MAGOMARCHIONNE di Giellegi
Circa due anni fa mi permisi di mettere in dubbio i miracoli di “mago Marchionne”, anche perché questi era soprattutto noto come un “aggiusta bilanci”; quindi, secondo il mio punto di vista, un prestigiatore dell’amministrazione. Del resto, non era la prima volta che in Fiat prevaleva un aspetto altro rispetto a quello propriamente industriale. Un precedente rilevante fu lo scontro negli anni ’80 tra Ghidella (che godeva della fiducia soprattutto di Umberto Agnelli) e Romiti, che alla fin fine fu fatto vincere e messo in sella dall’Avvocato. Potremmo dire, schematizzando, che si trattò dello scontro tra un progetto più legato all’industria (dell’auto in senso stretto) e quello romitiano di carattere più specificamente finanziario (non dunque soltanto amministrativo e di aggiustamento di bilancio). Ghidella stava fra l’altro conducendo in porto le trattative con
Con Marchionne siamo “quasi” alle solite; il “miracolo” è solo apparentemente industriale, ma più che altro amministrativo (nemmeno finanziario in senso stretto). Del resto, sarebbe bastato rendersi conto che le speranze di rinascita dell’auto erano al 90% basate sul lancio della “stufa con motore a scoppio” rispondente al nome di “nuova
A parte questi piccoli imbrogli da magliari, non vi è dubbio che
Resta comunque il fatto che il Mago Marchionne, contrariamente a tutta la pubblicità fattagli, si sta dimostrando quello che questo blog aveva sostenuto essere – beccandosi i rimproveri e gli improperi di qualche commentatore evidentemente un po’ sprovveduto – fin dall’inizio della sedicente opera di “risanamento”, cui non credemmo prima che iniziasse la crisi, quando ancora le vendite di auto non erano crollate in tutto il mondo. E abbiamo avuto in questi ultimi giorni alcune soddisfazioni. Sabato scorso su Repubblica (giornale non sospetto, da sempre organo della GFeID, e dunque anche della Fiat) il giornalista Penati ha scritto un articolo intitolato significativamente “
Un ciclo sembra stia per chiudersi; la crisi ha accelerato l’“ora della verità” e fatto apparire il piombo che era ricoperto di una sottilissima spolveratura d’oro. Attendiamo fiduciosi che, per l’ennesima volta, i fatti ci diano ragione. La crisi, lo ripeto, mette tutti in difficoltà. Alcuni si consolano perché
Marci sono questi intellettuali tromboni – ex ’68 ed ex ’77 – che suonano la carica per poveri giovanottelli già rimbambiti, ponendosi al servizio dei potenti, che adesso hanno ancora una volta bisogno di trovare qualche altra fantasmagoria per tirare avanti con ulteriori maneggi e malversazioni. Finito un Marchionne, se ne cercheranno dieci altri; e cosa c’è di meglio che assoldare quale coro gli “ultrarivoluzionari” per il solito gattopardesco cambiamento totale che riesca a lasciare tutto (il loro potere) come prima? Attenti alle “Vandee” mascherate da “movimenti popolari” (di pochi scriteriati, avventuristi e pronti a tutte le peggiori mascalzonate che sono sempre state appannaggio di chi le spara più grosse in termini di “trasformazione sociale”). I recenti, “strani”, attacchi di Repubblica a Marchionne, e degli altri giornali che si sono accodati, non debbono ingannarci. Il problema non è mai quello di una persona. Marchionne è stata una scelta (come già quella di Romiti contro Ghidella) atta a favorire i giochi finanziari, gli abbellimenti amministrativi (più certamente qualche nuova vetturetta da lanciare come fosse l’astronave di 2001 Odissea nello spazio o di Guerre stellari).
Tutto serve sempre a mangiare risorse a spese dell’intera popolazione e di una politica industriale consona ad un paese che volesse usarle in modo più adeguato a rafforzare la propria potenza. I (falsi) miracoli vengono sempre attribuiti ad una data persona – così come il “male del mondo”, egualmente attribuito a qualche “uomo nero”: o Bush o Berlusconi, ecc. – approfittando del totale rincoglionimento della “gente”, in particolare di quel “ceto medio” di sinistra, di cui ho già sparlato mille volte. Così facendo, è facile, dopo qualche anno e in un periodo di crisi nera, buttare a mare quella persona, chiamarla “giocatore di poker”, in modo da escogitare una nuova presa in giro per i “colti e gli incliti” (deficienti a tutto tondo) e ricominciare i giochi di sempre, ma fingendo che siano completamente nuovi e questa volta vincenti. E anche questa volta, vedrete che si troverà un “uomo nuovo” per sostenere il giochetto: diciamo un qualche “Obama” casereccio (chi si è più esaltato di fronte a questa non novità accaduta negli Usa, presa per una quasi rivoluzione? Toh, guarda caso, sempre la sinistra: o cogliona o furfantesca). Fino a quando li si lascia giocare, questi (sub)dominanti parassiti continueranno all’infinito a prenderci per i “fondelloni”. E fanno bene: sottoporre a sevizie chi è masochista non è un delitto, è un’azione decisamente altruistica; bisognerà anche ringraziarli. Perfino se, come azione di complemento (ma decisiva), aprissero le galere mediante una nuova campagna giudiziaria e con le accuse di aver commesso chissà quali terribili delitti (un nonnulla rispetto ai loro).