MARI CONTRO MONTI
Quale sia il ruolo conferito a Monti dai potentati esteri e dai depotenziati circoli industrial-finanziari interni è ormai noto al colto e all’inclita. Ma c’è un segreto celato a tutti, un fatto che non si è ancora palesato, una trama nell’ombra non ancora illuminata dagli eventi e sepolta sotto una spessa coltre di ipocrita devozione e di falsa ammirazione. La colpa di tutto questo sfacelo non è di Monti ma di Mario, poiché l’uno e l’altro, pur vivendo nello stesso corpo professorale, non sono la stessa persona. Il Presidente del Consiglio, di loden lodato e di sobrietà vestito, copre sotto il doppio petto un altro se stesso, un Premier in pectore meno elegante e distinto ma più astuto e crudele, il vero uomo forte dei poteri forti, senza coscienza e senza morale, un assassino spietato come nel romanzo di Joseph Conrad, The Secret Sharer; insomma l’ammutinato ben addestrato che vuol fare affondare lo Stato non è Monti ma Mario, il suo alter ego disumano che sin da quando era bocconiano frequentava le alte sfere del denaro. Così Mario, il maleducato, vive alle spalle di Monti il quale è del tutto ignaro di questo parassita con fattezze simili alle sue che dispone dei grandi affari di Stato senza tenerlo informato. Ce lo ha suggerito Monti stesso, manifestando per la prima volta la sua malattia, la schizofrenia, allorché disse in Parlamento di non conoscere i cerchi sovrastrutturali stranieri che invece lo riconoscevano benissimo e lo stimavano. Evidentemente, costoro non si riferivano a Monti ma a Mario da sempre loro uomo fidato. Quest’ultimo è dunque il killer della sovranità nazionale, il complice delle burocrazie comunitarie che vogliono scaricare sul Belpaese la loro inefficienza, il vero malfattore al servizio dei nemici dell’Italia, quello che venderebbe i parenti per la fama ed il successo, il tipo losco e contorto al pari del predecessore e, per certi versi, persino più depravato e degenerato di colui che venne scalzato per dargli il posto assicurato. Il primo, invece, è il Monti serioso, impettito e forse sincero, spendibile agli occhi obnubilati della gente, che invoca la rottura degli schemi, l’abolizione delle odiose corporazioni, il livellamento dei sacrifici e le riforme necessarie per salvare la Penisola dalla rovina. Monti non mente mentre Mario, la sua imitazione bestiale e serotina, complotta senza pudore contro la nazione. Il Monti del mattino si comporta da uomo irreprensibile, severo e misurato, convinto delle sue storiche responsabilità di fronte all’Europa e ai mercati, ma la sera, quando la pubblica opinione non sente e non scorge, è Mario che ne fa le veci cospirando contro la popolazione. Monti non è nemmeno così coraggioso come vogliono farci credere, i suoi orizzonti sono ristretti come le sue misure economiche che non vanno oltre i colpi di tasse e i colpetti ai tassisti. Fa poco o niente eppure tutti dicono che sia competente. Egli pensa in piccolo eppur si sente, tra sé e la sua replica assetata del sangue dei contribuenti, il vero eroe. L’eroe dei due “Monti”. Convoca in pompa magna i professori magna magna del suo governo, quelli con duplicati ben più meschini del suo, che, anch’essi senza saperne niente, si ritrovano in mano appartamenti fatiscenti pagati da fetenti e doppi incarichi con altrettanti stipendi. Liberalizzare e pelare le categorie indifese, è il massimo che Monti sa fare ma Mario, la sua furba proiezione illune, è di tutt’altra stoffa e quando il suo coinquilino dorme e riposa dalle fatiche sprecate, lui fa il doppio lavoro per sé e per i suoi padroni forestieri che invocano la prelazione suoi tesori nazionali. Monti ha già detto che non vuol svendere la patria ma il suo amico dissociato non lo starà ad ascoltare e ci farà crepare. Nel salotto buono a nulla del Corriere ogni giorno si pubblica un articolo per parlare a Monti affinché Mario intenda e si sbrighi ad abolire la golden share sulle aziende strategiche. I veri bocconi sono le conglomerate di Stato, Eni e Finmeccanica, che devono finire sul mercato per sfamare i lupi atlantici e i conigli nostrani ormai ridotti a mordersi il fegato. Monti si opporrà ma Mario non ci penserà sù due volte, anche perché forte dell’appoggio dell’omonimo Mario che con lui condivide le medesime idee destabilizzatrici dallo scranno più alto della BCE. E così i Mari seppelliranno Monti insieme a tutta la Repubblica italiana. Un trionfo per le talassocrazie esterne e la tassocrazia interna.