MONTEZEMOLO FUORI PISTA di G.P.

Montezemolo ha dichiarato che a causa dell’incompetenza dell’attuale classe politica sente l’inoppugnabile esigenza di scendere direttamente in campo per prendere nelle sue mani il destino del paese.

Siamo nell’ora delle decisioni irrevocabili, gli italiani hanno pazientato più di quarant’anni e sarebbe il momento di dire basta! Preparatevi alla resurrezione nazionale. Dopo il Presidente operaio avremo il Presidente proletario (a lui le rosse piacciono da sempre), dopo lo smutandato ci toccherà pure lo svalvolato, il quale tuttavia dovrà dimostrare di essere in grado di raccogliere il consenso degli elettori per poter calcare il gradino più alto del podio. Luchino avrà pensato che GP può ben essere l’acronimo di Gran Patria piuttosto che quello di Gran Premio. Se così fosse lui si sentirebbe l’unico pilota all’altezza della situazione. Il leader della Ferrari crede che lo Stato sia un come un circuito automobilistico ed immagina i cittadini ai suoi piedi proprio come i tifosi del cavallino rampante. Ma le cose non stanno del tutto così e non sarà semplice farsi valere nella competizione elettorale come in una qualsiasi gara di formula uno. Ma, soprattutto, Montezemolo è già stato tamponato dalla stampa che ha ricordato i suoi innumerevoli fuori pista ed “ingrippamenti” di motore ogni qual volta si è messo alla guida di qualche iniziativa roboante. Ha scritto il direttore de Il Giornale Sallusti nel suo editoriale di domenica: “Ora, a parte che non si capisce da chi sia minacciata questa benedetta patria, in quanto a salvataggi Montezemolo non ha poi grandi esperienze. Anzi. Quando gli fu affidata la Cinzano, l’allora giovane manager non cavò un ragno dal buco. L’anno che trascorse alla guida della Juventus fu l’unico nel quale i bianconeri non si qualificarono per una coppa europea. Come capo dell’avventura dei mondiali di calcio Italia ’90 diciamo che non portò fortuna alla nazionale e fu un disastro in quanto alla gestione del grande business “. E Non solo di questo si tratta perché il bolognese prima di fare la predica agli altri dovrebbe dimostrare di essere diverso nei propositi e nei principi. Non basta “frequentare consigli di amministrazione importanti, salotti chic e convegni prestigiosi è sufficiente ad avere buona stampa e alta considerazione di sé” occorre avere delle idee originali, capacità politiche e amministrative adeguate al compito ed una buona dose d’intuizione, tutte doti che a Monteprezzemolo sembrano difettare. Mentre il Presidente della Ferrari non difetta affatto di furbizia e di interessi economici da salvaguardare che ovviamente non coincidono nemmeno per sbaglio con quelli degli italiani. Da vent’anni B. viene accusato di essere entrato nel mercato politico per tutelare le sue imprese e sfuggire ai giudici. I grandi analisti di sinistra hanno chiamato ciò conflitto d’interessi. Nel caso di Montezemolo invece le stesse persone che criticano il Premier si profondono nei peana e si sperticano le mani dagli applausi. Eppure, pare che per il primo l’ urgenza di farsi avanti non sia stata dettata da spirito di servizio ed incommensurabile amore per la patria ma dai ritardi con i quali le ferrovie tentano di rallentare l’ingresso nel mercato della sua società Nuovo trasporto ferroviario, pronta con i suoi treni francesi a fare concorrenza al monopolista di Stato. Se questi sono i nobili presupposti di Montezemolo è meglio lasciar perdere. Piuttosto che rischiare un netto peggioramento della situazione ci teniamo gli attuali sfascisti nazionali. Certo nemmeno questa è una grande prospettiva ma almeno ci risparmieremo i sermoni di chi,  prendendoci per i fondelli, ci costringe anche a sorbirci la sua mistica litaniosa sul futuro e sul cambiamento.