famosa rivoluzione contro il Capitale di Marx, così come la definisce Gramsci), e prepara il suo colpo politico approfittando del fatto che le classi dominanti russe non controllano ancora appieno lo Stato e i suoi apparati coercitivi, perché profondamente divise. Ma non solo, dal punto di vista storico
Di fronte a questa grandezza dobbiamo sopportare le rodomontate di un saltimbanco post-menscevico che dà ragione a Martov, e torto a Lenin, solo per meglio corroborare i suoi vaneggiamenti utopistici sull’ “autonomia della sfera sociale dal dominio capitalistico”. Questo volgarizzatore che confonde utopia e scienza, iniziativa politica e desiderio moralistico, trasformazione sociale ed esodo biblico, dovrebbe essere mandato in Siberia ed invece continua a trovare spazio sulla stampa comunista. Se le cose stanno in questi termini è meglio per tutti che i comunisti scompaiano definitivamente dalla faccia della terra, insieme alla feccia culturale dalla quale si fanno rappresentare.
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P.S di Giellegi
IMPOSSIBILE NON INSULTARE
Dopo essersi appropriato del “yes, we can”, il Pd cerca di appropriarsi della prossima vittoria di Obama, come se l’avesse eletto. Questa sinistra stracciona non ha il becco di un progetto politico, non una sola idea in testa salvo il fatto che “Berlusconi non può governare”, perché non ne ha i “titoli morali”. Adesso vorrebbe dimostrare che il prossimo Presidente degli Stati Uniti è un suo adepto; allora è stata fondata una “società segreta”, credo proibita dalla legge, perché finora non constava che Obama avesse qualcosa a che fare con il Pd.
Ed in effetti contro questa ipotesi si scaglia la sinistra “estrema” (quella rappresentata dal giornalaccio Liberazione), che è come gridasse al Pd: “giù le mani da Obama!”. Così scopriamo che quest’ultimo deve essere un iscritto, ovviamente segreto, a Rifondazione, è un comunista, sogna un mondo di tutti statali beati nella loro inamovibilità, impunibilità, stipendio che corre comunque qualsiasi cosa essi (non) facciano. Che furbone, questo Obama, come si era mascherato bene; fra i suoi consiglieri, anzi fra i primi, ha nominato Brzezinski, notorio duro anticomunista.
Mi dispiace, quando si parla di altra gente, quando si fanno analisi della situazione, si può (e si deve) usare un tono calmo e rilassato. Quando però si ha a che fare con gentaccia simile, allora bisogna esprimere chiaramente il proprio disprezzo: sono deficienti e (non o, ma e) farabutti, canaglie, della peggior specie. Questi mascalzoni andrebbero banditi dalla società civile e isolati come appestati Se dipendesse da me, attuerei anche altre scelte più radicali. Senza remore morali, perché non riesco a credere che si tratti di essere umani; impossibile pensare che chi appartiene al nostro genere possa essere così schifoso e dannoso per la nostra salute e convivenza. In ogni caso, chiudiamo qui e parliamo il meno possibile di questi vermiciattoli, di questi scarafaggi. Ripartiamo con le analisi, dove è infine possibile ragionare con calma e non farsi venire le bave alla bocca.