Nel paese della bugia la verità è una malattia
Chissà come avrà fatto un uomo con tutte quelle pochette a diventare primo ministro. La taglia da avvocato gli stava stretta ma qualcuno lo ha tirato fuori dal taschino ed ha cambiato il suo destino. Forse, è la pochette che porta l’uomo, non viceversa, un evento che non è strano in questa nazione che marcia all’incontrario come il regno del pirata Giacomone divenuto gran signore, in una favola di Rodari. Esattamente, come nel paese dei bugiardi della storia, qui si dice una cosa e si significa l’inverso. Ora si scopre, per esempio, che l’Italia aveva imposto il blocco dei voli dalla Cina ma se chiamavi la Farnesina ti spiegavano come aggirarlo. La cialtroneria elevata a metodo di Stato. Siamo dunque il posto degli uomini di sapone, degli uomini di gomma, degli uomini a vento, degli uomini di tabacco e, dulcis in fundo, il paese del nì. E guai a chi li contraddice, è vietato chiamare le cose col loro nome, sono capaci di farti un processo se non sei politicamente corretto.
Leggere per credere.
“…Occupato il paese, Giacomone pensò bene di cambiare il proprio nome in quello di rè Giacomone Primo e di nominare i suoi uomini ammiragli, ciambellani, cortigiani e capi dei pompieri.
Naturalmente Giacomone fece anche una legge che obbligava tutti a chiamarlo Sua Maestà, pena il taglio della lingua. Ma per essere sicuro che a nessuno saltasse mai in testa di dire la verità sul suo conto ordinò ai suoi ministri di riformare il vocabolario.
Bisogna cambiare tutte le parole, spiegò. Per
esempio, la parola pirata significherà gentiluomo. Così quando la gente dirà che io sono un pirata, che cosa dirà, nella nuova lingua? Che io sono un gentiluomo. Per tutte le balene che ci hanno visto andare all’arrembaggio! gridarono i ministri entusiasti. Questa sì che è un’idea di lusso, da mettere in cornice. Chiaro? proseguì Giacomone. Allora avanti: cambiate tutti i nomi delle cose, degli animali e delle persone. Per cominciare, alla mattina invece che <<buongiorno>> bisognerà dire <<buonanotte>>: così i miei fedeli sudditi cominceranno la loro giornata con una bugia.
Naturalmente, al momento di andare a Ietto bisognerà dire <<buongiorno>>.
Magnifico, gridò uno dei ministri. E per dire a
uno «che bella cera, avete>>, si dovrà dire <<guarda che bella faccia da schiaffi!>>.
Fatta la riforma del vocabolario, promulgata la leggeche rendeva obbligatoria la bugia, ne venne fuori una confusione incredibile…”
Se non è l’Italia questa poco ci manca.
GLI UOMINI DI SAPONE
Giovannino Perdigiorno,
viaggiando in carrozzone,
capitò nel paese
degli uomini di sapone.
Gli uomini di sapone
e le loro signore
sono sempre puliti
e mandano buon odore.
Sono bolle di sapone
le loro parole,
escono dalla bocca
e danzano al sole.
Fa le bolle il papà
quando sgrida il bambino,
fa le bolle il professore
mentre spiega il latino.
Nelle case, per le strade,
dappertutto, in ogni momento,
milioni di bolle
volano via col vento.
II vento le fa scoppiare
silenziosamente…
e di tante belle parole
non rimane più niente
GLI UOMINI DI GOMMA
Giovannino Perdigiorno,
viaggiando in cavallo a dondolo,
capitò nel paese
piü elastico del mondo.
Era un paese instabile,
acrobatico, insomma
era giusto il paese
degli uomini di gomma.
Per le strade vedevi
simpatiche persone
che saltavano e rotolavano
anche meglio di un pallone.
Se cadevano si rialzavano
senza una sbucciatura:
di picchiare il capo nel muro
non avevano paura.
Avevano di gomma
le mani, i piedi, il naso,
ma il nostro Giovannino
era poco persuaso…
In testa, che ci avete?
Aria, naturalmente.
E come fate a pensare? Non pensiamo per niente
Ecco, volevo ben dire…
II paese pareva bello,
ma la testa qui serve solo
per tenerci il cappello.
GLI UOMINI A VENTO
Giovannino Perdigiorno,
viaggiando in bastimento,
capitò nel paese
degli uomini a vento.
La gente, a prima vista,
pareva tanto normale:
chicolcappeHo,chisenza,
e niente di speciale.
Ad un tratto però
il vento si Ievò:
quel che vide Giovannino
adesso vi dirò.
Vide la gente voltarsi
come per un comando
e correre con il vento,
correre, fino a quando
il vento cambiò verso,
soffiò in un’aItra direzione
e con lui si voltarono
migliala di persone.
Soltanto Giovannino
controvento camminava:
ma si accorse che un passantecon sospetto lo guardava.
<<Presto, pensò tra sé,
fuggi col vento in poppa:
di gente fatta così
ne ho già veduta anche troppa…>>
GLI UOMINI DI TABACCO
Giovannino Perdigiorno,
viaggiando col suo sacco,
capitò nel paese
degli uomini di tabacco.
Questi uomini in generale
sono fatti cosi:
per naso hanno una pipa
e fumano di Iì.
AI posto dei capelli
hanno tante sigarette
che mandano tutto il giorno
azzurre nuvolette.
Mangiano fumo a pranzo,
mangiano fumo a cena:
|’aria di quel paese
di fumo è sempre piena.
Fumano le montagne
senza essere vulcaniz
nei giardini niente fiori,
solo sigari toscani.
Giovannino tossiva:
Diavolo d’un posto!
Qui c’è soltanto fumoe nemmeno un po’ d’arrosto
IL PAESE DEL <<NI>>
Giovannino Perdigiorno,
viaggiando da qui a Iì,
capitò per combinazione
nel paese del <<ni>>.
In quel paese la gente
era timida un bel po’
e non diceva mai chiaro
né di sì né di no.
Volete il pesce? Ni.
Volete la carne? Ni.
A tutte le domande
rispondevano così.
Ma che razza di indecisi,
Giovannino si stupì.
Volete la pace? Ni.
Volete la guerra? Ni.
Ditemi per lo meno
se vi piace vivere qui…
E quelli abbassano gli occh|
e sospirano: Ni.
Giovannino Perdigiorno
ben presto si stancò:
A questo insulso paeseio dico tre volte no.