L’ultimo ucraino
Sarebbe stata una Guerra fino all’ultimo ucraino. Quando molti analisti, non accecati dalla propaganda occidentale, facevano questa affermazione venivano derisi alla stregua di complottisti terrapiattisti. Invece così è stato, tanto che il governo ucraino si sta giocando l’ultima mano, quella dei rimpatri dei minorenni diventati adulti e di altri maschi abili e arruolabili riusciti a scappare all’estero nelle prime fasi dell’operazione speciale. Questi ultimi saranno scaricati al fronte e mandati a morire per nascondere che ormai a combattere ci sono in maggioranza solo mercenari stranieri. Ora Kiev li vuole “tutti a casa” gli espatriati perché scarseggia la carne da cannone più degli stessi cannoni elargiti all’Ucraina dai paesi NATO, convinti di poter fermare la Russia con la sola forza del pensiero di una superiorità ormai finita da un pezzo. A dire il vero, paesi come la Polonia hanno deciso di chiudere pure i rubinetti degli armamenti perché scarseggiano per la propria difesa. 1989 era il loro romanzo mai scritto ma vissuto come se fosse ancora in corso da Washington e soci. I tempi dell’unipolarismo americano sono però alle spalle anche se la narrazione degli Usa e dei suoi servi orbitanti intorno al pianeta perduto di una supremazia svanita prosegue la sua deriva nello spazio dell’antistoria.
Putin sapeva di poter giocare sul fattore tempo nonostante la canea mediatica si inventava il fallimento di blitzkrieg che non erano mai stati nei piani russi. Sembra che tutti i nodi stiano venendo al pettine. La fase del disequilibrio mondiale è appena iniziata e non saranno scenari come quello ucraino a decidere le sorti future del mondo che dipenderanno dalle prossime e imminenti sfide e dai conflitti, vecchi e nuovi, che cresceranno esponenzialmente negli anni che abbiamo davanti.
Ci attendono tempi durissimi, ancor più duri per un Paese come l’Italia che non ha più idee in testa, non avendo nemmeno una testa che possa guidarla nella nuova situazione.