L’UCRAINA E’ LA TOMBA DELLA STAMPA ITALIANA E DELL’AUTONOMIA EUROPEA
La stampa italiana si è dimenticata dell’Ucraina e della guerra ancora in corso laggiù, ma è meglio così perché quando prende la parola lo fa con grossolanità inaccettabile e partigianeria sciocca che non aggiungono nulla alle notizie circolanti grazie a blogger e siti specializzati. I nostri giornali si lamentano di vendere poche copie ma quelle che vengono acquistate sono già troppe rispetto al livello basissimo dell’informazione (dovremmo dire disinformazione) che producono. Dal Corriere della Sera che si commuove per i camerati di Pravy Sektor e della Guardia Nazionale di Kiev che lasciano le fidanzate per andare ad uccidere altri ucraini nel Sud-Est, al Fatto Quotidiano che si pregia di essere un foglio senza padroni ma si è accodato pedissequamente al circo dominante sulla crisi in Ucraina provocata da quelli che si sentono i padroni assoluti del pianeta (addirittura una sua giornalista si è fatta fotografare sorridente sulle barricate al fianco dei nazisti di Settore Destro), alla Repubblica che sposa pregiudizialmente posizioni filo-americane e russofobe da sempre. Eppure a Kiev è pieno di esaltati e di nazisti contro i quali, questi sedicenti organi liberi, avrebbero dovuto scagliarsi come da qualche decennio fanno avverso le medesime tendenze attive in Europa. Questa volta, invece, non vedono né svastiche né braccia tese, perché quando il nazista è pro-occidentale è buono di natura. Ciononostante sono convinto che dietro tutte queste sceneggiate da III Reich alla Solyanka ci siano i consiglieri statunitensi che hanno lavorato su quello che avevano a disposizione, cioè sul settarismo già presente tra piccoli gruppi di esagitati dell’ovest del Paese, portandolo al parossismo per proprio tornaconto. Anche questo dovrebbe farci riflettere. In Europa si esasperano i rischi di derive populistiche e si accusano partiti costituzionali come il Front National, l’Ukip o i 5 Stelle di essere xenofobi ma a Kiev si sostiene a tutto spiano, con fondi e assistenza tecnica, la peggiore feccia razzista della terra.
Persino, il Professore della Luiss ed esperto di geopolitica, Germano Dottori, che qualche giorno fa si trovava nella Capitale ucraina per un incontro sulla ricostruzione, lo ha potuto constatare di persona ed è inorridito quando nella sala è stato filodiffuso l’inno delle Waffen SS. Sono questi gli amici dell’Occidente e del premio Nobel della pace Obama? Sono questi i sinceri democratici che l’Europa ci porterà in casa. Che Dio ce ne scampi.
Tuttavia, esiste pure qualche eccezione al coro uniforme dei giornali nostrani ma è talmente isolata nel conformismo generale che la sua voce si ferma sulla soglia dell’edicola. Ci sono bravi giornalisti che fanno il proprio mestiere con onore ed etica professionale, interpreti del loro tempo non intruppati nel club dei correttori delle veline della Cia o dell’Amministrazione Usa. Uno sparuto gruppetto che però tiene alta la reputazione della categoria, e meno male per quest’ultima che altrimenti sarebbe totalmente screditata.
Per i nostri pennivendoli Putin è sempre il nemico, qualunque cosa faccia è lui l’uomo da biasimare e da criticare. Quale sia la colpa di Putin, agli occhi di questi lustrascarpe della carta stampata, è ormai chiaro da tempo. Il Presidente russo non si piega allo strapotere statunitense nel mondo e si propone come leader di mediazione nei teatri in cui infuriano conflitti per interposte potenze e guerre civili fratricide. A Putin non viene perdonato di inserirsi in tali faccende internazionali che la Casa Bianca valuta di sua esclusiva pertinenza. Le provocazioni in Ucraina sono la punizione di Washington al suo attivismo mondiale e regionale.
L’Ucraina è l’ennesimo esperimento pericoloso in cui gli statunitensi stanno impegnando il loro campo. I risultati saranno scarsi e la situazione diventerà incontrollabile perché la strategia messa in atto è molto simile a quella applicata in altri contesti mai pacificati come l’Iraq, la Libia, la Siria o l’Afghanistan. Ma questo caos ci riguarderà più da vicino perché Kiev è sull’uscio dell’Ue e qualcuno potrebbe persino spingerla nel nostro condominio. Per Bruxelles sarebbe una brutta gatta da pelare. Non è stata capace di risolvere i problemi meno gravi di Grecia, Bulgaria e Romania, ecc. ecc. ma dovrebbe essere in grado di ricostruire un Paese distrutto, ripartendo praticamente da zero in un ambiente alieno? (lo ha scritto giustamente Yuri Nosovsky su Pravda).
No, questa volta l’Europa non può permettersi di giocare alla roulette russa con le tempie dei suoi cittadini. Infatti, il fronte europeo è più che diviso sul da farsi rispetto a Kiev. Vari governi temono di logorare le loro relazioni commerciali con la Russia. In un periodo di stagnazione economica si tratta di un lusso che non possono permettersi. Lo sta facendo capire la Germania ma ci stanno arrivano un po’ tutti. I quotidiani tedeschi non sono più uniti nell’addossare le responsabilità del conflitto al Cremlino ed invocano soluzioni intelligenti e condivise per trovare una via d’uscita. Ieri il Governo austriaco ha detto una parola chiara sul South Stream, progetto di dotto che bypasserà l’Ucraina per portare il gas di Mosca in Europa: si farà perché è una sua priorità. Il capo del gruppo energetico austriaco OMV, Gerhard Roiss, non ha dubbi. Non si fa incantare dalla sirene americane, che vorrebbero far fallire il progetto, neanche il ministro degli Esteri austriaco, Sebastian Kurz, il quale ha confermato che il suo Paese continua ad impegnarsi per il South Stream senza riticenze. L’Europa ha una gran fame di energia e non può restare a secco solo per fedeltà, peraltro non corrisposta, alla Casa Bianca. Lo capiranno anche i nostri dirigenti italiani che attualmente sono i più confusi e ambigui? Da questo dipende il loro destino e, purtroppo, anche il nostro.