L’ONDA D’URTO DELLE GENERALI
Caldeggio apertamente l’integrale pubblicazione dell’articolo di Geronimo (Cirino Pomicino) sul Giornale di oggi (ieri, ndr). Dice esattamente quanto questo blog va sostenendo da quando è nato; e lui ha certo informazioni molto migliori, e di prima mano, delle nostre. D’altra parte, noi non abbiamo affatto la stessa visione ideologica e politica dell’autore del pezzo in questione; ma risulta anche evidente, per chi “sa leggere e scrivere”, che quest’ultimo non ha la stessa visione politica (e nemmeno ideologica) di coloro da cui, e per cui, viene stampato il giornale che ospita i suoi scritti.
Sempre più vicina è ormai la dissoluzione della cosiddetta Cdl, nel mentre l’intera lotta politica si sposterà all’interno del centrosinistra; anche i suoi “ispiratori” (in realtà “padroni”) – quelli che indico come GFeID (con annesso “Trio infernale” e il “piccolo establishment” raccolto nel patto di sindacato della Rcs) – sono ora divisi, per la prossima carica presidenziale in Confindustria, tra Marcegaglia e Bombassei, entrambi con “l’occhio a sinistra” (cioè, più precisamente: al centro dominante ma con “apertura a sinistra”). Perfino “i veneti” (anzi perfino “i vicentini”) sono disposti al compromesso con questi candidati (dietro cui sta l’attuale vertice di Confindustria) pur di ottenere una vicepresidenza (ad es. Calearo, per fare un nome “a caso”) e di contare un po’.
Seguiremo come sempre queste “battaglie tra giganti” (degli autentici nanetti che ci porteranno sempre più in panne), nel mentre continuerà la stagnazione economica del paese e la marcescenza e sfaldamento del suo tessuto sociale. Intanto, godiamoci questo preciso articolo.
glg
articolo di Geronimo – mercoledì 07 novembre 2007, (Fonte Il Giornale)
Mentre la politica è in rissa nei palazzi delle istituzioni la guerra tra cartelli economici e finanziari sta raggiungendo picchi elevatissimi. Lo scontro, tanto per semplificare, è tra Mediobanca-Unicredito da un lato e Banca Intesa-S. Paolo dall’altro. I campi di battaglia sono molteplici ma due svettano su tutti, il controllo delle Generali e il riassetto manageriale di Telecom previsto per domani.
Le Assicurazioni Generali sono da sempre un terreno minato, sul quale si sono consumati accordi, vendette e ricchezze sproporzionate. Dall’epoca liberale prefascista al famigerato ventennio, dagli albori della Repubblica sino ai giorni nostri, con un lungo silenzioso intervallo coinciso con l’egemonia di Enrico Cuccia su larga parte del capitalismo italiano. Le Generali sono un colosso finanziario che capitalizza in borsa 46 miliardi di euro che nei primi nove mesi dell’anno ha registrato utili per 2,3 miliardi con un incremento del 21% rispetto all’anno precedente. Ebbene un colosso di questa portata viene improvvisamente «terremotato» da una lettera scritta da un fondo di investimenti, Algebris, guidato da un giovane di belle speranze il dr. Davide Serra, che con il suo facile e fluido periodare ci ricorda esperienze antiche spesso conclusesi poi tragicamente. La lettera di Algebris al vertice delle Generali altro non contiene che cose sapute e risapute dal mercato. Alti stipendi del management, margini di gestione minimi rispetto a quelli dei maggiori competitor europei del leone di Trieste, dubbi sull’economicità di alcune diversificazioni, essenzialmente Telecom e RCS-Corriere della Sera. Come si vede nulla di nuovo sotto il sole.
Eppure la lettera di Algebris ha scatenato allarme e forti movimenti del titolo sul quale