Machiavelli: chi è l’aggressore?

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“non equivalenza morale tra le due classi dirigenti: l’aggredito non può essere equiparato all’aggressore, tra i due c’è una differenza decisiva e ineliminabile”. (Libero 11.06).

“C’è un aggressore e un aggredito” (la gran parte dei giornalisti e intellettuali che ha parola e scrittura sui media dall’inizio dell’operazione speciale russa in Ucraina).

Sono questi gli argomenti con i quali i servi degli americani provano a giustificare la loro incontendibile posizione per il sostegno militare occidentale all’Ucraina. Ovviamente, c’è poco di sensato in questa loro affermazione che nel momento stesso in cui viene posta chiude qualsiasi possibilità di discussione, almeno dal loro punto di vista. Accettare una simile falsa premessa equivale ad abdicare a qualsiasi autonomia di giudizio o di critica sulla situazione reale. Saremmo portati a pensare che tutti costoro siano soltanto degli esaltati che cercano di nascondere dietro l’apoditticità delle loro indimostrate asserzioni una faziosità anche peggiore di quella talebana. Sono appunto peggio di qualsiasi altra specie di oltranzista e anche più ignoranti e corrotti, disponibili a farsi comprare per occupare luoghi di dibattito ridotti a palchi comiziali dove profferire indisturbati sciocchezze immani ma con tono dotto e professorale. Noi che abbiamo studiato e letto Machiavelli facciamo loro marameo restando tra il divertito e l’inorridito di fronte a tanta approssimazione un tanto (e che tanto!) al chilo.
Il genio fiorentino in opere diverse e a più riprese mette in guardia da tali amenità.

Per Machiavelli, qui ripreso anche da Nietzsche, l’aggressione non è certo di chi previene un pericolo quanto piuttosto chi crea le condizioni dello stesso.

“Non fare agli altri ciò che non vuoi che gli altri facciano a te. Ciò è considerato saggezza; è considerato prudenza, è considerato la base della morale, la “sentenza aurea”. John Stuart Mill(e chissà quanti inglesi)ci crede…Ma questa sentenza non resiste al minimo attacco. Il calcolo “non fare ciò che non deve essere fatto a te” vieta delle azioni a motivo delle loro conseguenze negative: il pensiero recondito è che un’azione venga sempre compensata. Ebbene: e se taluno, tenendo in mano il Principe di Machiavelli, dicesse: “sí devono compiere precisamente quelle azioni, perché gli altri non ci prevengano per togliere agli altri la possibilita di farle a noi?”

Il concetto viene ribadito ancora in un altro passaggio:

“come non quello che prende prima le arme è cagione degli scandoli ma colui che è primo a dare cagione che le si prendino” .Sempre Machiavelli a smentire gli asini che parlano di incolpevolezza degli aggrediti e responsabilità assoluta degli aggressori.

Infine, di nuovo riappare il concetto nei rapporti di potere anche tra individui:

“Propinquo a questo modo è quando una necessità ti costringa a fare quello, al principe, che tu vedi che ’l principe vorrebbe fare a te, la quale sia tanto grande che non ti dia tempo se non a pensare ad assicurarti. [Questa necessità conduce quasi sempre la cosa al fine desiderato”.

Anche in questo passaggio Machiavelli sottolinea l’importanza di anticipare le mosse del nemico e di fare a lui quanto egli intende fare a noi, prevenendo e prevedendo le sue azioni.

Tutto è corretto e provato, basti considerare un fatto storico recente, al di là dell’allargamento ad est della NATO a partire dal collasso dell’URSS: sono stati proprio i leader occidentali a sostenere che gli accordi di Minsk furono un inganno per preparare l’Ucraina alla guerra. I russi hanno mangiato la foglia ed hanno attaccato per difendersi e per scongiurare danni più grandi. Il teorema dell’aggressore e dell’aggredito non regge soprattutto se preso unidirezionalmente.