L’indipendentismo catalano di A. Terrenzio

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Il referendum per l’indipendenza della Catalogna ha generato una serie di polemiche contro la decisione di Madrid di inviare migliaia di agenti della Guardia Civil, per impedirne il regolare svolgimento.

L’intervento delle forze di polizia del governo centrale ha dato il via ad una serie di proteste contro la presunta mancanza di liberta’ e richiami al regime franchista.

Tuttavia, la favola dell’indipendetismo catalano trova la sua ragion d’essere in questioni esclusivamente di carattere economico/amministrativo.

Ma siamo sicuri che tale richiesta di sovranita’ sia cosi’ genuina?

Si sarebbe portati ‘naturaliter’ a sostenere la causa delle liberta’ di ogni popolo contro un potere centrale soverchiante, che ne ostacola il processo di autodeterminazione, ma il caso catalano non e’ il solo a nascondere delle insidie e delle pressioni messe in moto da agenti esterni, per alimentare quel processo di indebolimento degli Stati nazionali, funzionale allo stato di subordinazione dell’Europa.

Inoltre, le classi politiche catalane, sono perfettamente allineate con Madrid nel perseguire un indirizzo filo-europeista, ad appoggiare tutte le sue politiche in materia economica e a favorire le politiche di aperture all’immigrazione.

Dietro la sindaca di Barcellona pare ci siano organizzazioni in area Soros Foundation, una Boldrini ‘in salsa catalana’, appare sempre in prima fila quado si tratta di promuovere le cause dell’agenda mondialista: diritti ai migranti, cambiamenti di sesso e famiglie allargate.

Una eventuale formazione di uno Stato Catalano, non andrebbe quindi contro l’UE e le istituzioni che ci governano ma solo a frammentare ulteriormente la gia’ traballante formazione comunitaria.

In un’intervista G. La Grassa, il professore marxista, ha dato il suo sostegno al referendum, non tanto per la causa catalana in se’, quanto perche’, a suo dire, essa contribuirebbe a ‘scompaginare il quadro’ e ad aumentare il caos di questa Unione, guidata da servi senza nessuna volonta di potenza.

In altre parole, tale situazione di scollamento, alimenterebbe lo stato di crisi che, se prolungato, faciliterebbe l’emersione di forze davvero dure pronte a mettere ordine in questo caos.

Tuttavia, non si puo’ far a meno di notare che a favorire tale stato di caos siano le agenzie mondialiste, con sede operativa al Pentagono, che spesso in passato si sono servite di cause autonomiste e autodeterminismi vari (vedi Kosovo) per perseguire disegni di destabilizzazione

A tal proposito, Sebastiano Caputo, in un suo editoriale sul Giornale.it fa notare come le élite’ di Washington abbiano abbandonato L’Arabia Saudita ed il Wahabismo al loro destino, poiché’ alleati poco affidabili, in declino tra i popoli musulmani, e abbiano giocato la carta dell’etno/regionalismo. La formazione di uno Stato Curdo filo-americano, situato tra Turchia, Iran e Russia, principali competitori nella regione, e’ la prova di tale strategia applicata nel teatro mediorientale.

Ecco perché nutriamo qualche sospetto verso presunte cause ‘nobili’ e romantiche come l’autodeterminazione dei popoli’, specie in questa fase strategica dove le ‘piccole patrie’ sembrano tornare di moda.

Inoltre, non possiamo non rilevare un’altra contraddizione che emerge tra la volonta’ di tenere compatta l’UE, ricorrendo a manovre autoritarie e repressive, e quelle di chi ne vorrebbe la frammentazione.

La politica di quest’UE e’ diretta emanazione degli interessi americani, ma gli interessi americani sono variegati e divergono molto in questa fase in cui i vecchi poteri democratici sono in lotta con quelli trumpiani. Il momento storico è ancora di difficile discernimento.