METTETE I SOGNI NEL CASSETTO, di GLG

LAGRA2

 

Non mi sono mai sognato di considerare la Rivoluzione d’Ottobre un semplice inganno, un fallimento che lascia chi aveva inneggiato e sperato in essa del tutto nudo e privo di speranza. Simile stato d’animo può pervadere solo chi credeva (e ripeto: credeva, per semplice fede) che quella rivoluzione fosse l’inizio dell’emancipazione universale, dell’affermazione definitiva dell’eguaglianza e della comunità tra uomini. Nemmeno nel 1953, a 18 anni, ho mai pensato simili sciocchezze. Ero tuttavia convinto che effettivamente si andasse formando una società in qualche modo socialista, ma nel senso in cui la pensava Marx, non i credenti che di quest’ultimo, del suo realismo sia pure dimostratosi alla fine fallace, non hanno mai capito un accidenti. Comunque, anche quando ho abbandonato l’idea che si fosse dato avvio ad una “transizione” al socialismo, ho continuato a pensare quell’evento come una svolta storica, l’inizio di nuovi processi, ancora oggi non del tutto analizzati adeguatamente né ben compresi. In ogni caso, è intanto finito il capitalismo borghese, crollato assieme allo zarismo e incapace di sostituirlo in Russia. I comunisti, credendo che esistesse solo quel capitalismo, hanno subito pensato che fosse iniziato un trapasso alla formazione sociale pensata da Marx. Alla fine, e dopo un confronto tra Stati Uniti e lo Stato alfiere di una formazione sociale che ancora non ha trovato vera analisi ben definita, ha vinto il primo paese. Noi lo definiamo ancora capitalistico, ma è una società assai diversa da quella inglese studiata e teorizzata da Marx.

Dopo la seconda guerra mondiale, la presenza dell’Urss ha consentito la liberazione di mezzo mondo dal vecchio dominio coloniale. Certo le lotte di liberazione nazionale, spesso guidate da partiti comunisti, non hanno impedito che si affermassero in moltissime ex colonie nuove forme di dipendenza da altri paesi. In genere, l’Inghilterra e la Francia sono state sostituite dagli Usa; tuttavia, si tratta di forme assai diverse di dominazione – per sfere d’influenza – che non possono essere confuse con il colonialismo d’antan. In definitiva, è fallito il sogno dei veterocomunisti, ancorati a vecchie ideologie oggi quasi ridicole. Non è fallita la rivoluzione del ’17; solo che ha realizzato altri obiettivi rispetto a quelli voluti dai molti che l’appoggiarono in quell’epoca lontana. E’ la stessa cosa accaduta alla rivoluzione francese del 1789. Mica è fallita nel suo rappresentare una netta svolta storica e l’avvento di un mondo assai diverso; semplicemente sono rimaste fantasie di uomini assai limitati la “liberté, égalité, fraternité”. Il mondo cambia, in definitiva, per la lotta di determinati gruppi sociali contro altri che difendono il passato. Solo bisogna abituarsi a pensare che non cambia mai com’è nelle intenzioni dei gruppi dirigenti delle rivoluzioni. E allora occorre smetterla di frignare, talvolta continuando a sperare che si possa ritornare ai vecchi progetti. Si deve tentare di capire come effettivamente è cambiato il mondo, in quale direzione ci si sta muovendo. E ai sognatori, un bel calcio in culo.