Non è più tempo di “Frattinate”
Mi concedo una breve divagazione dagli argomenti centrali e seriosi del prossimo articolo; solo, però, per afferrare meglio e rendere più comprensibile una categoria di pensiero e uno stato d’animo legato ad una precisa linea di condotta ricorrente, nei momenti topici, nel nostro paese.
Avrei potuto coniare altri neologismi:
“Larussate”, ma avrei indotto i lettori ad una interpretazione della situazione nostrana sì decadente, ma tutt’altro che soporifera con l’aggiunta di un riferimento ad un personaggio “parvenu”, ma troppo legato agli ambienti ruspanti paesani e naif da sagra folkloristica;
“Bindolate”, ma farei un torto all’onestà e all’assoluta incapacità di raggiro dell’esponente del PD direttamente proporzionale alla sua scarsa capacità e alla sua ottusità politica;
“Franceschinite”; anche qui, avrei sviato i lettori verso una interpretazione ecumenica, pauperistica e pacifista della situazione; l’esatto contrario di quello che rappresenta, nella pochezza, l’esponente del PD;
“Maronate”, ma farei un torto alla discrezione e alla capacità tattica sin qui dimostrate dal Ministro e secondo big della Lega;
“La Finite”!! Nella doppia interpretazione, la prima intesa come intimazione a smetterla, la seconda come patologia terminale, di solito particolarmente fastidiosa, rappresenta più che una corrente di pensiero reale, dotata di forza propria, un auspicio. Mancano, purtroppo, sia la/le figure politiche in grado di porre in atto la prima e contestualmente la condizione conclusiva di una situazione, purtroppo, ancora destinata a protrarsi e languire per troppo tempo la seconda. Potrebbe essere l’espressione dello stato d’animo personale spazientito del Presidente della Camera, particolarmente propenso a tattiche e scelte suicide nell’immediato, ma suscettibili di gratificazioni future. Caduto, o decaduto, appare evidente. Se cadrà in piedi o nell’ignominia e nell’oblio, dipenderà dal profeta e giudice di Washington, certamente per scelte opportunistiche, non per un senso di riconoscenza, sentimento del tutto assente negli umanitaristi e, quindi, un sentimento del tutto sconosciuto al paladino della pace e dei diritti americano, almeno così come lo hanno eletto i sinistri nostrani. In questo, nel suo destino, paradossalmente, Gianfri appare accomunato al suo ex mentore ed attuale acerrimo nemico Silvio.
Il termine “Frattinata” mi pare, invece, particolarmente adatto a descrivere quella particolare propensione alla resa e al sostegno gratuiti al potente di turno o di lunga data con repentini e ingiustificati voltafaccia amorali, una qualità, quest’ultima, del tutto secondaria in politica e diplomazia, ma che di solito comportano la salvezza o la gratificazione servile di un gruppo dirigente e l’affossamento e la decadenza del paese che rappresentano. Ma se Badoglio e la Casa Reale fecero tutto con la segretezza e la schiena curva di chi è consapevole del fallimento e del peso della vergogna, la “Frattinata” esprime la stessa propensione, ma con una espressione diversa: uno stato d’animo giulivo, tipico di uno scavezzacollo che si è concesso qualche trasgressione nelle incursioni in lande esterne ma pronto a rientrare con allegra non “chalance” nei ranghi e a infierire in prima fila allegramente sia sui suoi ancora amici, visto che formalmente gli antichi sodalizi risultano in corso, sia, con implacabile coerenza e leggerezza, su se stessi. Tanta implacabile masochistica coerenza porterà, nella vicenda libica, vera e propria apoteosi e crepuscolo dell’approccio del nostro Ministro degli Esteri sempre più evanescente e in ombra, all’epilogo beffardo: i registi dell’impresa (Obama, Cameron, Sarkozy) impegnati a contendersi tra loro e trattare sulle risorse ed i contratti già destinati al nostro paese dall’amico del nostro giulivo, nemico loro, particolarmente indispettito, però, del tradimento dell’amico Silvio e della leggerezza del vicario Frattini, nonché concentrati sull’esproprio banditesco e cialtrone dei fondi esteri del paese sovrano; il servo sciocco impegnato a sostenere ad oltranza gli scherani in declino e cialtroni di Bengasi e meritarsi, così, la leadership del prossimo intervento umanitario e le pacche riconoscenti sulle spalle: l’accoglienza in esilio dorato, nel proprio paese, dei cialtroni, predatori, tagliagole e ladroni del Consiglio di Bengasi.
Un tratto comune caratterizza la badoglieide e la frattinata: la presenza determinante di un Savoia.
Spero che il prossimo esempio di solidarietà internazionale che, certamente, servirà a rinsaldare anche la solidarietà nazionale e la buona coscienza dei paladini dei diritti sia solo una mia ipotesi fantasiosa.
Spesso, però, la realtà supera la fantasia, così come la pena subentra all’ironia.
Anche nel nostro ceto politico più disastrato si sta facendo strada l’inquietudine della consapevolezza di prossime scelte politiche irreversibili e difficilmente gestibili e il sorriso leggero si sta spegnendo, tranne che per i giulivi ad oltranza.
Le loro fila, però, si stanno sempre più assottigliando.
John che ride di gusto perchè prende schiaffi da Jò perchè Jò lo ha scambiato per Robert ha troppi lividi; la risata si sta trasformando in un ghigno agonico, ma le botte certamente continueranno;al posto dei rapaci arriveranno i mangiatori di carogne .
A meno di un qualche sussulto; anche i generali, i militari veri, più fedeli all’alleanza hanno fatto più volte notare, al proprio ceto politico che una cosa è l’alleanza una cosa è accontentarsi semplicemente delle pacche sulle spalle.