Lotta tra clan oligarchici a Kiev

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psaNon c’è pace nella terra dei clan mafiosi, l’Ucraina. Questa volta non si tratta di bombe sui moskal del Donbass ma di conflitti tra ras che, dopo il golpe di Majdan, si contendono ancora lo Stato ed i suoi beni, disegualmente suddivisi con i nuovi padroni americani, i quali hanno messo le mani pasta negli affari più lucrosi. Siamo alle solite nefandezze, alle risse tra ubriaconi per la “cresta” che passa dal controllo delle aziende di stato, nonostante l’avvento della democrazia. Il regno della libertà si mostra a Kiev come un gran casino o casinò e, certamente, ciò non poteva cambiare la moralità dei parassiti e dei ladroni dei beni pubblici, ben sistemati nei ruoli istituzionali, oggi più di ieri. Poroshenko ha provato ad escludere Kolomoisky dai vertici di due partecipate petrolifere, Ukrtransnafta e Ukrnafta, e quest’ultimo ha occupato militarmente le sedi delle due imprese. Poroshenko ha anche tentato di privare Kolomoisky dei suoi battaglioni che, aut aut, smobilitano oppure scelgono di legalizzarsi sotto l’autorità delle forze armate ucraine. Il governatore di Dnepropetrovsk, in tutta risposta, ha bloccato i conti del Presidente alla Privatbank di sua proprietà e ha minacciato di far marciare i suoi uomini su Kiev, dove ormai governano “politici corrotti e furfanti” (se lo confessano tra loro). Come si concluderà questa dialettica tipicamente democratica tra gangster armati fino ai denti? Si troverà una mediazione, come quella già proposta dall’ambasciatore americano a Kiev, oppure si passerà alle maniere forti? Vedremo, nel frattempo vorrei ricordare che Igor Kolomoisky, feudatario di una delle regioni più ricche del Paese, già prima delle elezioni presidenziali si era candidato, senza però passare per le urne, a mettere ordine nella Capitale. In una mail intercettata dai cyberberkut, inviata al Gen. Anatoly Petrenko, rappresentante militare della Nato, aveva suggerito di mettere da parte Poroshenko, perché troppo debole ed incompetente per prendere le decisioni adeguate, e di affidarsi alla sua concretezza e ai suoi sistemi diretti (messi a punto nell’aggressione a Donetsk). Chissà che gli americani non si siano davvero convinti questa volta considerati i pessimi risultati dell’attuale inquilino presidenziale. Ci sarà un altro contraccolpo a Kiev? Difficile da prevedere una cosa del genere. Tuttavia, si vede ormai chiaramente come si è ridotta l’Ucraina. Una puttana sbattuta da troppi papponi che si sta consumando molto rapidamente.