MANOVRE NEL TORBIDO di G.P.

 

Le parole di Cossiga sulla situazione politica e sui tentativi della magistratura di destabilizzare l’attuale governo di centro-destra, mettono in risalto la pericolosità del blocco di “subcomando” trasversale, coalizzatosi in Italia, composto dai settori finanziari (con le grandi banche in testa), da quelli industriali (imprese che godono di grosse rendite statali), da quelli culturali-ideologici (i gruppi editoriali che sostengono i raggruppamenti banco-finanziari costituiti), da quelli giudiziari (con portavoce l’indomito Di Pietro), nonché da quella parte dello schieramento politico che agisce da rincalzo ai primi.

Conoscendo il personaggio e il suo modo di esprimersi (ovvero: quando Kossiga parla, conta molto più ciò che viene lasciato intendere che quanto effettivamente dichiarato), il vero segnale da decodificare è quello che rimanda ad una “suprema” volontà che vorrebbe approfittare dello sbando istituzionale, per accrescere il torbidume nel quale il paese sprofonda, con l’obiettivo di dare la stura ad una resa dei conti tra strati di decisori.

Su questo eventuale scontro non azzardo nemmeno delle ipotesi, per quanto è difficile capire chi sta facendo la guerra a chi. I risultati li vediamo nelle manovre intorno all’Alitalia, alla “monnezza” di Napoli e in qualche altra situazione piuttosto incerta (dove inserirei i reiterati tentativi per arrivare a liberalizzare i servizi energetici). Questa volta, però, non si deve temere il colpo di mano giudiziario poiché non c’è tale urgenza, considerata la debolezza dei decisori politici e la loro massima manovrabilità. In sostanza, è molto più probabile che si proceda con un bilanciamento “chimico-politico”, puntando su un diverso assetto degli attuali schieramenti politici (portando a convergenza le istanze della Lega con quelle di Udc, di An e di spezzoni del centro moderato democratico). Non importa quanto questo bilanciamento funzioni, ciò che conta è la confusione che viene a determinarsi. Chi ci guadagna? Forse i poteri consolidati che possono scaricare la responsabilità sull’incapacità istituzionale? O forse chi, intendendo sostituirsi ai primi, tenta una “svolta” (sulla cui natura ancora poco si intuisce) che ha bisogno, per concretarsi, di un malcontento generalizzato attraversante tutta la società italiana? 

L’unica certezza, in questo momento, è che si vuole intimidire un governo già di per sé inetto, approfondendo le divisioni e le discrepanze tra le sue varie anime, affinché non vengano presi in considerazione afflati riformistici di alcun tipo.

Nel frattempo si mandano segnali un po’ in tutte le direzioni. L’operazione riesce perfettamente a causa della totale incapacità del centro-destra (e del suo leader) di assumere decisioni nette, atte a segnare una inversione di marcia rispetto alle politiche fallimentari che hanno disastrato la nazione in questi decenni. Berlusconi è già caduto nella trappola giudiziaria, perde tempo e si dimena nella rete che qualcuno sta stringendo attorno a lui, grazie a quella parte della magistratura che è disponibile a lavorare su commissione.

Del resto, attaccare il premier per motivi scandalistici e di piccole segnalazioni di "soubrettine" non può che avere uno scopo minimo: quello di lanciare un avvertimento e di contrassegnare i margini di manovra nei quali la politica dovrà muoversi senza troppo “sconfinare”.

Tuttavia, credo che per abbozzare la risposta a queste incognite dobbiamo necessariamente allargare la visuale dei problemi individuandone le matrici "esogene". Queste sono rintracciabili nella crisi politica internazionale (ci sono pressioni per una ridefinizione dell’alleanza strategica occidentale, da parte degli Usa, con la quale affrontare una nuova campagna di aggressività sugli scenari caldi del globo) e in quella economico-finanziaria (che sta giocano un ruolo di sfaldamento dei contesti nazionali, soprattutto in paesi come il nostro che hanno una struttura produttiva in via di decadimento).

Noi del blog avevamo preannunciato, con la traduzione delle previsioni dei ricercatori del Leap, che la crisi dei mutui subprime avrebbe sottoposto a forti scossoni la stabilità delle economie occidentali. Adesso che la crisi si affaccia con veemenza sui principali mercati mondiali, suoneranno le sirene d’allarme e si faranno avanti fior di tecnici con soluzioni di fuoriuscita che saranno peggiori del male da curare.

Il fatto è che per rispondere alla debacle finanziaria non servono gli esperti di economia ma occorrono i grandi statisti con una visione strategica dei fenomeni sociali.

Solo chi sarà in grado di adottare decisioni forti in tal senso potrà sperare di resistere con maggiore efficacia ai terremoti di questa fase. Il riordino del mondo che verrà fuori dallo sconvolgimento della precedente struttura economica risponderà al diverso contesto dei rapporti di forza tra aree del pianeta e coglierà impreparati solo quei paesi che non saranno in grado di salvaguardare la propria "sovranità" politica, scegliendosi la collocazione migliore.