Maduro tiene duro
Tiene duro Maduro.
Maduro vince le elezioni in Venezuela e l’opposizione golpista non accetta il risultato scatenando il putiferio nelle strade. Nulla di nuovo sotto il cielo latino. Iniziano gli arresti e una repressione nemmeno abbastanza dura considerata la natura pretestuosa e sovversiva dei moti e delle provocazioni messe in atto dai soliti burattini occidentali.
Ue e Stati Uniti, non si sa a quale titolo, si ingeriscono negli affari di un Paese sovrano misconoscendo il verdetto delle urne e fomentando il caos. Seguono gli Stati latino americani fedeli alla Casa Bianca come l’Argentina dell’uomo sega Milei, il buffone da cortile dello Zio Sam, anche lui, come Zelensky attore scarso e showman imbarazzante, che lancia un appello alle forze armate affinché siano loro a far valere la volontà popolare stranamente coincidente con quella sua personale e dei suoi alleati. Insomma, l’uomo sega invoca il colpo di Stato in perfetto stile democratico.
Russia, Cina e Iran invece si congratulano con Maduro certificando la fine della fase unipolare con un solo padrone a decidere per tutto il mondo. In Italia, neanche a dirlo, si scagliano contro il responso delle elezioni i soliti sinistri e destri che compongono il partito unico filoamericano del servilismo assoluto.
Questa è la fotografia della democrazia totalitaria in modalità occidentale che fa rimpiangere una vera dittatura, almeno quando quest’ultima c’è, come diceva Gaber, si vede e non si sente soltanto.
Questa è la canaglia democratica internazionale che scatena guerre in ogni angolo del pianeta ed esporta la libertà a suon di bombe e distruzione. Contro tale fronte della menzogna e della morte occorreranno tante Cine e Russie decise a difendersi e contrattaccare. Gli esportatori di cimiteri dovranno essere sepolti senza alcun tentennamento perché i loro miasmi non ritornino in superficie ad avvelenare il futuro. Rammentiamo che per aver titolo a condannare Maduro, riconfermato Presidente dalla sua gente in consultazioni ufficiali, USA e Ue dovrebbero innanzitutto occuparsi del loro omino verde Zelensky il cui mandato presidenziale è scaduto da qualche mese. Dovrebbero farlo prima di esprimersi in critiche farlocche contro chicchessia, anche del peggior tagliagole islamico, considerato che il buffone da loro finanziato e armato è a capo di un Paese che ha mandato a morire in trincea più di 500 mila ucraini. Nessun talebano sarebbe così senza cuore.