MA NON DOVEVAMO MORIRE DI CALDO?

Tutte le recenti previsioni degli scienziati sul riscaldamento del clima vanno a farsi benedire. Molti tra questi inestimabili uomini di scienza stanno nuovamente cambiando opinione con il loro annuncio di una prossima era glaciale che stringerà il pianeta in un abbraccio gelato. Siamo al remake di un film già visto. Difatti, negli anni ’70 i climatologi di tutto il mondo avevano lanciato l’allarme per l’approssimarsi di un’era glaciale lunghissima che avrebbe avuto conseguenze gravissime per la vita sulla terra.

Tale previsione si basava sul fatto che, come attestato da calcoli scientifici “ineccepibili”, l’alternanza tra ere calde ed ere fredde si era da sempre distribuita secondo una determinata scansione temporale. Mentre quelle calde duravano appena 10.000 anni, quelle fredde, invece, si prolungavano per 60.000-80.000 anni. E proprio negli anni settanta doveva chiudersi un’epoca di aumento costante della temperatura, durata appunto 10.000 anni. Ma dopo qualche tempo, questa ennesima previsione apocalittica veniva capovolta. Gi stessi climatologi che avevano pronosticato il raffreddamento del pianeta tornarono al precedente refrain del riscaldamento globale.

Da quel momento in poi è stato tutto un fiorire di teorie catastrofiste, incentrate sul global warming, secondo le quali sarebbe l’uomo il vero responsabile dello sconvolgimento climatico (e degli errori di calcolo degli scienziati), così come di origine antropica sarebbero le cause sottese allo scioglimento dei ghiacciai, all’innalzamento dei mari, alla siccità, alla desertificazione della terra ecc. ecc…

Di catastrofe in catastrofe, sia in un senso che nell’altro, l’unica cosa certa è che qui si gioca a chi la spara più grossa per ottenere l’unico risultato tangibile di tutta questa storia: l’effetto cassa di risonanza che tanti vantaggi (in termini di fama e di fondi) porta a questi spaventapasseri climatici del XXI secolo.

 

SORPRESA, ORA FA PAURA L’ERA GLACIALE (Il Giornale)


di Massimo M. Veronese

Sono anni ormai che abbiamo i nervi a pezzi, anni che siamo assediati dai menagramo. Moriremo tutti, moriremo presto, moriremo arrostiti, dopo lunga agonia, divorati dalle malattie, in balia delle tempeste, in compagnia di Giucas Casella, inseguiti da Vladimir Luxuria, come nell’Isola dei famosi, o quasi, vabbè non esageriamo, per colpa nostra e solo nostra e di nessun altro. Nella nuova epoca del Terrore, che moltiplica i Robespierre verdi, nemmeno se hai un gran sanculotto ti salverai mai, il Comitato di salute pubblica, eco catastrofisti di ogni ordine e grado che abitano persino dentro il Pentagono, ci avvisano ogni santo giorno, come Bernardo Gui nel Nome della Rosa, che per gli eretici la fine del mondo sta per arrivare e noi non abbiamo niente da metterci.


L’eco tormentone è sempre quello: lo sapete o no, testoni che non siete altro, cosa succederà nel giro al massimo di cento anni? Che la temperatura media del pianeta si alzerà di sei gradi. Cioè i ghiacci polari si scioglieranno completamente, la foresta amazzonica, polmone della Terra, diventerà il deserto del Gobi, uragani mai visti attraverseranno i continenti, un miliardo di profughi sarà costretto a lasciare la propria terra, intere popolazioni si estingueranno dall’oggi al domani. E senza che noi alziamo nemmeno lo sguardo dalla playstation.


I naufraghi del catastrofismo non smettono un secondo di sfornare statistiche angoscianti e particolari raccapriccianti: entro il 2050 un terzo degli anfibi sparirà dal pianeta, gli iceberg raggiungeranno le coste del Portogallo, rivolte, carestie, conflitti ed epidemie diventeranno parte endemica della società, la guerra tornerà a definire i parametri della vita umana, l’Occidente sarà travolto da milioni di immigrati in fuga, la Versilia verrà inghiottita dalle acque, la pasta cambierà sapore, il sugo all’amatriciana forse. Una serie interminabile di sfighe.


Capita però che da qualche mese l’aria è cambiata e non solo meteorologicamente. Gli studiosi adesso dicono un’altra cosa, meno consolante, più ambigua. La rivista Nature per esempio intorno a maggio ci ha spiegato che dal 2010 al 2020 vedremo una drastica riduzione della temperatura terrestre per colpa del raffreddamento dell’oceano Atlantico; il mese scorso uno studio norvegese ci ha rivelato che se è vero (o forse no) che al Polo nord i ghiacci si assottigliano, al Polo sud invece aumentano di spessore e che comunque è una cosa normale che succede nei secoli dei secoli; e l’ultima novità, che arriva dalla Nasa, non più tardi di ieri l’altro, spiega che il sole non è mai stato così povero di macchie solari, che il vento solare si è misteriosamente indebolito, e la sensazionale conclusione è che forse «sarebbe il caso di aspettarsi una piccola era glaciale», inverni che più gelidi non si può. Raccontano che l’ultima volta che il sole è stato così inerte, la «piccola era glaciale» durò più o meno cinque secoli, fino nel 1850. Gelate e siccità strangolarono i raccolti, i porti e i fiumi ghiacciarono, il commercio si fermò, carestie, pesti e guerre si moltiplicarono. Così tanto per tornare di buonumore. Con il surriscaldamento globale insomma farà un freddo becco, l’effetto serra verrà sostituito dall’effetto frigidaire, e se avete cambiato guardaroba in attesa della fornace planetaria cavoli vostri.


Qualcosa a dire il vero s’era capito già da prima. Nord America, Siberia e Cina per esempio lo scorso inverno, non hanno mai visto tanta neve così, il 2008, che non è ancora finito, è stato battezzato dagli astronomi l’anno più bianco dell’era spaziale. E pensare che dovevamo morire arrostiti nel microonde. A dar retta a certi catastrofisti stai proprio fresco…
Massimo M. Veronese