MEGLIO LA MONCLER DI REPORT E DEL FATTO QUOTIDIANO CHE SI SERVE DELL’EPISODIO PER COLPIRE I RUSSI
Non ho mai indossato un piumino Moncler, non ho voglia di sperperare settecento euro per ricoprire queste membra mortali e passeggere. Non è un capo raffinato che fa l’uomo, lo sappiamo dai tempi dei tempi, eppure molti non la pensano così. Non ci resta che rispettare l’opinione altrui e beato chi ha denari da scialacquare per godersi, nel modo che più gli piace, la vita. Vi confesso che se avessi maggiore disponibilità mi concederei qualche tocco di eleganza in più, solo per fare un dispetto ai pauperisti e ai finti moralisti della decrescita i quali solo a sentirli mi fanno cascare i coglioni. Per quel che mi riguarda però devo impiegare i soldi per le spese quotidiane, con il costo della vita che sale e lo stipendio che quasi non copre più la sopravvivenza. Ma gli ipocriti non mi piacciono e nemmeno le oche giulive, quelle sì da spellare senza preoccuparsi del dolore inflitto, quelle che ora s’indignano per il servizio di Report dopo aver fatto dello stile la loro essenza, della forma la loro sostanza, così sconvolte da annunciare al mondo (il quale non se le fila di striscio) una tardiva contrizione in virtù dello choc subito dopo la trasmissione andata in onda sulla rete pubblica, attinente appunto al maltrattamento dei piumati. Sia chiaro, chi sevizia gli animali è una stramerdaccia, soprattutto laddove, con un minimo di accortezza, può evitare di infliggere sofferenze inutili alle bestie. Mi rendo conto che un piumino d’oca lo puoi fare solo con le penne d’oca ma l’operazione non deve sfociare in torture sbrigative e bisogna prestare attenzione agli approvvigionamenti in outsourcing . Nessuno può accusarmi d’insensibilità perché sono stato in passato un pioniere della materia, avendo collaborato col Ministero della Sanità alla redazione di un progetto sul benessere animale, ergo non prendo lezioni da chicchessia sull’argomento. Tuttavia, continua a farmi ridere un paese che non sa garantire il benessere delle persone e dei propri cittadini ma s’impegna “anima e core” a proteggere (spesso solo a parole) la fauna da sfruttamento economico. Bene, detto ciò si capisce lontano un miglio che questa è stata una operazione di concorrenza scorretta, di guerra economica architettata da qualche competitore al quale Report ha prestato i suoi servigi. Il programma si è già lasciato andare in passato a non innocenti compagne denigratorie di aziende italiane, leader sui mercati esteri, e lo ha fatto con informazioni sospette o elaborando teoremi unilaterali che avevano come obiettivo quello di screditare, agli occhi della pubblica opinione, campioni imprenditoriali nazionali. E’ successo con varie inchieste, spesso parzialissime, che avevano l’intento di creare complicazioni a best companies italiane attive in settori delicati dove l’intreccio tra politica ed affari è strettissimo e la competizione non sempre regolare. Così fan tutti in detti ambiti (italiani e non) ma la signora Gabanelli ha, in maniera incautamente spiccia, indirizzato le sue attenzioni esclusivamente su chi non le andava a genio, probabilmente imbeccata da detrattori dei nostri interessi economici statali. Le inchieste contro Eni e Finmeccanica avevano questo sapore complottistico, laddove il campo veniva artificiosamente ristretto a due attori (il Cane a sei zampe e Piazza Monte Grappa) ma non alla generalità degli operatori attivi nello stesso comparto. Ciò avrebbe permesso ai telespettatori di valutare la situazione nel suo complesso senza criminalizzare questo o quello. Evidentemente, la Gabanelli e i suoi collaboratori non erano interessati al quadro generale mentre si offrivano al re di Prussia. Report è un covo di provocatori e bisogna guardarsi bene dalle sue investigazioni ad orologeria. Non è un caso che sull’episodio ci abbia ricamato un giornale di qualunquisti e di forcaioli come Il Fatto Quotidiano, stracolmo di pennivendoli ipocriti, il quale parlando dei “piumini criminali” della Moncler non ha perso l’occasione per infilarci la solita invettiva contro i russi, colpendoli indirettamente con una critica alla Transnistria: “Stato autoproclamatosi facente parte del territorio della Moldavia, dove i giornalisti non sono i benvenuti e i prezzi di produzione ancora più bassi. E la qualità del prodotto pure” (potete leggere qui http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php…). Capito come funziona con questi sciacalli dei media a mezzo televisivo e stampa? Meglio la Moncler di questi perenni traditori.