Ma i “razzisti” non erano finiti?

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Sui giornali accadono fatti che la realtà ignora. Aveva ragione Jacques Derrida (e di rincalzo Carmelo Bene), le notizie vengono prima degli eventi e poco importa se quest’ultimi contraddicono, in un secondo momento, la cronaca immaginata. Il tentativo dei media, in verità, è quello di influenzare il corso delle cose prima che le cose stesse si materializzino. È una vecchia Lezione che si trova nella Nuova Antologia di Spoon River, di E. L. Masters, più volte da me riportata: “Ogni sindaco prima di me, sin dove arriva la memoria era stato accusato di essere un demagogo sognatore, oppure un ladro o un truffatore tuttavia io presi quel posto con un certa speranza, intendendo rendere tutto più bello, dare alla gente il dovuto, far sì che i grossi delinquenti si mettessero in riga. Come già una volta il Ledger stava tentando di vendere la sua terra per un parco, ma io lo impedii. Poi allontanai a bastonate sul muso lo schifoso maiale dal trogolo. Che accadde? Bene scoppiò un’ondata di criminalità sulle pagine del Ledger! Quanti rapinatori, giocatori d’azzardo, fuorilegge ubriaconi, e luoghi del vizio! La chiesa cominciò a chiacchierare, la corte mi si mise contro. Sporcarono il mio nome e quello della città mi uccisero per averla vinta. E questo è un gioco da banditi, amici miei, che si chiama democrazia!”
Con il leader leghista hanno usato i rubli che vero o non vero semper aliquid haeret.
Anche questa volta la stampa e la televisione ci avevano raccontato qualcosa di inesistente: Matteo Salvini era ormai morto per alto tradimento del contratto con gli italiani ed il popolo era ancora tutto entusiasta di lugulei presidenziali, grillini scoppiati come cicale e vecchi arnesi politicanti, di botto riassurti ai favori dell’elettorato. Un miracolo di editoriali. Era solo una narrazione giornalistica ad uso dell’establishment che aveva tramato per riprendersi il governo attraverso un gioco di palazzo. Queste schifezze funzionano a volte ma le attuali contingenze non sono fortunate perché gli imbroglioni sono stati smascherati da un bel pezzo e le persone non ne possono più della loro sicumera. Come dicevamo, la “vita activa” si è incaricata di sbugiardare la favola passiva di quanti avevano già celebrato il funerale dei razzisti incivili per via simildemocratica. Si vota e la gente non tiene conto dei pericoli paventati dai moralmente corretti che urlano al fascismo, alla xenofobia, al machismo, al russismo…
La misura è colma e il colmo per chi misura gli altrui difetti è di trascurare i propri che sono ancor più abietti. Pochi mesi di governo viola e sono stati violati già tutti i parametri del buon senso e delle istanze nazionali. Altro che Patti sottoscritti o sovrascritti alla bisogna. Le urne in Umbria sono un anticipo di epitaffio per lo sgorbio governativo tenuto insieme da una maggioranza di panciafichisti che vogliono evitare il pericolo di sottoporre la poltrona ad ulteriori giudizi degli aventi diritto. Resisteranno ancora gli usurpatori continuamente riluttanti alla direzione della storia e forse ci riusciranno pure a gabbare santi e profani che si incazzano unicamente ai seggi. La democrazia non basta, o meglio non serve, per far sloggiare i farabutti, quindi Lega e associati non si facciano troppe illusioni unicamente per aver vinto una battaglia di periferia. Sicofanti e lestofanti ne sanno sempre una più del popolo e ne possono combinare centinaia prima di mollare l’osso.
A testimonio di ciò ricordiamo a lorsignori che di fronte a tanta evidenza di débâcle il Capo dello Stato è rimasto mummificato, come sua solita postura ingannevole. Eppur si muove anche se non lo dà a vedere e non si tratta di gesti positivi per i destri maldestri. Nonostante ciò, come interpretava l’illustrissimo giurista Costantino Mortati, compito suo precipuo sarebbe di altro genere, una verifica:

“Sembra più consono all’indole di governo parlamentare considerare la presunzione di concordanza fra corpo elettorale e parlamentare (presunzione che sta alla base della podestà di quest’ultimo di determinare l’indirizzo politico generale dello stato, vincolante gli altri organi) non assoluta, ma relativa, subordinata cioè alla possibilità di un accertamento in ogni momento della sua reale fondatezza. E poiché ciò è ottenibile attraverso la consultazione del corpo elettorale, da effettuare con lo scioglimento anticipato delle camere o con il referendum, occorre affidare ad un organo indipendente dal parlamento un compito siffatto, diretto alla constatazione di eventuali disarmonie fra corpo elettorale e parlamento. Tale organo dovrebbe essere appunto il Capo dello Stato, ed a lui pertanto rimane affidata quella parte della funzione del governo consistente in una suprema sopraintendenza dell’attività degli altri organi costituzionali, non allo scopo di indirizzarla in un senso o nell’altro intervenendovi attivamente, bensì solo per compiere presso gli organi stessi un’opera di segnalazione delle eventuali gravi disarmonie che potessero rilevarsi rispetto al sentimento o alle esigenze espresse dal popolo, o per effettuare un appello al popolo stesso, attraverso l’impiego dell’istituto dello scioglimento anticipato, quando vi siano elementi tali da renderlo necessario o anche solo opportuno”.

Il Colle non farà tale riscontro e anzi è più probabile si ingegni per il contrario. Mai cantare vittoria con questi, perché la capra canta (e gli oppositori mi appaiono greggi più ancora che grezzi) ed il paese comunque crepa.